DL Sviluppo: Piano Casa e privatizzazione delle spiagge, l’ennesimo colpo basso all’ambiente

Da qualche ora ne parlano tutti i media: il Governo sta per approvare il cosiddetto Decreto Sviluppo, con l'intenzione di rilanciare il paese e semplificarci la vita. Nei giorni scorsi il testo era stato diffuso in forma di bozza, ma a quanto pare la versione definitiva dovrebbe essere più o meno la stessa. Diverse le novità introdotte – alcune delle quali, per inciso, in netto contrasto con altre manovre già varate dal governo: bonus assunzioni nel Sud, rinegoziazione mutui a tasso variabile, bonus ricerca (!), schede carburanti, ecc... Tra queste, almeno un paio, se falliranno nell'impresa di rilanciare lo sviluppo, di certo modificheranno l'aspetto fisico e paesaggistico dell'Italia: stiamo parlando del “Piano casa” e della “Privatizzazione delle spiagge”.

Da qualche ora ne parlano tutti i media: il Governo sta per approvare il cosiddetto Decreto Sviluppo, con l’intenzione di rilanciare il paese e semplificarci la vita. Nei giorni scorsi il testo era stato diffuso in forma di bozza, ma a quanto pare la versione definitiva dovrebbe essere più o meno la stessa. Diverse le novità introdotte – alcune delle quali, per inciso, in netto contrasto con altre manovre già varate dal governo: bonus assunzioni nel Sud, rinegoziazione mutui a tasso variabile, bonus ricerca (!), schede carburanti, ecc… Tra queste, almeno un paio, se falliranno nell’impresa di rilanciare lo sviluppo, di certo modificheranno l’aspetto fisico e paesaggistico dell’Italia: stiamo parlando del “Piano casa” e della “Privatizzazione delle spiagge”.

Per quanto riguarda il primo, dopo l’entrata in vigore del Decreto i cittadini saranno liberi di aumentare la volumetria dei propri edifici, residenziali (+20% max) e non (+10% max): basterà un intervento di riqualifica – meglio se energetica – o anche di demolizione, e il gioco è fatto. L’intento sarebbe quello di “promuovere e agevolare la riqualificazione di aree urbane degradate, tenuto conto della necessità di favorire lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili”. Un simile meccanismo sarà legge entro 120 giorni in quelle Regioni che non hanno un proprio piano edilizio.

E veniamo alle spiagge. Anche in questo caso la deregulation implicita nel Decreto Sviluppo è tutt’altro che leggera: se da una parte resta il diritto di passaggio su spiagge e scogliere (e ci mancherebbe altro!) il terreno o l’immobile su cui esiste un insediamento turistico – come appunto uno stabilimento balneare – non sarà più oggetto di concessione, ma di “diritto di superficie”… un diritto che durerà la bellezza di 90 anni!

Più che legittima, quindi, la rabbia di Legambiente e del suo Presidente nazionale, Vittorio Cogliati Dezza: con l’autocertificazione per tutte le nuove costruzioni e col passaggio dalla Dia alla Scia e i vari premi in cubatura si condanna il nostro Paese alla devastazione e all’affermazione delle leggi tribali dove il più forte, in questo caso il più ricco e spregiudicato, vince su tutti e fa quel che vuole del patrimonio comune. Principio confermato anche dall’articolo sul diritto di superficie delle spiagge che, in modo totalmente illogico e anacronistico, di fatto privatizza il patrimonio costiero cedendolo a pochi soggetti più ricchi a scapito dell’intera cittadinanza cui viene alienato il diritto di usufruire liberamente del territorio e delle parti più preziose del nostro paesaggio.

Le fa eco il WWF, particolarmente indignato per le concessioni delle spiagge: Lo Stato ha ceduto clamorosamente e irresponsabilmente alle richieste dei gestori degli stabilimenti balneari, che dopo aver speculato per anni sui beni demaniali con guadagni enormi a fronte dei quali lo Stato riceveva cifre irrisorie, ottengono oggi tempi così lunghi da permettere un ulteriore incremento di infrastrutture con investimenti importanti che verranno comunque ammortizzati in tempi inferiori a quelli delle concessioni riconosciute.

Le spiagge concesse ai privati sono in questo modo definitivamente sottratte ai cittadini. È sotto gli occhi di tutti che gli stabilimenti balneari, le cui concessioni sono raddoppiate negli ultimi decenni (da circa 5mila a circa 10mila) si sono trasformati in vere e proprie cittadelle, con negozi, ristoranti, palestre e centri benessere. È un processo di cementificazione, caratterizzato da innumerevoli abusi edilizi e violazione dei termini di concessione, che è letteralmente scappato di mano allo Stato e che il Governo legittima non riuscendo né a controllarlo né a gestirlo, anzi favorendolo con questi provvedimenti. Si è introdotto il presupposto per creare diritti da cui per un secolo sarà impossibile tornare indietro. Di fatto il Governo ha svenduto le spiagge italiane più accessibili e più remunerative”.

Si prospettano insomma tempi ancora più bui, quando invece la giusta direzione da prendere – come mostra bene il docuvideo Under Constructionera verso la decrescita.

Roberto Zambon

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