Ecco come i sedili in pelle delle nostre auto contribuiscono a distruggere la foresta amazzonica

Le pelli provenienti dai ranch frutto della deforestazione illegale in Brasile possono raggiungere il mercato globale senza controlli

Un esame del settore delle concerie in Brasile mostra come le pelli provenienti dai ranch frutto della deforestazione illegale possono facilmente raggiungere il mercato globale: negli Stati Uniti, la maggior parte della richiesta di pellame brasiliano viene dal mondo della produzione automobilistica

Vi abbiamo già parlato di un’inchiesta shock che lega la distruzione della foresta amazzonica ai grandi brand della moda mondiale come Prada, Zara o Nike: questi favoriscono la deforestazione dell’Amazzonia brasiliana per far posto ad allevamenti intensivi di bestiame e produrre pellami da utilizzare per produrre scarpe, borse e accessori. Ma non è solo il settore dell’abbigliamento a sfruttare le pelli provenienti dalle concerie illegalmente istituite in Brasile: anche il settore delle auto di lusso fa incetta di pellame illegale per rivestire i sedili delle macchine.

Il quotidiano americano New York Times ha condotto un’indagine sull’industria brasiliana dei macelli in rapida espansione – un settore che vende non solo carne bovina in tutto il mondo, ma tonnellate di pelle all’anno alle principali aziende negli Stati Uniti e altrove: secondo quanto emerso, esisterebbero “escamotage” che consentirebbero alle pelli bovine prodotte su terra amazzonica deforestata illegalmente di arrivare inosservate agli acquirenti di tutto il mondo. Un veicolo di lusso può richiedere una dozzina o più di pelli di bovino, e i fornitori negli Stati Uniti acquistano sempre più la loro pelle dal Brasile: mentre la regione amazzonica è uno dei principali fornitori mondiali di carne bovina per le nazioni asiatiche, il mercato brasiliano delle pelli si rivolge soprattutto al nord America, con profitti da centinaia di miliardi di dollari all’anno. Il commercio illegale di pellame proveniente dall’Amazzonia brasiliana dimostra come le abitudini di acquisto dei Paesi ricchi corrispondano al degrado ambientale nei Paesi in via di sviluppo: in questo caso specifico, i “nostri” lussuosi sedili in pelle contribuiscono alla distruzione dell’Amazzonia nonostante la sua preziosa biodiversità e la necessità urgente di proteggerla per rallentare gli effetti devastanti del cambiamento climatico.

Per tracciare il percorso del pellame dai ranch illegali nella foresta amazzonica brasiliana ai sedili dei veicoli americani, il quotidiano ha raccolto testimonianze di allevatori, commercianti e autorità locali brasiliane, e ha visitato concerie, ranch e altre strutture, ma non solo: sono stati intervistati anche i rappresentanti delle comunità indigene che vivono nella foresta, che toccano con mano gli effetti devastanti di questa distruzione. Queste comunità, infatti, vengono mandati via dagli allevatori, privati della loro terra che viene trasformata in allevamento intensivo.  Il tracciamento delle pelli e della carne ha permesso l’identificazione dei proprietari degli allevamenti illegali nella foresta, tutti riconducibili ai tre maggiori produttori di carne del Paese: JBS, Marfrig e Minerva. Risalire a questi nomi è stato molto difficile, poiché spesso gli animali allevati vengono venduti a commercianti intermediari che, a loro volta, li rivendono alle multinazionali – un modo subdolo per nascondere la reale provenienza (illegale) del bestiame.

Per comprendere meglio l’estensione spaziale della distruzione della foresta ad opera degli allevatori intensivi di bestiame, il Times ha sovrapposto le mappe governative indicanti le aree della foresta tutelate da norme di protezione e quelle che ospitano gli allevamenti intensivi: è emerso che i ranch illegali invadono per ber 2.500 miglia quadrate le terre degli indigeni sottoposte a protezione – segno tangibile del fatto che le leggi che regolano la deforestazione (in vigore dal 2008) sono in realtà ignorate.

La deforestazione dell’Amazzonia è aumentata in modo preoccupante negli ultimi anni, per rispondere alla la crescente domanda di carne bovina, proveniente in particolare dalla Cina. I rappresentanti dell’industria della pelle si nascondono dietro la scusa che, finché c’è domanda di carne bovina, l’utilizzo delle pelli che altrimenti verrebbero inviate alle discariche non contribuisce ulteriormente all’inquinamento. Invece, secondo gli ambientalisti, l’industria della pelle rende l’allevamento più redditizio e, quindi, condivide la responsabilità di qualsiasi deforestazione. 

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Fonte: New York Times

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