proprio in virtù dell'intervento del Ministro Prestigiacomo, il limite degli 8 Gw di potenza installata, proveniente da impianti fotovoltaici, è stato tolto ieri dalla bozza di Decreto Legislativo che, dunque, approderà in Consiglio dei Ministri, per l'aprovazione definitiva, diverso dalla versione originariamente proposta.
Dopo le critiche e le prese di posizione dei giorni precedenti ci sarà un cambiamento, nella parte riguardante il settore fotovoltaico, nella bozza di Decreto Legislativo sulle energie rinnovabili proposto dal Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani. Il Decreto, di recepimento della Direttiva Europa 2009/28/CE, è stato presentato ieri nel corso della riunione preparatoria al prossimo Consiglio dei Ministri, che si terrà domani, giovedì 3 marzo. Le sono state molte, e sono arrivate sia da associazioni ambientaliste che da parte di aziende e associazioni rappresentative del comparto delle energie rinnovabili. A farsi sentire di più, in particolare, sono state le aziende e le associazioni operanti nel fotovoltaico.
Il Decreto, infatti, poneva un limite: 8 GW di potenza installata, al raggiungimento del quale sarebbero stati bloccati i meccanismi di incentivazione al fotovoltaico, ovvero le tariffe incentivanti previste dal Conto Energia. Una misura, dunque, che ha provocato molte prese di posizione. Legambiente, in particolare, aveva chiamato in causa anche il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che aveva tentato di rintuzzare la polemica affermando che le energie rinnovabili possono coesistere anche con la politica del Governo volta a favorire il ricorso al nucleare. E proprio in virtù dell’intervento del Ministro Prestigiacomo, il limite degli 8 Gw di potenza installata, proveniente da impianti fotovoltaici, è stato tolto ieri dalla bozza di Decreto Legislativo che, dunque, approderà in Consiglio dei Ministri, per l’aprovazione definitiva, diverso dalla versione originariamente proposta.
Prontamente Legambiente si è detta felice per l’eliminazione del vincolo degli 8 GW, ritenuto un serio limite allo sviluppo del fotovoltaico in Italia ma, allo stesso tempo, l’associazione ritiene che l’aver abolito un tale limite non sia ancora sufficiente: “non basta a salvare centinaia di posti di lavoro e lo sviluppo dell’imprenditoria legata alle energie pulite”. Legambiente, poi, così come altre associazioni, sia ambientaliste che rappresentative del mondo produttivo, aveva colto una contraddizione nella bozza di Decreto che, se da una parte si diceva federalista, dall’altra toglieva spazio decisionale alle pratiche dei Comuni, volte a favorire l’energia pulita nei regolamenti edilizi, ed alle leggi delle Regioni che aprivano maggiormente in tal senso. “Ci chiediamo se il Ministro Calderoli abbia davvero letto i contenuti del decreto legislativo con cui si vieta ai regolamenti comunali e alle leggi regionali di intervenire autonomamente in materia di rinnovabili “– ha commentato Edoardo Zanchini, responsabile Energia e infrastrutture di Legambiente –. Il paradosso è che, a partire dall’approvazione del provvedimento, le leggi approvate in Piemonte e in Lombardia, come in centinaia di comuni del Nord Italia, diverranno di colpo illegittime, poiché questi territori improvvisamente si troveranno a possedere standard superiori rispetto a quelli consentiti dal Governo e quindi saranno automaticamente cancellati. Il Decreto Romani, in totale incoerenza con il proclami federalisti del Governo, costituisce infatti, una norma assolutamente centralista che non consente ai territori alcuna libertà di crescita e scelta di sviluppo di fonti rinnovabili in edilizia” . Legambiente, dunque, conclude le proprie considerazioni ricordando che chiederà alle Regioni di fare ricorso alla Corte Costituzionale per avere potere decisionale in merito alle scelte sull’energia rinnovabile.
Oltre alle associazioni ambientaliste, tra ieri ed oggi erano intervenute sul punto anche rappresentanti degli imprenditori , come ad esempio Assilea, società di leasing, preoccupata per il limite degli 8 GW, che avrebbe comportato il blocco dgli investimenti, anche quelli in corso. Ma anche esponenti del settoe del fotovoltaico, come l’associazione Anie/Gifi che ha indirizzato al Ministro Romani una lettera che potrebbe essere così sintetizzata: “Impegnamoci a dare continuità all’industria fotovoltaica italiana“. Dopo le critiche e le prese di posizione del giorno precedente, infatti, Anie/Gifi ha reso note le osservazioni su fotovoltaico e Conto Energia presentate a Rosaria Fausta Romano e Luciano Barra, rappresentanti del dicastero dello Sviluppo Economico. L’incontro al Ministero stato definito cordiale e costruttivo dai membri della delegazione Anie/Gifi, guidata dal presidente della associazione, Valerio Natalizia, che si è detto soddisfatto per l’ascolto che ha avuto sulle proposte dell’associazione. Per evitare il blocco del mercato del fotovotlaico e salvaguardare gli investimenti, infatti, la delegazione Anie/Gfi, aveva chiesto proprio di eliminare il meccanismo che, allo scattare degli 8 GW di potenza installata, avrebbe fatto venir meno lgli incentivi ai proprietari di impianti fotovoltaici, ovvero il Conto Energia. Un pericolo che, dunque, sembra essere scampato. Per garantire la continuità negli investimenti, invece, Anie/Gifi ritiene utile anticipare la revisione delle tariffe incentivanti, con la riduzione delle stesse, già a partire dall’ultimo quadrimestre dell’anno in corso purché, tuttavia, ci sia una idonea programmazione e conoscibilità del percoso di riduzione.
