Tira un buon vento per gli stabilimenti di Portovesme. E la soluzione potrebbe venire dalla KiteGen, società fondata da Massimo Ippolito con sede a Chieri (TO), attiva nello sviluppo di impianti di eolici d'alta quota
Alcoa. Tira un buon vento per gli stabilimenti di Portovesme. E la soluzione potrebbe venire dalla KiteGen, società fondata da Massimo Ippolito con sede a Chieri (TO), attiva nello sviluppo di impianti di eolici d’alta quota, che ha inviato una proposta a Monti e Passera per salvare lo stabilimento sardo, che rischia concretamente la chiusura. E tutto senza esuberi di personale.
Si tratta della terza proposta dopo quelle presentate dalle società svizzere Glencore e Klesch, il cui successo è racchiuso in tre parole: generazione eolica troposferica. Di che si tratta? KiteGen è una società a noi nota, impegnata nello sviluppo di nuove soluzioni per sfruttare il vento in quota facendo volare dei profili alari simili ad aquiloni (da qui il nome ‘kite’) fino ad 800-1000 metri. In questo modo il vento verrebbe sfruttato per più tempo e su aree più estese e in cui la sua velocità è maggiore.
Nel documento inviato ai Ministeri competenti, oltre al concreto interesse mostrato per lo stabilimento di Portovesme, la KiteGen ha sottolineato l’importanza di una simile soluzione anche per l’intera produzione a livello nazionale. In sintesi il progetto prevede l’installazione di uno o due impianti energetici nell’area dello stabilimento abbattendo i costi di produzione di una delle aziende più energivora d’Italia.
Pochi giorni fa sulla prestigiosa rivista Nature Climate Change è uscito anche un articolo che fornisce una ulteriore conferma riguardo all’immenso giacimento di energia rappresentato dal vento troposferico. Secondo KiteGen, l’Italia è sorvolata da un flusso dal quale si potrebbe facilmente estrarre 1 TW continuo di potenza, ovvero oltre 8000 TWh di energia annui. Che, in termini puramente economici equivale ad una produzione netta di ricchezza nata nel territorio italiano stimabile pari a 800 miliardi di euro l’anno: “Dovrebbe essere ovvio, quindi il legame di attualità tra Nature, Alcoa e KiteGen, in quanto si tratta di tanta energia e a basso costo” spiega la società.
Calcoli alla mano, gli stabilimenti Alcoa potrebbero produrre i circa 300 milioni del fatturato alluminio con un vantaggio competitivo mondiale, “andando a risparmiare sull’energia circa 10 euro/MWh per un totale di 23M€/anno, e la collettività risparmierà sui sussidi finora concessi ad Alcoa per circa 40 euro/MWh per un totale di 92M€/anno”.
In cosa consiste concretamente la proposta di KiteGen? Alimentare gli stabilimenti di Portovesme con un 100% di energia da fonte eolica troposferica, ed eventualmente acquisire lo stabilimento e senza riduzioni di personale a condizioni equivalenti a quelle prospettate dalle attuali offerte sul tavolo. Per farlo ha richiesto di lanciare rapidamente e a tappe forzate un percorso che consiste inizialmente nell’incaricare un panel qualificato del Ministero per assumere direttamente dalla fonte KiteGen gli elementi razionali e di concretezza della proposta.
Rispetto alla proposta dei concorrenti, KiteGen non ha richiesto uno sconto sull’ energia di 55 euro a megawattora, per circa 120 milioni annui rispetto al prezzo di mercato e pari grosso modo a sei volte il costo dei 700 dipendenti sardi, ma un investimento adeguato al piano industriale che ripagherebbe in due anni il costo dei generatori.
Un’opportunità fornita dalle rinnovabili che forse non sarebbe il caso di sottovalutare.
Francesca Mancuso
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