Stanno dragando il fiume vicino a Chernobyl con il rischio di far riemergere fanghi radioattivi del disastro nucleare

Il dragaggio di un fiume che scorre a pochi chilometri dal reattore nucleare potrebbe far riemergere fanghi contaminati e pericolosi

Nonostante i timori di scienziati e ambientalisti, lo scorso luglio è iniziato ufficialmente il dragaggio del fiume Pripyat, corso d’acqua che scorre nei pressi del reattore nucleare di Chernobyl. I fanghi radioattivi del disastro avvenuto nel 1986 potrebbero riemergere e contaminare l’acqua potabile destinata a otto milioni di persone che abitano nella zona.

Il dragaggio del fiume fa parte di un grande progetto internazionale, grazie al quale sarà realizzato un corso di acqua in grado di collegare il Mar Baltico e il Mar Nero, attraversando per circa 2mila chilometri l’Ucraina, la Bielorussia e la Polonia, allo scopo di migliorare il trasporto fluviale e il commercio tra i vari Paesi.

Sebbene l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) abbia raccomandato di lasciare indisturbate le zone adiacenti al reattore fino a 100 chilometri – un’area chiamata “zona di esclusione” – il governo ucraino ha indetto una gara d’appalto per realizzare questa grande opera che prevede realizzare la via d’acqua più lunga d’Europa, scavando circa 100mila metri cubi di sedimenti da un fiume potenzialmente contaminato. L’appalto è stato vinto da una società Ucraina, la Sobi, e i lavori sono iniziati ormai cinque mesi fa: al momento sono già stati dragati diverse zone del fiume, alcune distanti tra i 10 e 2,5 km dalla centrale nucleare.

Da uno studio di fattibilità commissionato da un consorzio di ministeri governativi, aziende pubbliche e private e ONG, tra cui Save Polesia, WWF e BirdLife, è emerso che il governo ucraino non avrebbe effettuato alcuna valutazione ambientale e starebbe dunque violando la legge. In precedenza, altri studi di fattibilità non erano riusciti a stabilire le implicazioni ambientali che potrebbero derivare dal dragaggio del fiume.

Poiché si tratta di una delle aree maggiormente contaminate della zona di esclusione, la preoccupazione per l’impatto ambientale e per l’esposizione di lavoratori e cittadini lungo tutto il percorso interessato dall’opera è assai elevata. La società Sobi ha assicurato che tutti gli operai sono stati dotati di protezioni individuali, mentre riguardo ai possibili danni per gli ecosistemi e per la popolazione, il Ministero delle infrastrutture ucraino al momento non ha rilasciato alcuna dichiarazione.

Fonti di riferimento: The Guardian/AIEA

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