Festa della donna: le indigene dell’Amazzonia scendono in piazza contro le estrazioni petrolifere

Oggi, in occasione della Giornata internazionale della donna, le donne delle comunità indigene dell’Amazzonia ecuadoriana scenderanno in piazza per chiedere l’abbandono dei progetti di estrazione del petrolio nel sud del Paese latinoamericano, nel cuore della foresta, in un’area geografica da sempre abitata dai nativi.

Oggi, in occasione della Giornata internazionale della donna, le donne delle comunità indigene dell’Amazzonia ecuadoriana scenderanno in piazza per chiedere l’abbandono dei progetti di estrazione del petrolio nel sud del Paese latinoamericano, nel cuore della foresta, in un’area geografica da sempre abitata dai nativi.

Alla fine dello scorso mese di gennaio, il governo dell’Ecuador ha firmato due contratti con la compagnia petrolifera cinese Andes Petroleum, riconoscendole il diritto di esplorare e trivellare due lotti nel sud-est del Paese, i cosiddetti blocchi 79 e 83.

I due lotti sono situati nella foresta amazzonica, in un territorio finora intatto e abitato dalle tribù indigene dei Sápara e dei Kichwa, che per decenni si sono battute per impedire l’invasione dalle compagnie petrolifere e che, almeno fino ad oggi, erano riuscite a salvaguardare i loro spazi.

I rappresentanti delle comunità indigene hanno immediatamente denunciato l’accordo siglato dal Governo come una violazione dei loro diritti e hanno dichiarato di voler resistere e continuare a difendere il loro territorio e l’integrità della loro foresta. In particolare, le donne di queste tribù sono sempre state in prima linea nella lotta contro lo sfruttamento dei giacimenti in Amazzonia: più volte hanno cercato di fermare, con appelli, marce e sit-in, le attività estrattive e molto spesso hanno subito la dura repressione delle forze di sicurezza.

All’inizio dello scorso mese di febbraio, le donne delle comunità Sápara, Shiviar, Sarayaku e Kichwa hanno scritto una lettera aperta per respingere l’accordo del Governo ecuadoriano con la Andes Petroleum, chiedendo lo stop a qualsiasi tentativo di sfruttare il petrolio della loro foresta e lanciando la petizione No Extraction in the Amazon! Women of Ecuadorian Amazon and International Allies Reject Oil Concessions, Stand For Rights of the Earth and Communities.

“Le donne sono le principali vittime [delle attività estrattive, ndr], perché la loro capacità di nutrire le loro famiglie viene compromessa.” – si legge nella lettera – “La salute delle famiglie si deteriora, e soffrono per la divisione delle loro comunità e per altre forme di violenza.”

“I blocchi 79 e 83 colpiscono oltre il 40% del territorio della comunità Sápara che, sin dal 2001, è stato riconosciuto dall’UNESCO come “Capolavoro del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”, perché la lingua e la cultura Sápara sono in pericolo di scomparire. Una minaccia che è aumentata con lo sviluppo di un progetto petrolifero in questi territori.”

“[…] Respingiamo la politica petrolifera del governo e la possibilità di ulteriori concessioni petrolifere nel sud dell’Amazzonia. Denunciamo i meccanismi ingannevoli che sono stati utilizzati per ottenere le firme di alcuni membri della comunità […]. Noi siamo ferme nella difesa dei nostri territori, per la difesa della vita e del buon vivere delle nostre famiglie e delle nostre comunità.

Una posizione coraggiosa, che sarà ribadita nella manifestazione in programma oggi a Puyo, nel sud dell’Ecuador, e che dimostra la tenacia di queste donne, che non hanno paura di schierarsi contro la classe politica del loro Paese e gli interessi di una multinazionale. Anche se siamo troppo lontani per scendere in piazza insieme loro, possiamo sostenere la loro lotta e le loro ragioni firmando e facendo circolare la petizione No Extraction in the Amazon!, per salvaguardare una foresta che – non dimentichiamolo – è patrimonio dell’intera umanità.

Lisa Vagnozzi
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