Dal tavolo tecnico che si è riunito venerdì scorso per discutere degli incentivi sul fotovoltaico e, in generale, del comparto delle rinnovabili dopo l'approvazione del Decreto Romani, è stato garantito che arriverà entro pochissimi giorni il provvedimento che darà “certezza, equilibrio, equità e futuro alle rinnovabili italiane”.
Dal tavolo tecnico che si è riunito venerdì scorso per discutere degli incentivi sul fotovoltaico e, in generale, del comparto delle rinnovabili dopo l’approvazione del Decreto Romani, è stato garantito che arriverà entro pochissimi giorni il provvedimento che darà “certezza, equilibrio, equità e futuro alle rinnovabili italiane”.
Nei prossimi giorni, assicura il Governo, verranno istituiti alcuni tavoli tecnici al fine di “trovare soluzioni condivise” e andare incontro alle richieste che in questi ultimi giorni erano state avanzate dall’intero comparto. Con molta probabilità, dunque, verrà trasformata in decreto la mozione sulle rinnovabili approvata mercoledì scorso dalla Camera finalizzata a definire il nuovo sistema di incentivi, il cosiddetto Quarto conto energia e sbloccare, così il settore.
Nonostante questo però, il Decreto Romani sulle energie rinnovabili fa ancora discutere. Anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pur impegnato in questi giorni per i festeggiamenti dei 150 anni dell’ Unità d’Italia, non ha mancato di richiamare l’attenzione del Governo su eventuali correttivi al decreto, anche dopo la sua entrata in vigore. Napolitano, tramite lettera, ha informato della sua opinione anche le principali associazioni di categoria del settore delle rinnovabili, in questi giorni molto allarmate ed impegne a far sentie la propria voce. Infatti, nonostante gli incontri dei giorni precedenti tra esponenti del Governo e rappresentanti delle categorie produttive, ed in seguito alle proteste (culminate con la manifestazione del Teatro Quirino a Roma) da parte delle associazioni ambientaliste, il Ministro Romani aveva confermato che al Decreto non ci sarebbero stati ulteriori cambiamenti (il primo è stato togliere la soglia degli 8GW al raggiungimento della quale gli incentivi sarebbero cessati): il terzo conto energia finirà, dunque, il 31 Maggio 2011 e, dal primo di Giugno, saranno in vigore le nuove tariffe incentivanti per il fotovoltaico da definire, aveva promosso Romani, in un massimo di venti giorni, tuttavia senza prevedere un periodo transitorio tra vecchio e nuvo conto energia, come richiesto da molte associazioni ed azienda, ma anche dalle banche.
Filippo Levati, direttore generale di MX Group, ha detto: ”Il recente decreto sul tema dell’incentivazione delle rinnovabili e’ stato per contenuti e forma un fatto estremamente negativo per il Paese. Restiamo fiduciosi che il dibattito di questi giorni possa portare a una revisione più equilibrata dei contenuti. Auspichiamo che questa possa essere l’occasione per ridisegnare un modello, a nostro avviso troppo sbilanciato sulla mera adozione del fotovoltaico nelle sue declinazioni, più che alla creazione di una vera filiera industriale – ha continuato Levati -. Questo comporta gravi limitazioni rispetto al potenziale inespresso dell’industria italiana e dell’eccellenza delle nostre competenze tecnico-scientifiche e produttive, con il rischio di limitare i vantaggi dell’incentivo nel breve periodo”.
Dichiarazioni molto negative, dunque, indicative del quadro generale e del pensiero di molti operatori del settore, tanto che anche il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è dovuto affrettare a rassicurare tutti, garantendo il mentenimento degli investimenti in corso già programmati. E fortunatamente mercoledì scorso è sta approvata una mozione parlamentare bipartisan volta alla salvaguardia degli investimenti nel settore delle rinnovabili, tutelando in paticolare le piccole e medie industrie del comparto, le piùpenalizzate dalla situazione, che avevano chiesto un nuovo tavolo di confronto con il Governo, richiedendo ancora una volta la salvaguadia degli investimenti avviati ed un periodo transitorio per il passaggio ai nuovi incentivi, chiudendo allo stesso tempo la fase di stallo e passando quanto prima al nuovo, il quarto, conto energia.
