Il Delta del Po a rischio a causa delle trivellazioni offshore: potrebbero esserci cedimenti del terreno nella riserva naturale dell’UNESCO

C’è preoccupazione per il futuro del Delta del Po a causa della ripresa delle trivellazioni offshore dell’alto Adriatico che potrebbero far sprofondare il terreno: l’allarme degli ambientalisti e di molti sindaci

Il Delta del Po, un’area di circa 500 km² nel nord-est dell’Italia, è una riserva naturale dell’UNESCO conosciuta per la sua ricca biodiversità e i suoi paesaggi unici. Questo fragile ecosistema, situato a un’ora a sud di Venezia, è costituito da lagune, paludi, spiagge e terreni agricoli, ed è tra le zone umide più grandi e ricche del Mediterraneo.

Tuttavia il Delta del Po, come rivela un’inchiesta di Euronews, è ora a rischio a causa delle trivellazioni offshore per l’estrazione di gas. La storia del Delta del Po è complessa. Creato in parte dalla sedimentazione naturale e in parte dagli sforzi di bonifica dell’uomo, il delta ha sempre dovuto lottare contro l’invasione del Mar Adriatico.

Negli anni ‘30 e ‘60, l’estrazione di gas e acqua salata dal sottosuolo ha accelerato l’affondamento del terreno. Questo processo ha provocato il rapido sprofondamento di aree come l’isola di Batteria, che negli anni ‘70 è stata completamente abbandonata.

Tanti sindaci schierati contro le trivellazioni

Il Delta del Po è anche vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico. La regione ha sofferto di prolungate siccità, seguite da piogge torrenziali che il terreno non può assorbire. Inoltre l’innalzamento del livello del mare e la mancanza di acqua glaciale proveniente dalle montagne stanno causando la contaminazione salina delle acque dolci, compromettendo l’irrigazione e distruggendo habitat fragili. Questo ha un impatto devastante sulla biodiversità del delta, che ospita oltre 350 specie di uccelli e più di 1.000 specie di piante.

Ma a questi problemi ambientali si aggiungono quelli più recenti con il governo che ha autorizzato la ripresa delle trivellazioni nell’alto Adriatico a causa della riduzione delle forniture di gas legate alla guerra in Ucraina. Sebbene i nuovi pozzi saranno situati offshore, gli esperti avvertono che potrebbero comunque causare cedimenti del terreno, simili a quelli verificatisi in passato.

Questa decisione ha suscitato forti preoccupazioni tra gli ambientalisti e i politici locali. Roberto Pizzoli, sindaco di Porto Tolle, ha espresso timori per il collasso definitivo dell’area già devastata dalla presenza del granchio blu, una specie invasiva che ha decimato le popolazioni di vongole e cozze. Anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha sottolineato che le trivellazioni sarebbero irrilevanti per il fabbisogno energetico italiano, ma avrebbero un impatto significativo sull’ambiente.

Il Delta del Po, con il suo delicato equilibrio ecologico, necessita di protezione e misure sostenibili per garantirne la sopravvivenza. Come ha affermato Luisa Beltrame, sindaco di Ariano del Polesine, c’è bisogno di certezze e garanzie per salvaguardare il futuro di questo ambiente e la vivibilità delle comunità che già soffrono per altre emergenze.

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