Dopo lo sversamento avvenuto lo scorso martedì ad una dozzina di miglia dalla costa, si tenta in tutti i modi di arginare l'espansione della macchia di petrolio
Un ennesimo disastro ambientale, provocato dallo sversamento di petrolio in mare, sta colpendo le coste di Mae Ramheng, nell’est della Thailandia. Centinaia di lavoratori della compagnia petrolifera e le autorità della marina militare stanno moltiplicando i loro sforzi per bonificare la spiaggia, sempre più nera e melmosa per colpa del greggio portato a riva dalle onde. La zona è stata dichiarata a rischio ambientale.
La perdita, stavolta, proverrebbe da un oleodotto della Star Petroleum Refining Company (SPRC), uno dei principali produttori di prodotti petroliferi nel Paese e una delle raffinerie più efficienti nella regione dell’Asia Pacifico e dell’Oceano Indiano, operante nella regione di Rayong: oltre a coprire un terzo della domanda di carburante interna al Paese, esporta il greggio anche nella regione dell’Indocina (Laos, Cambogia, Myanmar e Singapore).
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L’oleodotto avrebbe iniziato a perdere greggio lo scorso martedì e la fuoriuscita di carburante sarebbe stata bloccata solo dopo molte ore – quando ormai già circa 50.000 litri di carburante erano finiti dispersi nell’oceano, a circa 20 km dalla costa. Grazie al moto ondoso, buona parte del petrolio ha raggiunto la spiaggia di Mae Ramhueng e ha inquinato un’area di costa estesa quasi 50 km quadrati.
La SPRC ha messo a disposizione 150 membri del personale per contribuire alle operazioni di bonifica, alle quali contribuiscono anche 200 membri della marina militare locale. Fino ad ora sono state installate barriere fisiche per contenere l’espansione del petrolio, mentre dodici navi della marina militare e tre civili (insieme ad alcuni aerei) stavano lavorando per aiutare a contenere la fuoriuscita in mare con l’ausilio di spray disperdente.
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Fonti: Reuters / The Guardian
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