Incentivi rinnovabili termiche: no a riduzione detrazioni fiscali del 55%, sì al conto energia per il solare termico

Le associazioni del settore non ci stanno e protestano contro la paventata riduzione delle detrazioni del fiscali del 55% per gli interventi di riqualificazione erisparmio energetico. Assotermica, Co.Aer e Italcogen, tramite propri comunicati stampa, hanno commentato le varie ipotesi di incentivi attualmente allo studio. Nel pomeriggio di ieri, infatti,si è svolto a Roma, presso la Camera dei Deputati, un convegno dedicato a tale tema, organizzato dalla Federazione ANIMAed intitolato “Fonti rinnovabili termiche ed efficienza energetica: le scelte del Parlamento”.

Le associazioni del settore non ci stanno e protestano contro la paventata riduzione delle detrazioni del fiscali del 55% per gli interventi di riqualificazione erisparmio energetico. Assotermica, Co.Aer e Italcogen, tramite propri comunicati stampa, hanno commentato le varie ipotesi di incentivi attualmente allo studio. Nel pomeriggio di ieri, infatti,si è svolto a Roma, presso la Camera dei Deputati, un convegno dedicato a tale tema, organizzato dalla Federazione ANIMAed intitolato “Fonti rinnovabili termiche ed efficienza energetica: le scelte del Parlamento”.

Assotemica/Anima si è detta contraria da una riduzione degli incentivi del 55% e favorevole, invece, all’introduzione , anche per le rinnovabili termiche, di un meccanismo analogo al conto energia del fotovoltaico. L’associazione ha fatto sapere di guardare con interesse al maxi-emendamento al Disegno di Legge Stabilità, in questi giorni in discussione al Consiglio dei Ministri, apprezzando l’impegno a voler prorogare, fino al 2014, il bonus delle detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Assotermica, tuttavia, ritiene che sia sbagliato ridurre al 41% l’incentivo per le caldaie a condensazione al di sotto dei 35 KW.Senza una ragione tecnica a supporto, infatti, secondo l’associazione la misura andrebbe a penalizzare gli impianti di riscaldamento autonomi che, anche secondo le indicazioni di ENEA, presentano un rapporto costi/benefici tra i migliori tra gli interventi incentivati ai fini dell’efficienza energetica delle abitazioni.

Introducendo una differenziazione economica come il 41%, se non addirittura il 39% – afferma Paola Ferroli, Presidente Assotermica – si favoriscono alcune tecnologie a discapito di altre. Ancor peggio, si crea confusione attorno a un meccanismo complesso che avevamo chiesto di semplificare e che, a quanto pare invece, ci ritroviamo ancora più complicato di prima”. “È bene ricordare che il comparto della climatizzazione in genere dà direttamente lavoro a 25mila persone e a un indotto di 100 mila e l’Italia è orgogliosamente tra i Paesi leader in Europa. – dichiara Alberto Montanini, Vice Presidente Assotermica – Se il 55% venisse reintrodotto chiediamo sia sviluppato su cinque o dieci anni a scelta dell’utente e che sia esteso ad una base più ampia di soggetti, quali enti e soggetti pubblici che hanno patrimoni immobiliari tanto ingenti quanto vetusti e dotati di impianti obsoleti oltre che altamente inquinanti”. Assotermica, infine, sostiene l’introduzione del Conto Energia Termico, come previsto dal Dlgs 28/11 sulle rinnovabili, non solo come semplice scelta opzionale alle detrazioni fiscali per l’utente finale, ma come vera e propria forma d’incentivazione e, quindi, di maggiore appetibilità verso soggetti che, ad oggi, non hanno utilizzato il bonus del 55%.

Anche Bruno Bellò, Presidente di Co.Aer/ANIMA, ha parlato della necessità della riconferma delle detrazioni del 55% per il settore delle pompe di caloreuno dei sistemi di climatizzazione a ciclo annuale attualmente più efficiente ed efficace, in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi 20-20-20 di riduzione dei consumi di energia e delle emissioni di gas climalteranti e di incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili. Si tratta di apparecchiature che consentono risparmi del 40-60% di energia primaria“- ha proseguito Bellò- “Con pari riduzione della CO2, e che impiegano per il loro funzionamento circa il 75% di energia rinnovabile. La tecnologia della pompa di calore sta assumendo un ruolo rilevante in tutta l’Unione Europea, mentre, in Italia, una delle principali barriere alla diffusione di questa tecnologia è rappresentata dalle tariffe elettriche: Il costo dell’energia elettrica varia da 0,30 €/kWh della tariffa “D” nel settore domestico ai circa 0,18 €/kWh della tariffa BT, come per il centralizzato e il terziario, un costo sempre decisamente molto alto rispetto al costo medio dell’energia elettrica in Europa” l’AEEG esclude la possibilità di intervenire sul sistema tariffario, introducendo una tariffa ad hoc per le pompe di calore, per questo secondo il presidente Bellò per colmare il divario servirebbero altri strumenti di sostegno che rialineino indirettamente i costi medi di gestione a quelli europei, tramite l’introduzione di un meccanismo incentivante commisurato alla quantità di energia rinnovabile impiegato dalla pompa di calore installata.

