L'inchiesta sulle presunte pratiche commerciali sleali da parte dei produttori cinesi di moduli è stata avviata dall'Ue. A chiedere l'aiuto delle autorità comunitarie, lo scorso luglio, era stata l'associazione Eu ProSun. Ma non tutti sono d'accordo
Fotovoltaico e proibizionismo. Mentre gli USA continuano con i dazi sui prodotti cinesi, in Europa il dibattito arriva in Commissione Europea. L’inchiesta sulle presunte pratiche commerciali sleali da parte dei produttori cinesi di moduli è stata avviata dall’Ue. A chiedere l’aiuto delle autorità comunitarie, lo scorso luglio, era stata l’associazione Eu ProSun, che aveva raccolto le perplessità di un gran numero di aziende europee, 20 compagnie che rappresentano la maggioranza della produzione industriale solare dell’Ue.
L’accusa? La Cina, secondo l’associazione, non solo starebbe palesemente esportando sottocosto prodotti solari economici nel territorio dell’Ue, ma il governo avrebbe anche ammesso prontamente di sovvenzionare i suoi produttori solari per le esportazioni. Motivi, questi, che avrebbero spinto l’Ue a puntare la sua lente d’ingradimento sulla vicenda.
Milan Nitzschke, Presidente di EU ProSun, ha accolto con favore la decisione dell’Ue di recepire le proteste dei produttori europei di moduli fotovoltaici: “La Commissione Europea ha compiuto oggi un grande passo verso la salvaguardia del settore delle tecnologie sostenibili e di una base produttiva più ampia in Europa. Le compagnie cinesi stanno esportando prodotti solari sottocosto in Europa, con un margine di dumping compreso tra il 60% e l’80% che le porta a registrare perdite importanti pur senza finire in bancarotta perché finanziate dallo Stato. Queste pratiche sleali di concorrenza hanno condotto più di 20 importanti produttori europei di energia solare al fallimento nel corso del 2012” accusa.
“Se la Cina è in grado di portare alla scomparsa l’industria fotovoltaica europea dove la manodopera incide per circa il 10% dei costi di produzione, allora è ipotizzabile pensare che quasi tutti i settori manifatturieri europei siano a rischio” continua Nitzschke. “EU ProSun invita la Commissione Europea a imporre dazi antidumping per riportare il prima possibile a livelli di uguaglianza la concorrenza con la Cina. Se l’Unione Europea agisce rapidamente, abbiamo una probabilità di mantenere una base di produzione solare sostenibile in Europa a vantaggio dei posti di lavoro, della crescita, dell’innovazione e del pianeta“.
Sulla questione si era espresso ieri anche il Presidente del Comitato Ifi, Alessandro Cremonesi, che dalla manifestazione ZeroEmission 2012, aveva parlato di “un mercato in condizioni di turbativa“. Secondo il Comitato Ifi, che raccoglie oltre l’80% dei produttori italiani di celle e moduli fotovoltaici, è l’opportunità per conoscere la realtà dei fatti: “Nel 2011 il mercato delle installazioni fotovoltaiche in Italia ha primeggiato a livello globale con oltre 9 GW di potenza generata. Di questi solo 500 Mw sono stati originati dall’industria italiana che si è trovata paradossalmente a operare sotto il 50% della propria capacità produttiva, con aziende che si sono trovate nella condizione di dichiarare lo stato di insolvenza, fermare le attività e chiamare la cassa integrazione. Tutto questo per non essere riusciti a competere sul mercato rispetto ad un prezzo di dumping praticato dalle aziende cinesi. Se le responsabilità saranno appurate, come confidiamo, sarà necessario ricorrere a meccanismi che riportino in equilibrio il mercato“.
Ma non tutti sarebbero favorevoli all’avvio di una sorta di protezionismo da parte dell’Ue, con i dazi antidumping, per tutelare la produzione dei paesi membri. Canadian Solar (uno dei principali produttori al mondo di moduli solari con siti produttivi in Canada e Cina) ha fatto sapere che la denuncia sulle esportazioni sottocosto presentata alla Commissione Europea è infondata: “Non esportiamo sottocosto. Quale società con una presenza globale, continueremo a dimostrare la nostra aderenza alle pratiche commerciali internazionali. Inoltre, in quanto azienda quotata sul listino NASDAQ, siamo totalmente trasparenti nei confronti dei costi di produzione e del costo di capitale”, dichiara Gregory E. Spanoudakis, Presidente delle Operazioni Europee di Canadian Solar. “Ci auguriamo che la Commissione Europea riconosca che le misure protezionistiche non rappresentano né l’interesse dell’industria solare europea, né quello dell’Unione Europea stessa. La maggior parte delle aziende che opera in questo mercato ne uscirebbe sconfitta a causa di un’iniziativa guidata solo da pochi che perseguono interessi individuali“, aggiunge Spanoudakis.
È dello stesso avviso anche l’Alleanza per un’Energia Solare Accessibile (AFASE), secondo cui una guerra commerciale metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro nell’industria europea del solare. “Il libero scambio è stato uno dei fattori che ha consentito all’industria fotovoltaica europea di svilupparsi rapidamente. In un momento in cui i governi europei stanno riducendo gli incentivi per l’energia solare, eventuali barriere commerciali potrebbero far aumentare i costi e danneggiare irrimediabilmente la competitività di questa fonte di energia” ha spiegato Thorsten Preugschas, CEO dell’azienda tedesca Soventix ed affiliato ad AFASE. “Di conseguenza, chiediamo alla Commissione Europea di considerare i gravi danni che eventuali dazi causerebbero all’intera industria europea del solare“.
I cinesi, chiamati in causa, si difendono: “Collaboreremo da vicino con la Commissione Europea al fine di dimostrare che le condizioni per l’imposizione di tariffe punitive non sono soddisfacenti. Al di là di affermazioni fuorvianti, rimaniamo concentrati su una produzione competitiva, su prodotti di alta qualità frutto dei nostri investimenti in ricerca e sviluppo” ha detto Mr. Liansheng Miao, CEO di Yingli Green Energy.
“L’industria del solare si basa su una catena del valore globale e complessa, e sarebbe quindi influenzata in maniera sostanziale e negativa dalle misure protezionistiche. Non ci sarebbero vincitori ma piuttosto danni incommensurabili e la perdita del nostro obiettivo fondamentale di rendere il solare una fonte di energia vantaggiosa e a accessibile tutti. In aggiunta, tali azioni farebbero ritardare in modo significativo la nascita di un mercato sostenibile dell’energia solare senza il sostegno del governo”, ha detto Darren Thompson, Managing Director, Yingli Green Energy Europe GmbH.
Chi la spunterà?
Francesca Mancuso