Biomasse: in Sicilia l’energia si ricava dalle bucce e dagli scarti degli agrumi

Come riutilizzare le bucce degli agrumi? In Sicilia si produce energia dagli scarti delle arance e di altri agrumi. L’idea è di riuscire a ricavare energia pulita proprio dalle parti di scarto della lavorazione degli agrumi che altrimenti verrebbero gettate.

Come riutilizzare le bucce degli agrumi? In Sicilia si produce energia dagli scarti delle arance e di altri agrumi provenienti dalle lavorazioni industriali. L’idea è di riuscire a ricavare energia pulita proprio dalle parti di scarto della lavorazione degli agrumi che altrimenti verrebbero gettate.

L’Università di Catania e il Distretto Agrumi di Sicilia hanno realizzato un progetto pilota per sfruttare gli scarti degli agrumi – come buccia, semi e polpa residua – per ottenere biomassa da cui ricavare elettricità.

Con questo sistema al momento si può ricavare la potenza energetica necessaria ad alimentare 333 abitazioni. Ricavare l’energia dalle biomasse è intelligente quando si utilizzano parti di scarto. Non lo è quando le coltivazioni per la produzione di biomasse e biocarburanti sottrae terreni preziosi per l’agricoltura e la produzione alimentare.

Il primo impianto del progetto pilota attivo in Sicilia è stato inaugurato a Catania. Non utilizza soltanto gli scarti degli agrumi ma anche altri sottoprodotti delle filiere agroalimentari, come la sansa d’oliva, le vinacce e le pale di fichi d’India. In questo modo si produce energia pulita evitando l’accumulo di rifiuti rappresentati dagli scarti alimentari di origine industriale.

Gli esperti che si stanno occupando del progetto sperano di estenderlo a tutta la Sicilia. Servirebbero altri 20 impianti, chiamati digestori, per risolvere il problema degli scarti agroalimentari della regione e allo stesso tempo per produrre energia pulita da essi. Un modo in più per distaccarsi dalla dipendenza da fonti fossili altamente inquinanti come il carbone.

Il residuo della produzione industriale del succo di agrumi viene chiamato pastazzo. Rappresenta il 60% degli scarti trattati in questo progetto pilota. Per la produzione di energia a partire da questo tipo di scarti viene sfruttato il processo di digestione anaerobica.

Oltre all’energia elettrica, dagli scarti vengono ottenuti biometano e sostanze nutritive per i terreni. Il vantaggio non è soltanto ambientale ma anche economico. Ogni anno vengono prodotte 340 mila tonnellate di pastazzo. Smaltirle come rifiuti costa ben 10 milioni di euro. Ben venga dunque questo impiego alternativo che aiuta a ridurre l’accumulo di rifiuti e punta sulle energie pulite.

Marta Albè

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