Si aprono oggi a Torino i lavori del Forum Internazionale che fino al 4 Marzo vedrà 600 ragazzi italiani e 50 ragazzi provenienti da 7 paesi europei ( Francia, Olanda, Romania, Spagna, Ungheria, Bulgaria, Lituania) confrontarsi sui temi della sostenibilità. L'evento si chiama Democrazia 2.0-Sostenibilità e si articola in una serie di workshop, tavoli di lavoro, sedute plenarie e semi-plenarie durante le quali i ragazzi affronteranno il grande tema della sostenibilità sotto il profilo etico, economico-sociale e ambientale.
Si aprono oggi a Torino i lavori del Forum Internazionale che fino al 4 Marzo vedrà 600 ragazzi italiani e 50 ragazzi provenienti da 7 paesi europei ( Francia, Olanda, Romania, Spagna, Ungheria, Bulgaria, Lituania) confrontarsi sui temi della sostenibilità. L’evento si chiama Democrazia 2.0-Sostenibilità e si articola in una serie di workshop, tavoli di lavoro, sedute plenarie e semi-plenarie durante le quali i ragazzi affronteranno il grande tema della sostenibilità sotto il profilo etico, economico-sociale e ambientale.
Quattro giorni di lavoro e il dialogo con i rappresentanti di discipline diverse aiuteranno i ragazzi a orientarsi nell’immensa giungla dei significati della parola sostenibilità. L’obiettivo è riuscire a sintetizzare le riflessioni accumulate durante gli incontri in un Manifesto che verrà successivamente diffuso su Internet e in giro per la città di Torino e prima ancora sarà discusso con Trevor Fitzgibbon, uno dei più importanti attivisti del movimento MoveOn.org, noto ai più per essere riuscito a mobiitare quasi un milione di volontari per la campagna di Obama e a raccogliere decine di milioni di dollari per sostenere il candidato alle presidenziali.
Cosa differenzia dunque questo Forum da tutti quelli di cui siamo abituati a sentire parlare? Del resto il termine sostenibilità entra ormai di diritto in qualsiasi titolo o sottotitolo di conferenza o tavolo di lavoro o chiacchierata tra amici, a rischio, come dice Serge Latouche di essere ormai un vero e proprio “concetto di moda“.
Innanzitutto i protagonisti: ragazzi che vanno dai 16 ai 25 anni, studenti, giovani che fanno parte di quella fantomatica generazione che con i danni provocati dal consumo irragionevole delle risorse di questo Pianeta dovranno fare realmente i conti.
In secondo luogo la divisione in aree tematiche. Non sostenibilità come termine “acchiappatutto” ma come categoria da interpretare in maniera diversa a seconda che si parli di: acqua, aria, terra, energia o città.
In terzo luogo la democrazia quale ambito dentro il quale inserire la discussione: la sostenibilità non può diventare un obiettivo condiviso e radicato nella società se non viene affrontata nel rispetto delle modalità che determinano la convivenza democratica.
Infine il metodo educativo e il processo che ha condotto 600 ragazzi a riunirsi a Torino per 4 giorni. Il percorso di avvicinamento all’evento infatti ha avuto inizio nel settembre del 2009 quando un gruppo di ricercatori ha iniziato a stilare una prima serie di documenti sulla sostenibilità che sono stati distribuiti nelle scuole e tra gli studenti che si erano resi disponibili a partecipare al progetto. Attraverso l’aiuto dei docenti, sono emerse le categorie di studio e da quel momento è iniziata una discussione a cui è seguito un confronto che si è svolto sia sul fronte reale sia su quello reale.
Da Novembre a marzo, parallelamente ai 60 incontri guidati e coordinati da 60 formatori dell’associazione Acmos, è stato aperta una piattaforma di discussione online che in breve tempo ha aggregato una vivace community. Attraverso Youtube, Facebook, Twitter e gli Rss i ragazzi hanno condotto un dialogo costante approfondendo i temi, ognuno secondo i propri ambiti di interesse, rimanendo continuamente aggiornati e aggiornandosi reciprocamente attraverso status, commenti e opinioni lasciate sulle rispettive bacheche.
Sostenibilità. Dunque. Ma sotto una lente d’ingrandimento diversa.
Porte chiuse ormai per chi volesse partecipare al Forum, ma uno stimolo concreto per chiunque volesse cominciare a riflettere sulla sostenibilità come un concetto da condividere e non solo da lasciare in mano ai saggisti e agli economisti.
Pamela Pelatelli