Jovanotti definisce eco-nazisti coloro che contestano il suo evento in quanto troppo "pesante" dal punto di vista ambientale. Ma davvero esistono differenti modi di difendere l'ambiente? Oppure quello che Jova chiama eco-nazismo è in realtà l'unico modo di prenderci davvero cura della terra che ci ospita?
Non si arrestano le polemiche che ruotano intorno a quello che – senza dubbio – è l’evento più importante di quest’estate. Parliamo ovviamente del Jova beach party, la cui ultima novità in merito è che il suo famosissimo protagonista, ovvero Lorenzo Cherubini (o Jovanotti come lo vogliate chiamare), ha definito coloro che contestano il suo tour e il pesante impatto ambientale che portà con sé: eco-nazisti.
L’ha fatto direttamente dal lido di Fermo, la location sicuramente più contestata del suo tour, attraverso un post su Instagram in cui parla anche dell’ispezione avvenuta nel cantiere. Qui sono stati trovati dei lavoratori “non in regola”, parole di Jova che spiega però, con l’aiuto di Maurizio Salvadori, fondatore della Trident Agency (società che si occupa del cantiere), che si trattava di un’infrazione formale per cui sarà pagata una multa e non di lavoro in nero (che sembra non essere stato accertato).
Poi però la situazione gli sfugge un po’ di mano ed ecco arrivare l’affermazione “pesante” di cui accennavamo prima, ovvero che lui e il suo tour (poverini!) sono vittime di “eco-nazisti” e ha ribadito – ancora una volta – che il suo show non mette in pericolo alcun ecosistema anzi, afferma che:
noi le spiagge non solo le ripuliamo ma le portiamo ad un livello migliore di come l’abbiamo trovate e ce lo riconoscono tutte le amministrazioni locali. Jova Beach Party non è un progetto greenwashing (qua vi risparmiamo il seguito con parolaccia! n.d.r). Una parola finta che si usa, un hashtag. Jova Beach Party è un evento fatto bene, venite a verificare (…) Continuate voi eco-nazisti che non siete altro ad attrarre a voi l’attenzione utilizzando la nostra forza.
Tra coloro che vengono definiti “eco-nazisti” ci siamo ovviamente anche noi di greenMe, insieme a tantissime associazioni ambientaliste, comitati e privati cittadini che contestano lo show per diversi motivi. Non si tratta solo del fratino (specie minacciata) – come abbiamo spiegato in un precedente articolo – ma anche della protezione del fragile ecosistema dunale, nel caso di Fermo, o dello sradicamento di alberi (come avvenuto a Marina di Ravenna), tanto per fare gli esempi più lampanti.
Insomma, a chi ha a cuore l’ambiente e pensa (con davvero solo un minimo di logica) che un evento con 30mila/50mila persone non sia proprio così innocuo per la spiagga in cui si svolge, tocca ora essere etichettato come “eco-nazista”.
Per non parlare dell’idea che “greenwashing” sia solo una parola finta (magari!). Ricordiamo la scelta del Jova Beach party di avere uno sponsor come Fileni (che ha allevamenti intensivi) e Banca Intesa (grande investitore in fonti fossili) e qui ci fermiamo perché abbiamo ribadito la nostra posizione già molte volte, sta a voi decidere se la cosa si può definire o meno greenwashing.
Noi ci chiediamo invece: davvero esistono differenti modi di difendere l’ambiente? Oppure quello che Jova chiama eco-nazismo è in realtà l’unico modo di prenderci davvero cura della Terra che ci ospita, del mare e delle specie viventi minacciate, al di là della piacevolezza di assistere ad un mega concerto in spiaggia?
Allora in questo caso sì, siamo “eco-nazisti” e ai concerti con migliaia di persone in spiaggia preferiamo di gran lunga un festival più rispettoso dell’ambiente come “I suoni delle Dolomiti, , le cui location tra i monti (altrettanto spettacolari se non di più) si possono raggiungere solo a piedi e in cui viene evitata l’amplificazione proprio per non disturbare e invadere troppo il territorio in cui si svolgono (tra l’altro con un pubblico decisamente ridotto) (qui il programma per chi fosse interessato)
Ci sembra che al caro Jovanotti – indipendentemente che ci piaccia o meno la sua musica – sia sfuggita un po’ troppo la mano (o meglio la lingua) e sia diventato (o forse lo è sempre stato?) un po’ troppo convinto di sé, non provando neanche per un attimo a mettersi in discussione. A volte invece bisogna saperlo fare e cercare di imparare qualcosa anche dalle critiche, per quanto ci possano non piacere.
Ci sarà qualche motivo se Jova e il WWF sono praticamente gli unici a difendere questo show che si svolge sulle più belle (ma allo stesso tempo fragili) spiagge italiane?
Tra l’altro non è che si tratta di una specie di battaglia mirata contro questo cantante e il suo tour. Secondo le associazioni, tutti i grandi eventi sulle spiagge dovrebbero essere vietati.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Leggi anche:
- “Il Jova Beach Party non mette in pericolo alcun ecosistema”: Jovanotti replica alle accuse proprio dalla contestatissima tappa di Fermo
- “Jova Beach Party, perché non all’Ilva di Taranto o al petrolchimico di Gela?” Il documento che svela tutte le criticità del tour sulle spiagge
- Jova Beach Party: ti spieghiamo in 26 minuti tutti i motivi per cui va fermato secondo biologi e naturalisti
- Jova Beach Party di nuovo nella bufera: a Marina di Ravenna abbattuti 65 metri di alberi per far spazio allo show
- Jova Beach Party: a Montesilvano tagliate le siepi del lungomare e lasciate bottiglie di plastica al sole