Diossine nel latte materno delle donne di Taranto: “vi svelo cosa dice lo studio scientifico completo”

Nel latte materno delle donne che vivono a Taranto sono presenti diossine: uno studio, commissionato all'Istituto Superiore di Sanità, conferma gli effetti nefasti dell'inquinamento siderurgico sulla popolazione che vive in quella che l'Onu ha definito una "zona di sacrificio". Ad anticipare i risultati completi la giornalista Rosy Battaglia, che ha realizzato la docu-inchiesta "Taranto chiama"

Per gli abitanti di Taranto anche respirare, il gesto più naturale del mondo, è fonte di paura e angoscia. Anche l’Onu ha accertato che le attività dell’impianto Ilva ha compromesso pesantemente la salute dei cittadini, specialmente dei bambini e dei più vulnerabili, esponendoli al rischio di malattie respiratorie, cardiache, tumori, disturbi neurologici e mortalità prematura.

Le tracce dell’inquinamento provocato dal settore siderugico si riscontrano persino nel latte materno delle donne tarantine. La presenza di diossine è nota ormai da anni, ma dal 2019 le autorità non hanno più effettuato attività di sorveglianza sanitaria.

A riaccendere i riflettori su questa drammatica questione la giornalista e documentarista Rosy Battaglia, che ha realizzato la docu-inchiesta “Taranto chiama” – insieme alla community Cittadini Reattivi – per squarciare il velo  su quella che è stata definita dall’Onu una “zona di sacrificio” fra le più inquinate del Pianeta.

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L’assurdo stop al monitoraggio delle diossine nel latte materno dopo il 2018

Finalmente, dopo sei mesi di richieste di accesso alle informazioni al MASE, a ISPRA, all’ASL di Taranto, grazie al Freedom of Information Act (FOIA), Rosy Battaglia è riuscita a ottenere dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) lo studio scientifico completo che accerta le ricadute dell’inquinamento del siderurgico sulle madri di Taranto, con in particolare la presenza di una molecola chimica, il 2,3,4,7,8 pentaclorodibenzofurano che “può essere considerato un marcatore di attività industriali di carattere metallurgico”.

Lo studio in questione, che sarà presentato nelle prossime ore ed è stato messo a disposizione dell’Ordine dei Medici della Provincia di Taranto, era stato commissionato proprio dall’Ilva all’ISS e riporta i risultati dei dati relativi alle campagne di biomonitoraggio sul latte materno svolte fra il 2015 e il 2018..

“Dalla risposta ottenuta, si evincono due cose: che nessun ente preposto ha più monitorato dopo il 2018 la presenza di diossine nel latte materno delle madri, mentre si sono proseguite a monitorare la presenza degli inquinanti sui licheni e gli aghi di pino, le cui relazioni sono state pubblicate sul portale dedicato alla procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) del MASE, anche a seguito delle mie richieste” sottolinea la giornalista.

A seguito della pubblicazione della ricerca nel 2019 – spiega Rosy Battaglia – l’Istituto Superiore di Sanità non ha effettuato attività di sorveglianza sanitaria sulla presenza di diossine nel latte e nel sangue materno, nei tessuti adiposi delle donne di Taranto residenti nei quartieri vicini allo stabilimento.

Il decreto del Ministero dell’Ambiente del 2012 imponeva il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dello Stabilimento siderurgico ILVA S.P.A che si trova nel Comune di Taranto e Statte.

In particolare l’AIA, necessaria per l’esercizio dello stabilimento siderurgico, prevedeva con una norma, la realizzazione di una “campagna di biomonitoraggio (entro 6 mesi dal rilascio del provvedimento di riesame dell’AIA) per determinare anche la concentrazione di diossine e PCB nel latte materno nelle aree adiacenti al polo siderurgico, compresi tra gli stabilimenti ex Sural-fonderie e S Provinciale 39, Statte, Paolo VI nei pressi dell’ospedale Moscati, Paolo VI – zona ipermercato, Tamburi, centro città, Mar Piccolo primo seno e secondo seno, Parco Cimino, Talsano, San Donato, Lama, San Vito”.

Il biomonitoraggio avrebbe dovuto riguardare anche il latte e il sangue materno e i tessuti adiposi. Ciò, però, è avvenuto… Ancora una volta la gente di Taranto è stata condannata all’indifferenza. Come se la vità in questa città non fosse già abbastanza infernale.

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Fonte: Cittadini Reattivi

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