Dall’Europa una strategia integrata per una “bioeconomia” post-petrolio

Un’economia più sostenibile fondata sulle risorse rinnovabili. In termini di energia, ma non solo. La Commissione Europea ha adottato oggi un piano d’azione per far fronte all’aumento esponenziale della popolazione mondiale e al contemporaneo, quanto inevitabile, esaurimento delle risorse. “L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa” questo il nome della strategia messa a punto a Bruxelles con l’obiettivo di “creare una società più innovatrice e un’economia a emissioni ridotte, conciliando l’esigenza di un’agricoltura e una pesca sostenibili e della sicurezza alimentare con l’uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando allo stesso tempo la biodiversità e l’ambiente”.

Un’economia più sostenibile fondata sulle risorse rinnovabili. In termini di energia, ma non solo. La Commissione Europea ha adottato oggi un piano d’azione per far fronte all’aumento esponenziale della popolazione mondiale e al contemporaneo, quanto inevitabile, esaurimento delle risorse. “L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa” questo il nome della strategia messa a punto a Bruxelles con l’obiettivo di “creare una società più innovatrice e un’economia a emissioni ridotte, conciliando l’esigenza di un’agricoltura e una pesca sostenibili e della sicurezza alimentare con l’uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando allo stesso tempo la biodiversità e l’ambiente”.

Al di là del petrolio. Alla base della bioeconomia dovranno esserci risorse biologiche rinnovabili in grado di produrre alimenti e mangimi sicuri, ma anche materiali, energia e altri prodotti. Il termine stesso si riferisce ad un economia che si fonda su risorse provenienti dalla terra e dal mare, ma anche dai rifiuti. Perciò la strategia sarà incentrata su tre aspetti chiave a partire dallo sviluppo di nuove tecnologie e prodotti, oltre che lo sviluppo di mercati e competitività nei diversi settori e lo stimolare una maggiore collaborazione tra i responsabili politici e le parti interessate. In particolare queste le assi principali:

  1. Investimenti in ricerca, innovazione e competenze per la bioeconomia: ciò dovrebbe includere risorse UE, nazionali, investimenti privati e la promozione di sinergie con altre iniziative politiche.
  2. Lo sviluppo dei mercati e della competitività nei settori della bioeconomia, attraverso un’intensificazione sostenibile della produzione primaria, la conversione dei flussi di rifiuti in prodotti con valore aggiunto, nonché meccanismi di apprendimento reciproco per una migliore efficienza produttiva e delle risorse. Lo smaltimento dei rifiuti alimentari, ad esempio, costa al contribuente europeo tra 55 e 90 euro per tonnellata e produce 170 milioni di tonnellate di CO2.
  3. Un più stretto coordinamento delle politiche e un maggior impegno delle parti interessate, ottenuti attraverso la creazione di una piattaforma sulla bioeconomia e di un osservatorio sulla bioeconomia e l’organizzazione, a intervalli regolari, di conferenze destinate ai soggetti attivi in questo settore.

Anche perché già attualmente la bioeconomia europea vanta un fatturato di circa 2mila miliardi di euro dando lavora ad oltre 22 milioni di persone (il 9% dell’occupazione complessiva europea) nei diversi settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della produzione alimentari, ma anche dall’industria chimica, biotecnologica ed energetica. Si calcola, inoltre, che per ciascun euro investito in ricerca e innovazione nella bioeconomia, “la ricaduta in valore aggiunto nei settori del comparto bioeconomico sarà pari a dieci euro entro il 2025”.

Per questo diventa fondamentale creare sinergia e complementarietà con altri settori, strumenti e fonti di finanziamento, nonché politiche comuni (come PCP e PAC) per determinati settori. Alcuni Stati membri dell’UE come la Finlandia, la Danimarca, la Germania, l’Irlanda e i Paesi Bassi hanno già elaborato delle strategie nazionali per la bioeconomia, come hanno fatto, a livello mondiale, Canada, Cina, Sud Africa e Stati Uniti.

E per questo verrà aumentato il finanziamento pubblico per la ricerca e l’innovazione in materia di bioeconomia come previsto nell’ambito del futuro programma di ricerca Orizzonte 2020.

«L’Europa deve passare a un’economia post-petrolio. Un maggiore utilizzo di fonti rinnovabili non è più solo una scelta ma una necessità. – ha affermato Máire Geoghegan-Quinn, la commissaria responsabile per la Ricerca, l’innovazione e la scienza – Dobbiamo promuovere il passaggio a una società fondata su basi biologiche invece che fossili, utilizzando i motori della ricerca e dell’innovazione. Si tratta di una mossa positiva per l’ambiente, la sicurezza energetica e alimentare e per la competitività futura dell’Europa“.

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