Come la plastica ci sta uccidendo giorno dopo giorno. Il dossier che svela l’impatto mostruoso sulla salute

Nonostante sia uno dei materiali più diffusi sulla Terra, la plastica e il suo impatto sulla salute umana sono ancora poco conosciuti. Un nuovo diffuso dal Center for International Environmental Law (CIEL) ha valutato tutte le fasi del ciclo produttivo e di vita di questo materiale. E i risultati sono inquietanti

Nonostante sia uno dei materiali più diffusi sulla Terra, la plastica e il suo impatto sulla salute umana sono ancora poco conosciuti. Un nuovo diffuso dal Center for International Environmental Law (CIEL) ha valutato tutte le fasi del ciclo produttivo e di vita di questo materiale. E i risultati sono inquietanti.

Secondo lo studio, l’esposizione umana aumenta con la crescita della produzione e dell’uso. La plastica minaccia la salute umana su scala globale. Mettendo insieme varie ricerche, è emerso che i rischi riguardano ogni fase del suo ciclo di vita, dall’estrazione dei combustibili fossili all’uso dei consumatori fino allo smaltimento.

Ad oggi, la ricerca sugli impatti della plastica sulla salute umana si era focalizzata soprattutto su specifici momenti del ciclo di vita di singoli prodotti e processi. Questo approccio non ha permesso di riconoscere che gli impatti sulla salute sono significativi e complessi. Essi vanno dalla produzione di emissioni legate all’estrazione delle materie prime alla gestione dei rifiuti ma riguardano anche la presenza di microplastiche nell’aria, nell’acqua e nel terreno.

Secondo il rapporto, finora queste lacune hanno impedito una corretta regolamentazione e la capacità dei consumatori e dei responsabili politici di prendere decisioni informate.

Plastic Planet

“In ogni fase del suo ciclo di vita, la plastica pone rischi distinti per la salute umana, derivanti sia dall’esposizione alle particelle di plastica stesse che dalle sostanze chimiche associate. Le persone in tutto il mondo sono esposte a più fasi di questo ciclo di vita” si legge nel dossier.

grafico plastica

Estrazione e trasporto

Il 99% della plastica proviene da combustibili fossili. Con l’estrazione di petrolio e gas, in particolare attraverso la fratturazione idraulica per il gas naturale, vengono rilasciate grandi quantità di sostanze tossiche nell’aria e nell’acqua. Oltre 170 prodotti chimici legati alla produzione delle materie prime legate destinate alla plastica hanno impatti sulla salute umana, come il cancro, problemi neurologici, riproduttivi, compromissione del sistema immunitario. Queste tossine hanno impatti diretti e documentati su pelle, occhi e altri organi sensoriali, l’apparato respiratorio, il sistema nervoso, quello gastrointestinale, fegato e cervello.

Raffinazione e produzione

Trasformare il combustibile fossile in resine plastiche e additivi rilascia sostanze cancerogene e altre componenti altamente tossiche nell’aria. Esse compromettono il sistema nervoso, causano problemi riproduttivi e dello sviluppo, cancro, leucemia. I lavoratori del settore e le comunità vicine alle strutture di raffinazione sono a maggior rischio.

Prodotti di consumo e imballaggio

L’uso di prodotti in plastica comporta ingestione e inalazione di grandi quantità sia di microplastiche che di centinaia di sostanze tossiche sospettate di favorire il cancro o di alterare il sistema endocrino.

Gestione dei rifiuti

Tutte le tecnologie di gestione dei rifiuti di plastica (compreso l’incenerimento, il coincenerimento, la gassificazione e la pirolisi) comportano il rilascio di metalli tossici, come piombo e mercurio, sostanze organiche (diossine e furani) e altre sostanze tossiche nell’aria, nell’acqua e nei terreni. Tutte queste tecnologie portano a esposizione diretta e indiretta a sostanze tossiche per i lavoratori e le comunità vicine, anche attraverso l’inalazione di aria contaminata, contatto diretto con terreno contaminato o acqua e ingestione di alimenti che sono stati coltivati in un ambiente inquinato da queste sostanze.

Come se non bastasse, le tossine derivanti dalle emissioni e le ceneri possono percorrere lunghe distanze e depositarsi nel terreno e nell’acqua, entrando anche nel nostro corpo dopo essersi accumulati nei tessuti delle piante e degli animali.

David Azoulay, direttore della salute ambientale del CIEL ha spiegato:

“Sia le catene di approvvigionamento che gli impatti della plastica attraversano confini, continenti e oceani. Nessun paese può proteggere efficacemente i propri cittadini e oggi non esiste uno strumento globale per affrontare pienamente il ciclo di vita tossico delle materie plastiche. I paesi devono cogliere l’opportunità delle attuali discussioni globali per sviluppare una risposta olistica alla crisi della salute che comporta la riduzione della produzione, dell’uso e dello smaltimento della plastica in tutto il mondo”.

Per Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia

“Non sono solo gli oceani e gli animali marini a soffrire le conseguenze della dipendenza dalla plastica della nostra società, siamo tutti noi a subirne gli effetti. Nonostante ci sia ancora molto da chiarire su tutti i possibili impatti generati dalla plastica sulla salute umana, i rischi sono evidenti. Le conoscenze attuali impongono di applicare concretamente il principio di precauzione e iniziare a eliminare definitivamente la plastica, a partire dall’usa e getta. Il ricorso a questo materiale, oltre a devastare il Pianeta, continua a mantenerci dipendenti dai combustibili fossili, contribuendo ai cambiamenti climatici”.

L’Europa ha già iniziato questo cammino mettendo al bando alcune tipologie di prodotti in plastica usa e getta ma la strada da fare è ancora lunga.

Per leggere il report completo clicca qui

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Francesca Mancuso

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