8.286 sequestri effettuati, con 302 clan coinvolti contro i 296 dello scorso anno. Quadruplicati inoltre i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (da 6 a 25). Questi sono solo alcuni dei numeri emersi dal dossier Ecomafia 2013 di Legambiente, presentato oggi
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8.286 sequestri effettuati, con 302 clan coinvolti contro i 296 dello scorso anno. Quadruplicati inoltre i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (da 6 a 25). Questi sono solo alcuni dei numeri emersi dal dossier Ecomafia 2013 di Legambiente, presentato oggi.
Cifre non troppo incoraggianti quelle rese note dall’associazione ambientalista, con una crescita, nel 2012, anche degli illeciti contro gli animali e la fauna selvatica (+6,4% rispetto al 2011), sfiorando quota 8.000, a una media di quasi 22 reati al giorno. In aumento anche gli incendi boschivi, il 4,6% in più rispetto al 2011, un anno orribile per il nostro patrimonio boschivo dato che aveva fatto registrare un picco del 62,5% rispetto al 2010.
Anche quest’anno, purtoppo, è la Campania ad aver conquistato la maglia nera nella classifica dell’illegalità ambientale nel nostro paese, con 4.777 infrazioni accertate, 3.394 persone denunciate e 34 arresti, soprattutto nel ciclo illegale del cemento e in per quello dei rifiuti.
Un po’ di cifre. Sono 34.120 reati contro l’ambiente accertati lo scorso anno, con 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da 302 clan. I numeri degli illeciti ambientali sono saliti rispetto allo scorso anno.
Dove
Di essi, il 45,7% è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ossia Campania, Sicilia, Calabria e Puglia seguite dal Lazio, con un numero di reati in crescita rispetto al 2011 (+13,2%) e dalla Toscana, che sale al sesto posto, con 2.524 illeciti (+15,4%). La prima regione del Nord Italia è la Liguria con 1.597 reati, +9,1% sul 2011. Anche il Veneto non è tra le regioni virtuose con un incremento degli illeciti accertati pari al 18,9% e l’Umbria, passata dal 16esimo posto del 2011 all’11esimo del 2012.
Ecco la classifica dell’illegalità ambientale in Italia:
Gli arresti
Secondo la Relazione al Parlamento della Dia relativa al primo semestre 2012, le persone denunciate e arrestate in Italia per i reati di corruzione sono più che raddoppiate rispetto al semestre precedente, passando da 323 a 704. E se la Campania spicca con 195 persone denunciate e arrestate, non sfigurano nemmeno la Lombardia con 102 casi e la Toscana a quota 71, seguite da Sicilia (63), Basilicata (58), Piemonte (56), Lazio (44) e Liguria (22).
Dal primo gennaio 2010 al 10 maggio 2013, inoltre, sono state ben 135 le inchieste relative alla corruzione ambientale, in cui le tangenti, incassate da amministratori, esponenti politici e funzionari pubblici, sono servite a “fluidificare” appalti e concessioni edilizie, varianti urbanistiche e discariche di rifiuti. In testa per numero di arresti eseguiti la Calabria, con 280, ma a guidare la classifica come numero d’inchieste è la Lombardia (20) e al quinto posto della classifica, dopo Campania, Calabria e Sicilia, figura la Toscana. Nel corso del 2012, inoltre, il numero dei comuni sciolti per infiltrazione mafiosa è salito a 25 contro i 6 del 2011.
Cemento illegale
L’incidenza dell’edilizia illegale nel mercato delle costruzioni è passata dal 9% del 2006 al 16,9% stimato per il 2013. Dall’altra parte, il numero di nuove costruzioni legali è Sceso da 305.000 a 122.000, mentre quelle abusive hanno subito una leggera diminuzione passando dalle 30.000 del 2006 alle 26.000 nel 2013. A fare la differenza sono stati i costi di mercato: a fronte di un valore medio del costo di costruzione di un alloggio con le carte in regola pari a 155.000 euro, quello illegale si realizza con un terzo dell’investimento, esattamente 66.000 euro.
Ma le cifre che dovrebbero far riflettere sono altre. Una vera e propria colata di cemento abusivo si è abbattuta sul nostro paese negli ultimi 10 anni: dal 2003 al 2012 sono state 283.000 le nuove case illegali, con un fatturato complessivo di circa 19,4 miliardi di euro.
Attacco al made in Italy
Nel 2012 sono state accertati lungo le filiere agroalimentari ben 4.173 reati penali, più di 11 al giorno, con 2.901 denunce, 42 arresti e un valore di beni finiti sotto sequestro pari a oltre 78 milioni e 467.000 euro (e sanzioni penali e amministrative pari a più di 42,5 milioni di euro). Se si aggiungono anche il valore delle strutture sequestrate, dei conti correnti e dei contributi illeciti percepiti il valore supera i 672 milioni di euro.
Spiega Legambiente che il controllo delle mafie nasce dalle campagne, passa attraverso il trasporto e il controllo dei mercati ortofrutticoli all’ingrosso, e arriva alla grande distribuzione organizzata.
Patrimonio culturale
Anche il patrimonio culturale è seriamente minacciato dai clan . Secondo l’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam-Cnr), la perdita del patrimonio culturale ci costa circa un punto percentuale del Pil, calcolando il solo valore economico e non anche quello culturale che non può essere calcolato. Nel corso del 2012 le forze dell’ordine hanno accertato 1.026 furti di opere d’arte, quasi tre al giorno, con 1.245 persone indagate e 48 arrestate; e ancora 17.338 oggetti trafugati e ben 93.253 reperti paleontologici e archeologici recuperati, per un totale di oltre 267 milioni di euro di valore dei beni culturali sequestrati.
“Quella delle Ecomafie – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è l’unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Che continua a costruire case abusive quasi allo stesso ritmo di sempre mentre il mercato immobiliare legale tracolla. Con imprese illegali che vedono crescere fatturati ed export, quando quelle che rispettano le leggi sono costrette a chiudere i battenti. Un’economia che si regge sull’intreccio tra imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari pubblici infedeli, professionisti senza etica e veri boss, e che opera attraverso il dumping ambientale, la falsificazione di fatture e bilanci, l’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione, il voto di scambio e la spartizione degli appalti“.
Francesca Mancuso
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