Fast fashion: sai quanti rifiuti tessili ci sono nella regione mediterranea? (Ora questo nuovo progetto europeo vuole ridurli sempre di più)

Secondo gli ultimi dati dell’Unione europea, quasi 13milioni di tonnellate di rifiuti tessili all’anno sono prodotti in Europa. Di questi 5,2 milioni, pari a 12 kg per persona, provengono soltanto da abbigliamento e calzature. Parte VERDEinMED, il progetto europeo che mira a ridurre i rifiuti tessili nell’area del Mediterraneo

Oramai, parlando soprattutto di fast fashion, siamo costretti a ripeterlo ogni giorno: l’industria del tessile consuma grandi quantità di acqua ed è il secondo settore più inquinante dopo l’industria dei combustibili fossili.

Si pensi che solo qui in Europa siamo capaci di creare ben 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili ogni anno, di cui solo il 22% viene raccolto per il riutilizzo o il riciclo.

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Per sensibilizzare i consumatori e promuovere le imprese sociali come attori responsabili della transizione verso un’economia più sostenibile e circolare per i prodotti tessili nella regione mediterranea, nasce il progetto europeo VERDEinMED, “PreVEnting and ReDucing the tExtiles waste mountain in the MED area” (cofinanziato con quasi 3 milioni di euro dal programma Interreg Euro-MED dell’Ue), che riunisce 10 partner di 7 Paesi differenti e 15 entità associate tra centri di ricerca, aziende, organizzazioni non governative, pubbliche amministrazioni, cluster e cooperative).

Quando si parla di rifiuti tessili, oltre ai prodotti legati all’abbigliamento e alle calzature che tutti percepiamo, ci si riferisce anche ai tessili per la casa, ai tessili tecnici (corde o reti) e in generale ai rifiuti post-industriali, come fibre e ritagli, spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente.

Lo scenario

Nel 2019 i rifiuti solo di abbigliamento e calzature sono stati pari a 5,2 milioni di tonnellate, equivalenti a 12 chilogrammi per persona all’anno nell’Unione Europea. A fronte di queste quantità, solo il 22% dei rifiuti tessili post-consumo, che rappresentano l’87% dei rifiuti tessili, viene raccolto separatamente per essere riutilizzato o riciclato, mentre il resto viene incenerito o messo in discarica.

Soltanto in Italia nel 2022 sono state raccolte in modo differenziato 160mila tonnellate di abiti: circa 500 milioni di vestiti, in parte riusabili, in parte riciclabili, in parte da smaltire.

Il consumo di prodotti tessili in Europa si trova al quarto posto per l’impatto sull’ambiente e sui cambiamenti climatici. Lungo tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione fino al fine vita, si stima che la produzione tessile sia responsabile del 20%o dell’inquinamento globale dell’acqua potabile a causa dei processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari.

Per questo motivo – sottolinea Minutolo – è partendo dai processi, più che dai prodotti o dal tipo di materiale, e dall’uso che si fa di tali prodotti, che si può uscire da un circolo vizioso che può diventare un circolo virtuoso e sostenibile per un settore strategico e importante per l’industria ed il made in Italy.

VERDEinMED dedicherà i suoi sforzi all’industria tessile, supportando l’adozione di processi e tecnologie incentrati sull’economia circolare. In linea con la direttiva quadro sui rifiuti, che impone la raccolta differenziata dei prodotti tessili entro il 2025, e con la strategia dell’UE per i tessuti sostenibili e circolari, il progetto mira a creare un modello innovativo di modelli di produzione e consumo.

Modificare, riparare, scambiare, vendere o donare sono alternative valide e possibili. Sicuramente un cambio di passo e un consumo più critico risulta necessario come prima azione per prevenire i rifiuti, ma soprattutto, dare una seconda vita ai prodotti tessili e all’abbigliamento preferendo acquisti di seconda mano, è un comportamento virtuoso e di responsabilità nei confronti dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori quasi quanto la prevenzione (per far riferimento alla gerarchia europea dei rifiuti).

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