Dissesto idrogeologico: Clini invia al Cipe il nuovo Piano per la messa in sicurezza del territorio

Consumo del suolo. L'Italia è in uno stato di emergenza permanente. I rischi che corre il nostro paese sono stati ulteriormente ribaditi oggi in occasione della Giornata Mondiale del Suolo 2012. E torna agli occhi dell'opinione pubblica il problema della prevenzione e della messa in sicurezza del territorio. Per fortuna, però, oggi il Cipe ha dato il suo sì definitivo alla strategia di difesa del territorio italiano da alluvioni e cambiamenti climatici

Consumo del suolo. L’Italia è in uno stato di emergenza permanente. I rischi che corre il nostro paese sono stati ulteriormente ribaditi oggi in occasione della Giornata Mondiale del Suolo 2012. E torna agli occhi dell’opinione pubblica il problema della prevenzione e della messa in sicurezza del territorio. Per fortuna, però, oggi il Cipe ha dato il suo sì definitivo alla strategia di difesa del territorio italiano da alluvioni e cambiamenti climatici.

Non serve leccare le ferite, ma cercare di non farsi del male attraverso politiche mirate. I danni causati dal dissesto idrogeologico sono legati a fatti che appartengono alla cronaca recente e sono ancora attuali. Dall’alluvione dello scorso anno della Liguria alle situazioni critiche in cui versa oggi la Toscana, colpita da nubifragi e inondazioni sempre più frequenti, fino alla Sicilia con Giampilieri e Scaletta Zanclea sempre in prima fila quando si parla di rischio idrogeologico.

Finalmente l’atteso Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio, di cui si parla fin dai tempi di Stefania Prestigiacomo, è stato inviato dal Ministro dell’Ambiente Clini al Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, che sarà discusso in una delle prossime sedute, d’intesa con i ministri delle Politiche agricole, delle Infrastrutture e dell’Economia e finanze.

Secondo il nuovo Piano, la sicurezza dovrà essere la parola d’ordine. Per questo verrà severamente vietato abitare nelle zone ad altissimo rischio di alluvione, dovranno essere effettuati lavori di manutenzione dei corsi d’acqua con pulizia degli alvei e di difesa dei centri abitati, si dovrà procedere al recupero dei terreni abbandonati, alla difesa dei boschi usando il legname raccolto anche come biomassa per produrre energia pulita, alla protezione delle coste e delle lagune esposte all’innalzamento del mare. Infine sarà necessaria un’assicurazione obbligatoria per le costruzioni nelle zone a rischio di inondazione. Nel caso delle foreste demaniali, il nuovo Piano prevede inoltre di fermare i rimboschimenti fatti con pini e abeti d’importazione e di piantare invece alberi tradizionali, tipici di una zona.

Prevenire. Perché per riparare i danni del maltempo, secondo Legambiente, l’Italia spende un milione di euro al giorno. Solo nell’ultimo triennio, dicono dall’associazione, dalla colata di fango in provincia di Messina a inizio ottobre 2009 lo Stato ha stanziato più di un miliardo di euro per le emergenze causate da eventi calamitosi di natura idrogeologica in tredici Regioni. Tali cifre però sono riuscite a coprire solo una parte dei danni provocati da frane e alluvioni. In Sicilia, Veneto, Toscana e Liguria, le regioni colpite dagli eventi più gravi in questi ultimi 3 anni, è andato l’80% delle risorse stanziate, ma i danni ammontano a 2,2 miliardi di euro circa, quasi il triplo delle risorse messe a disposizione dei Comuni colpiti.

Il programma di difesa del territorio, che dovrà essere stabilito di anno in anno definendo gli interventi in programma, sarà finanziato usando una parte dei proventi che la legge destina per almeno il 50% ad azioni contro i cambiamenti del clima e il 40% delle aste per i permessi di emissione di anidride carbonica. I fondi saranno inoltre reperiti dai carburanti.

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