L'innovativo metodo sviluppato dall'ETH di Zurigo per il recupero sostenibile dell'oro da dispositivi elettronici dismessi, utilizzando il siero di latte: una soluzione ecocompatibile e economicamente vantaggiosa
I RAEE sono da sempre considerati una miniera di metalli preziosi da recuperare, ma ora gli scienziati, moderni re mida, hanno trovato il modo di trasformare i rifiuti elettronici di oggi nei tesori di domani. Un team di ricercatori svizzeri dell’ETH di Zurigo ha trasformato questa visione in realtà, scoprendo un metodo rivoluzionario che non solo promette di ridurre l’impatto ambientale di questi scarti, ma apre anche le porte a un nuovo orizzonte di economia circolare. La loro tecnica sfrutta un ingrediente sorprendente, proveniente da un luogo altrettanto inaspettato: l’industria casearia. Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Advanced Materials, dimostra come, a partire da 20 vecchie schede madri, sia stato possibile ottenere una pepita d’oro di 450 milligrammi, con una purezza del 91% (equivalente a oro 22 carati) e il restante 9% in rame, avente un valore di mercato di circa 33 dollari.
La procedura si basa sull’uso di spugne create da fibrille proteiche ricavate dal siero del latte, un residuo abituale della produzione casearia. La trasformazione delle proteine in un gel di nanofibrille avviene tramite denaturazione in ambienti acidi e a temperature elevate. Questo gel viene poi seccato per produrre le spugne. In seguito, le componenti metalliche dei dispositivi elettronici vengono sciolte formando una soluzione ionizzata, nella quale le spugne vengono immerse per catturare gli ioni d’oro. Riscaldando le spugne, l’oro viene recuperato in forma di scaglie, che possono essere fuse per creare la pepita finale.
Il rapporto energetico del processo è altamente efficiente: l’energia impiegata rappresenta solo un cinquantesimo del valore dell’oro ottenuto, suggerendo un ritorno economico di 50 dollari per ogni dollaro investito, se il metodo fosse adottato su larga scala. Raffaele Mezzenga, co-autore dello studio e professore all’ETH, ha commentato l’approccio sostenibile della tecnica, evidenziando l’uso di sottoprodotti alimentari per il recupero di oro dai rifiuti elettronici.
Verso la commercializzazione
L’Organizzazione Mondiale della Sanità mette in guardia sul fatto che i rifiuti elettronici rappresentano la categoria di rifiuti solidi in più rapida espansione. Se non trattati adeguatamente, possono rilasciare sostanze tossiche nocive per l’ambiente e per la salute umana. Pertanto, l’approccio sviluppato dall’ETH di Zurigo non solo ha il potenziale per trasformare il settore del recupero dei metalli preziosi ma sottolinea anche l’importanza di innovazioni sostenibili nel trattamento dei rifiuti elettronici.
Proprio per questo, il team sta attualmente esplorando vari modi per perfezionare ulteriormente il metodo e renderlo idoneo per applicazioni commerciali, valutando anche l’uso di altri sottoprodotti proteici per potenziali miglioramenti nel recupero dell’oro. Questa innovazione non solo propone una soluzione sostenibile al problema del crescente accumulo di rifiuti elettronici, ma offre anche un modello economicamente vantaggioso per il recupero di metalli preziosi, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo il riciclo.
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Fonte: Advanced Materials
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