Sostituendo le fonti fossili con efficienza energetica ed energie rinnovabili e investendo in un futuro più verde si potrebbero creare otto milioni e mezzo di posti di lavoro entro il 2030. E' quanto ribadito dall'edizione 2010 dello studio Energy [R]evolution presentato ieri da Greenpeace e dall’EREC (European Renewable Energy Council).
Sostituendo le fonti fossili con efficienza energetica ed energie rinnovabili e investendo in un futuro più verde si potrebbero creare otto milioni e mezzo di posti di lavoro entro il 2030. È quanto ribadito dall’edizione 2010 dello studio Energy [R]evolution presentato ieri da Greenpeace e dall’EREC (European Renewable Energy Council).
Si tratta di un programma che spiega in maniera dettagliata e pragmatica come garantire la crescita economica, la salvaguardia dell’ambiente e diminuire la dipendenza dai carburanti fossili investendo sui cosiddetti green jobs.
«Il nostro scenario di Rivoluzione Energetica mostra come si possono eliminare i costi imprevedibili dei combustibili fossili – spiega Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace – comprese le distruzioni ambientali legate all’estrazione mineraria e alla esplorazione petrolifera cui sono associati rischi come l’ultima catastrofe causata da BP nel Golfo del Messico»
Ed effettivamente Energy [R]evolution spiega come diventerebbe possibile creare entro il 2030 dodici milioni di posti di lavoro di cui, appunto otto milioni e mezzo nel settore delle rinnovabili che ad oggi impiega soltanto 2,4 milioni e come il mercato globale per le tecnologie rinnovabili potrebbe passare dagli attuali 100 miliardi di dollari l’anno a oltre 600 miliardi.
Per far ciò e rendere attuabile il programma è necessario creare un sistema in cui “i costi degli investimenti nel settore siano condivisi in modo equo” a partire dalle quote nazionali di obbligazioni globali di gas serra attraverso il meccanismo del “Greenhouse Development Rights”, un indicatore che calcola la combinazione di responsabilità e capacità finanziaria di ogni singolo Stato.
«Il rapporto Energy [R]evolution 2010 – spiega Onufrio – delinea i percorsi possibili per raggiungere il 100 per cento di energie rinnovabili. Non ci sono ostacoli tecnologici, mentre sono evidenti i vantaggi dal punto di vista ambientale e dei posti di lavoro. Gli ostacoli sono invece di tipo politico. Anche in Italia assistiamo al tentativo miope del governo di bloccare – nella proposta della legge Finanziaria – quegli strumenti e incentivi che hanno permesso solo negli ultimissimi anni il decollo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese. Chiediamo al governo di rinsavire cancellando la norma che elimina il ritiro obbligatorio dei certificati verdi e di rifinanziare gli incentivi fiscali del 55% su efficienza e rinnovabili nell’edilizia».
Secondo il rapporto dell’associazione nel caso in cui il fabbisogno energetico comincerà a basarsi esclusivamente su fonti pulite, il 2015 sarebbe la data in cui le emissioni globali di CO2 raggiungerebbero il picco per poi continuare a scendere. In questo modo entro il 2050, circa il 95% dell’elettricità potrebbe essere prodotta esclusivamente da fonti rinnovabili.