In seguito alla aprovazione della mozione sulle Rinnovabili, Il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo , rallegrandosi per l’unità di intenti espressa dalla Camera e pe lo stimolo che rapresenta alla politica energtica, ha assicurato che l’esecutivo definirà «entro breve tempo un sistema di promozione delle energie rinnovabili che sia equo, in linea con gli standard europei e capace di sostenere adeguatamente un settore in grande espansione, capace di dare risposte importanti al Paese sia sotto il profilo energetico che sotto il profilo occupazionale». Il tutto, ha assicurato la Prestigiacomo, in linea con gli impegni di riduzione delle emissioni assunti a livello europeo.
Tuttavia Asso Energie Future ha diffuso una nota con la quale ha fatto notare come, a differenza di altri Paesi, mentre il mondo riflette sui pericoli del nucleare in seguito alla tragedia giapponese, l’Italia, al contrario, chiuda ” i rubinetti” proprio alle fonti rinnovabili. «La volontà del governo è quella di chiudere il fotovoltaico» – denuncia Asso Energie Future, senza troppi giri di parole.
Il Ministro Pestigiacomo, di nuovo interventa sul punto dopo l’incontro tecnico di venerdì, a cui hanno partecipato anche i Ministri Romani e Galan ed alcuni rappresentanti del mondo associativo e istituzionale delle energie rinnovabili, ha espresso un opinioe completamente diversa, come era lecito attendersi: “Il Governo sulle rinnovabili punta non solo a sostenere lo sviluppo del settorema anche ad assicurare gli investimenti in corso. Con la riunione di oggi è stata imboccata una strada virtuosa che, siamo convinti, porterà alla definizione di un decreto capace di recepire le istanze del settore. Nei prossimi giorni i tavoli tecnici approfondiranno le tematiche specifiche con l’obiettivo di trovare soluzioni condivise. Sono convinta che in pochissimi giorni produrremo un provvedimento che darà certezza, equilibrio, equità e futuro alle rinnovabili italiane”.
Confindustria ANIE/GIFI, che ha partecipato all’incontro, ritiene che si sia trattato di un importante momento di confronto tra le parti. Lavorando ancora insieme, Confindustria ANIE ritiene che si possa arrivare a breve ad una soluzione condivisa che risolverà il problema del regime transitorio per dare certezza anche agli nvestimenti in corso. La soluzione condivisa porterà poi ad un sistema incentivante che leghi il valore delle tariffe al volume delle installazioni garantendo allo stesso tempo il contenimento dei costi e lo sviluppo del settore.
Pur con accenti e conclusioni diverse, tuttavia certezza e celerità sono richieste anche da Greenpeace, per far ripartire un settore in stallo ormai da settimane, a seguito della approvazione di quello che è definito, lo “sciagurato decreto ammazza rinnovabili”.
“I ministri Romani, Prestigiacomo e Galan non possono perdere un istante di più – afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace -. Mercoledì è stata approvata all’unanimità, alla Camera, una mozione che impegna il Governo a smentire il contenuto del decreto, con cui si voleva mettere in ginocchio il settore delle rinnovabili, che vale l’1% del PIL nazionale, e aprire la porta al nucleare in Italia. Non esistono motivazioni valide per non accogliere immediatamente quella mozione e tradurla in decreto”.
“Il governo – prosegue Onufrio – vuole creare un clima per far scappare imprese e investimenti dal settore delle rinnovabili, che invece va sostenuto sia per ragioni ambientali, che occupazionali e di sicurezza energetica”.
Greenpeace ricorda, infine, come i tagli previsti da Romani, nominalmente per ridurre gli oneri in bolletta ai consumatori (2,7 miliardi di euro), non compensano:
- il mancato gettito fiscale che verrà dalla depressione della produzione di energia rinnovabile (che oggi vale più dell’1% del PIL nazionale, quasi 14 miliardi di euro): un valore potenzialmente pari a 6 miliardi;
- le sanzioni comunitarie in cui rischia di incorrere il nostro paese, nel 2020, per la mancata riduzione delle emissioni e per il mancato raggiungimento degli obiettivi sulle rinnovabili: 4,8 miliardi di euro;
- i costi della cassa integrazione cui andranno incontro migliaia di lavoratori : già stimabili in 7 milioni al mese, a partire dai prossimi giorni;
- le spese sanitarie per il peggioramento del clima che verrà dall’incremento di produzione d’energia da fonti fossili.
Andrea Marchetti
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