UN meccanismo che premi il maggiore impiego di energia da fonti rinnovabili o la quantità di energia primaria risparmiata. Ma tale tecnologia ha bisogno che venga confermata la detrazione fiscale del 55% per le spese di installazione, che sia potenziato il meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica (Certificati bianchi) e, infine, che venga introdotto il Conto energia per le rinnovabili termiche: Co.Aer. propone un incentivo di 4,5 cent€ per kWh di energia termica rinnovabile impiegata, per una durata di 10 anni, con un decalage progressivo del 10% ogni due anni. L’incentivo, secondo l’associazione, dovrebbe avere la stessa remunerabilità della detrazione fiscale del 55%, ed erogato in base alla quantità di energia rinnovabile consumata (FER). Il meccanismo incentivante dovrebbe essere garantito almeno fino al 2020, su base annuale, per essere veramente efficace. Al Gse spetterebbe il compito di quantificare l’energia rinnovabile consumata ogni anno e quindi determinate l’incentivo annuale spettante all’utilizzatore.

Si è fatto sentire anche il settore della cogenerazione, con il presidente di Italcogen, Silvio Rudi Stella, che ha messo l’accento sui ritardi e sulla disorganicità degli interventi governativi specie in materia di cogenerazione. Secondo Italcogen, infatti, solo con i decreti dell’estate, infatti, l’Italia si sta allineando all’Europa. “Nel settore della cogenerazione in Italia regna ancora molta confusione – ha dichiarato Silvio Rudi Stella – Si sono succeduti finora provvedimenti disorganici che, anziché favorire l’efficienza energetica hanno invece colpito proprio la possibilità di sviluppare il settore della cogenerazione”.

In un quadro già fortemente problematico, si è ora il giorno successivo al giorno che aggiunta un’ulteriore difficoltà, costituita dalla nota 75649 /R.U. del 6 settembre dell’Agenzia delle Dogane che ha cambiato radicalmente la metodologia di calcolo delle accise per il combustibile a uso cogenerazione. Osserva Rudi Stella: “Stravolgendo quello che era ormai una consuetudine, dettata dall’assenza di nuove regole da parte del Governo, ci si è trovati a far fronte a una nota, neanche un documento ufficiale come potrebbe essere un decreto, che stravolge il regime fiscale per la cogenerazione. Dopo 7 anni di attesa degli incentivi abbiamo avuto la sgradita sorpresa di vedere più triplicate le imposte dall’Agenzia delle Dogane, vanificando così tutto il possibile sostegno alla cogenerazione che il decreto attuativo poteva offrirci. Appare chiara la mancanza di comunicazione tra le istituzioni, che porta a provvedimenti di questo tipo che in un giorno disorientano un intero mercato.” La cogenerazione era regolamentata dal decreto Bersani del 2004, poi è arrivata una Direttiva Europea (la 2004/8/CE) ma il decreto di attuazione è arrivato solo tre anni più tardi, nel 2007, e senza gli ulteriori decreti attuativi che ne hanno reso lettera morta l’applicazione. I decreti, infatti, sono stati emanati solo nello scorso mese di Agosto ed in quello di Settembre: “I due decreti sono arrivati con 7 anni di ritardo sulla direttiva, che oltretutto è in fase di rifusione, insieme alla direttiva 32/2006 sull’efficienza energetica. – conclude il Presidente Italcogen – Il mercato si è regolato per anni con le norme vigenti e sicuramente non ha tratto giovamento dallo stallo legislativo. Siamo ancora in attesa a distanza di anni del decreto che dovrebbe semplificare le procedure burocratiche per la piccola e la micro cogenerazione.

A dare man forte alle proposte degli operatori delle rinnovabili termiche, è giunto oggi un ulteriore comunicato stampa, da parte di un altro operatore del settore: RENAEL, Rete Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali, che condivide le preoccupazioni già espresse e, come gli altri operatori del settore, sostiene la proposta di istituire un Conto energia per il solare termico, come previsto dal Decreto Rinnovabili (Dlgs 28/2011), che attua la Direttiva 2009/28/CE.
Secondo RENAEL, l’utilità di un Conto energia per il solare termico appare di vitale importanza per raggiungere gli obiettivi sanciti dal protocollo di Kyoto e agevolare lo sviluppo dell’industria del solare termico che, ormai, ha raggiunto alti livelli di qualità, integrazione, versatilità e affidabilità, con prospettive di sviluppo notevoli, in termini di occupazione e ricchezza prodotta. Gli esponenti della rete RENAEL si dicono fiduciosi e speerano che si possa arrivare ad una soluzione positiva della questione, visto anche che le indicazioni della Unione Europea chiedono all’Italia di equiparare gli incentivi concessi al solare termico a quelli già disponibili per le altre rinnovabili.

Andrea Marchetti

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