Anche una importante azienda operante nel fotovoltaico, Sharp Italia, era intrvenuta sulla bozza del Decreto Romani, esprimendo forte preoccupazione per gli effetti che il decreto Legge sulle rinnovabili, se approvato, potrebbe avere sulla Green Economy italiana. Se fossero stati confermati i limiti previsti inizialmente, cioè gli 8 Gw di potenza installata al raggiungimento del quale sarebbero cessati gli incentivi al fotovoltaico, le conseguenze per il settore sarebbero state veramente gravi ed ingiuste per tutto il comparto delle energie rinnovabili che è riuscito a reggere l’urto della crisi economica generale ancora in atto. Un comparto che, oltre agli indubbi benefici ambientali, è in grado di assicurare più di 100 mila Green Jobs. Il Decreto Legge del Governo, dunque, sarebbe stata una doccia fredda per la Sharp che ha scelto prorio l’Italia, in particolare Catania, per creare società specializzate e stabilimenti di produzione di celle fotovoltaiche a film sottile e pannelli fotovoltaci d’avanguardia.
Un’altra azienda operante nelle enrgie rinnovabili, la Energy Resources spa, aveva fatto sentire la propia voce, per mezzo dell’amministratore Enrico Cappanera, che non aveva risparmiato una critica aperta all’operato del Governo, definendo il Decreto Legislativo proposto un ulteriore atto di una campagna misitificatoria contro l’energia pulita, con l’obiettivo di giungere allo stop definitivo degli incentivi alle energie rinnovabili. Anche Cappanera , infatti, ritiene che, qualora fosse stata appovata, la dispozione sul limite degli 8 GW avrebbe comportato effetti devastanti per il fotovoltaico ( il limite degli 8 GW sarebbe raggiungibile, infatti, in pochi mesi )e, a cascata, anche per gli altri settori delle energie rinnovabili, su cui l’Italia non punta abastanza al contrario di quanto dovrebbe fare, viste anche le caratteristiche morfologiche del proprio territorio. Nel mirino di Cappanera, comunque, rimangono i tagli all’energia eolica, circa il 30 %, per giunta in maniera retroattiva, ma anche l’introduzione, prevista dalla bozza del Decreto Romani, del meccanismo delle aste a ribasso per gli impianti di oltre 5 MW di potenza. Si creerebbe, dunque, un clima di generale incertezza che frenerà gli investimenti di aziende, privati ed istituti di credito, in un circolo vizioso negativo per l’ambiente e l’economia italiana, che colpirà anche 250 mila cittadini che lavorano nell’indotto delle energie rinnovabili. Ma l’ Italia, secondo Cappanera anche in maniera contraddittoria con i precisi limiti idi riduzione di emissioni di C02 imposti in sede europea, punta invece al nucleare. Una tecnologia ritenuta utile ma troppo costosa, con il problema dello smaltimento delle scorie non ancora risolto e che, inoltre, potrebbe assicurare energia elettrica solo dopo il 2025.
“Il nucleare non è nell’interesse dei cittadini“, rinforzano il concetto i rappresentanti di Anter, L’Associazione Nazionale Tutela Energie Rinnovabili nata ne 2009 a Prato, in Toscana che si schiera nettamente contro quello che è ritenuto un tetntativo, da parte del Governo, di frenare gli incentivi alle energie rinnovabili. Ma le energie rinnovabili producono un ritorno non solo in temini di salvaguardia dell’ambiente, ma anche in termini di occupazione, gettito fiscale, salute e benessere. In un perido di crisi economica, Anter conferma che il settore dell energie rinnovabili è in controtendenza e offre lavoro, sia direttamente che indirettamente, ad oltre 120 mila persone e nemmeno i 6 milioni di euro spesi per lo spot del Forum Nucleare, bloccato dal Giurì di autodisciplina della pubblicità, è stato in grado di portare ragioni conrete e positive a favore del nucleare, tali da coivolgere l’opinione pubblica. Oggi sono oltre 1milione 600 mila le persone attivamente coinvolte, in Italia, in associazione, enti ed attività per la salvaguardia della salute, dell’ambiente, e per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Persone che Anter chiama a fare squadra a favore delle fonti pulite, una opportunità di guadagno morale ma anche economico, così concreto da diventare per molti governi esteri un asset strategico di sviluppo. Pertanto, conclude Anter: “Mettere un freno alle rinnovabili oggi significa prendersi la responsabilità dell’uccisione di un potenziale di sviluppo molto importante per l’Italia “.
Andrea Marchetti