L'economia verde, da sempre baluardo della sinistra, ora è buona anche per la destra? A sentire il ministro Andrea Ronchi, sembrerebbe proprio di sì
“..il culatello è di destra, la mortadella è di sinistra, se la cioccolata svizzera è di destra, la Nutella è ancora di sinistra. […] Il pensiero liberale è di destra, ora è buono anche per la sinistra“…così cantava Giorgio Gaber un po’ di anni fa…e la Green Economy? L’economia verde, da sempre baluardo della sinistra, ora è buona anche per la destra?
Sembrerebbe proprio di sì, stando alle dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dal ministro per le politiche europee all’apertura del convegno organizzato dalla Fondazione Farefuturo (di destra) sulla “Gestione e recupero dei rifiuti come green business“. Qui Andrea Ronchi ha espressamente indicato la green economy come il futuro del mondo, non la fine, ma “l’inizio del rinnovamento dell’industria“. E lui, che è uno dei fondatori di Alleanza Nazionale, è di destra.
Della stessa opinione è anche la Cgil che nel documento “Per uscire dalla crisi e guardare al futuro serve una politica industriale” presentato oggi a Roma, vede nell’economia verde “una strategia che deve attraversare tutti i settori di produzione, orientando i processi produttivi e condizionando i prodotti“. E la Cgil è un sindacato di sinistra.
La green economy è salita alla ribalta delle cronache con la salita di Obama al potere. E Obama è di sinistra. Prima dell’ascesa del Presidente degli Stati Uniti, però, non è che non si parlasse di energie rinnovabili, green jobs o emissioni di carbonio. Se ne parlava, ma in Italia erano per lo più le associazioni ambientaliste o le stesse aziende maggiormente orientate al risparmio e all’efficienza energetica, a farlo. Oggi, invece quest’espressione pare essere proprio sulla bocca di tutti, quelli di destra e quelli di sinistra: la green economy è diventata, a prescindere dallo schieramento politico, la ricetta per superare la crisi, la panacea a tutti i mali economici presenti e futuri.
Sarà forse per via dell’espressione importata da oltreoceano, così mediatica, così d’appeal, niente a che vedere con la nostra “economia verde” che Pecoraro Scanio e company (di sinistra) tentavano di portare all’attenzione della politica italiana. Ci serviva un termine in grado di fare effetto, un termine che soppiantasse altri termini in voga e permettesse di cominciare i discorsi di apertura così: ”È finita l’era della ‘new economy’, siamo ufficialmente entrati nell’era della ‘green economy”.
E di questo noi non possiamo che essere felici, perché crediamo veramente che il business verde possa creare milioni di posti di lavoro, come promesso anche da Walter Veltroni (di sinistra) subito dopo la vittoria di Obama. Vogliamo davvero cercare di fermare il riscaldamento globale con azioni rapide come dichiarato da Gianfranco Fini (di destra) lo scorso maggio al convegno organizzato a Montecitorio dal Centro per il Futuro sostenibile di Francesco Rutelli (di sinistra). Pensiamo sul serio che investire nelle energie rinnovabili rappresenti l’unica possibilità di svincolarsi dalla dipendenza energetica dal petrolio e dal carbonio delle fonti fossili. E vorremmo tanto credere alle parole del ministro Ronchi quando dice che “puntare sulla green economy è un imperativo condiviso a tutti i livelli, è un dato di fatto non un argomento su cui scontrarsi, non e’ un elemento del programma della destra o della sinistra, è una priorità di tutti“.
Una priorità, però, che vorremmo davvero si trasformi in azioni concrete, perché sia che arrivino dalla destra o che arrivino dalla sinistra, la speranza è che non rimangano vaghi concetti incastrati in due belle parole.
E intanto, in questa via tutta italiana alla green economy, è stata stabilita la data in cui entrerà in funzione la prima centrale nucleare: il 2020, la stessa fissata dalla UE come limite per la riduzione delle emissioni. Chissà se per quell’anno le due belle parole portate dal vento di Obama saranno ancora le preferite sia della destra che della sinistra.