Green economy: le migliori e le peggiori regioni italiane

Green economy, anche l'Italia sembra aver finalmente capito che il rilancio dell'economia e il superamento della crisi passano per l'economia verde e le iniziative a tutela dell'ambiente. È il Trentino Alto Adige a dare l'esempio, conquistando il primato di regione più green d'Italia, secondo l’Indice di Green Economy di Fondazione Impresa

Green economy, anche l’Italia sembra aver finalmente capito che il rilancio dell’economia e il superamento della crisi passano per l’economia verde e le iniziative a tutela dell’ambiente. È il Trentino Alto Adige a dare l’esempio, conquistando il primato di regione più green d’Italia, secondo l‘Indice di Green Economy di Fondazione Impresa.

Un’Italia che ci crede, da Nord a Sud, per una volta senza grosse distinzioni legate alla latitudine. Ed è così che nei primi 10 posti della classifica si trovano 4 regioni del Nord (Trentino Alto Adige 1°, Valle d’Aosta 3°, Veneto 9° ed Emilia Romagna 10°) 3 del Centro (Marche 2°, Toscana 5° e Umbria 7°) e 3 del Mezzogiorno (l’Abruzzo è 4° ad un passo dal podio della Green Economy, la Basilicata è al 6° posto e la Calabria all’8°).

L’indice di Green Economy permette di stilare una classifica”delle regioni italiane combinando 21 indicatori di performance riguardanti i principali settori interessati dalla green economy: energia, imprese/edilizia/prodotti, agricoltura, turismo, trasporti/mobilità e rifiuti.

Il primato spetta dunque al Trentino, che ha avuto il rendimento migliore nella maggioranza degli indicatori green. In più di un terzo degli indicatori (8 su 21) è sempre stato nelle prime 3 posizioni e solamente in 4 indicatori su 21 la regione è scesa sotto metà classifica (11° posto o peggiore).

Il merito riguarda soprattutto il fatto di essere stato il leader assoluto nelle detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazioni energetica (51,5 ogni 1.000 abitanti, più del doppio della media italiana che si “ferma” a 24,1) e per qualità ambientale dei prodotti (56,1 licenze ecolabel ogni 100 mila imprese vs il 6,0 del caso Italia).

Al secondo posto si sono piazzate le Marche, che hanno vantato due leadership assolute: la potenza solare-fotovoltaica in conto energia installata più elevata d’Italia (654,8 Kw ogni mille abitanti) e il più elevato numero di punti vendita di prodotti biologici (16,0 ogni 100 mila abitanti). Ottimi posizionamenti anche nella qualità ambientale dei prodotti (4° per licenze ecolabel), raccolta differenziata (4° posto, nel 2013 ha superato il 55%) e alloggi-agrituristici (5°).

Al terzo posto c’è la Valle d’Aosta con un terzo degli indicatori (7 su 21) e ben 4 primi posti assoluti: energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, carbon intensity, qualità ambientale delle organizzazioni/imprese e più bassa percentuale di famiglie che dichiarano sporcizia nelle strade (12,1% vs 28,6% della media italiana).

Ecco la mappa dell’indice di Green Economy nelle regioni italiane:

indicemappa

Ma le vere rivelazioni del 2014 sono state le regioni del Centro-Sud, soprattutto Abruzzo, Calabria e Basilicata. L’Abruzzo si è piazzato al 4° posto (tra le performance migliori si registra il 2° posto per dotazione di parcheggi e tre quarti posti: carbon intensity, alloggi agri-turistici e quota di rifiuti smaltiti in discarica). La sesta posizione è andata invece alla Basilicata con 6 indicatori su 21 in cui risulta ai primi tre posti. All’8° posto la Calabria che dal punto di vista della Green Economy, in 5 indicatori su 21 ha ottenuto il podio risultando leader del biologico: 1° per operatori nel biologico (361,9 ogni 100 mila abitanti vs 86,2 dell’Italia) e ancora top score per % di superficie agricola coltivata in modo biologico (25,2% vs 10,2% della media italiana). Da intensificare gli sforzi sul tema dei rifiuti.

Ecco la classifica completa:

indicege2014

Nella lista nera del 2014 invece sono finiti il Lazio e la Sicilia che si sono piazzate rispettivamente al 19° e 20° posto. Rispetto ai 21 indicatori della green economy 2014, per ben 15 volte il Lazio è nelle parti basse della classifica (11° posto o peggiore) e ci sono podi al negativo addirittura per 4 indicatori: risulta terzultimo per punti di vendita bio (4,2 ogni 100 mila abitanti vs 7,2 del caso Italia) e dotazioni di parcheggio (7,7 ogni 1.000 auto vs 18,7 della media italiana), penultimo per energia elettrica da fonti rinnovabili (meno del 19%) e ultimo per maggiore numero di famiglie che dichiarano la presenza di sporcizia nelle strade (quasi la metà, pari al 45,9%). Per il Lazio degni di nota solo il secondo posto per utilizzo dei mezzi pubblici e il terzo posto per superficie agricola coltivata biologicamente.

E infine la Sicilia, che ha ottenuto purtroppo l’ultimo posto in 3 indicatori: risparmio energetico certificato (138,7 tep per 1.000 abitanti), qualità ambientale delle organizzazioni (appena 206,0 siti certificati ISO 14001 ogni 100 mila imprese) e raccolta differenziata con appena il 13,4%. Al penultimo posto anche per punti di vendita bio, densità di piste ciclabili, dotazione di parcheggi e rifiuti smaltiti in discarica. Al terzultimo per energia elettrica da fonti rinnovabili, carbon intensity e detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici. Ma la regione, nonostante le sue difficoltà ad intraprendere la strada della green economy, vanta comunque dei primati di nicchia: la Sicilia è specializzata nell’agricoltura biologica (2° posto per superficie agricola coltivata biologicamente, 2° posto per allevamenti biologici, 3° posto per operatori nel biologico) e presenta un buon risultato in relazione alle merci in uscita e in entrata su strada (2° posto).

Per la ricerca completa, clicca qui

Francesca Mancuso

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