Norvegia, il primo Paese del mondo con deforestazione zero

Buone notizie sul fronte della tutela delle foreste: la Norvegia ha scelto ufficialmente la via della deforestazione zero in tutte le procedure collegate agli approvvigionamenti e agli appalti pubblici, diventando il primo stato al mondo ad assumere un impegno di questa portata.

Buone notizie sul fronte della tutela delle foreste: la Norvegia ha scelto ufficialmente la via della deforestazione zero in tutte le procedure collegate agli approvvigionamenti e agli appalti pubblici, diventando il primo stato al mondo ad assumere un impegno di questa portata.

La scorsa settimana, infatti, la Commissione per l’Energia e per l’ambiente del parlamento norvegese ha chiesto formalmente al Governo di Oslo di impegnarsi a perseguire una politica di procurement e appalti pubblici che escluda del tutto la deforestazione, scegliendo solo beni e servizi che non comportino l’abbattimento indiscriminato di alberi.

Contestualmente, la Commissione ha anche invitato il Governo a proteggere la biodiversità, utilizzando a tal fine gli investimenti fatti dalla Norges Bank Investment Management, che gestisce il fondo pensioni pubblico del paese scandinavo.

“Nel corso degli ultimi anni, un certo numero di aziende private si è impegnato a smettere di acquistare dei beni che possano essere collegati alla distruzione della foresta pluviale.” – ha commentato Nils Hermann Ranum, portavoce della Rainforest Foundation per la Norvegia – “Fino ad ora, questa tendenza non era stata accompagnata da un impegno analogo da parte dei governi nazionali. Pertanto, è molto positivo che lo stato norvegese abbia scelto di assumerlo, applicando le stesse le stesse direttive anche agli appalti pubblici.”

Non è la prima volta che la Norvegia balza agli onori della cronaca per il suo impegno in favore dell’ambiente e, in particolare, delle foreste: basti pensare, ad esempio, che lo stato scandinavo è uno dei principali finanziatori dei progetti di conservazione delle foreste in tutto il mondo e supporta anche programmi a tutela dei diritti delle comunità che le abitano.

Già nel 2014, inoltre, in occasione del vertice ONU sul clima tenutosi a New York, la Norvegia, insieme a Germania e Regno Unito, aveva dichiarato l’intenzione di “incoraggiare catene di approvvigionamento non macchiate dalla deforestazione, anche attraverso politiche di appalti pubblici che privilegino fonti sostenibili, ad esempio nel caso di materie prime quali l’olio di palma, la soia, la carne di manzo e il legname.”

Proprio su questo fronte, uno studio pubblicato nel dicembre dello scorso anno ha rilevato che, tra il 2000 e nel 2011, la produzione di carni bovine, di olio di palma, di soia e di prodotti in legno in soli sette paesi con alti tassi di deforestazione (Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay, Indonesia, Malesia e Papua Nuova Guinea) è stata responsabile per il 40% della deforestazione tropicale totale e per il 44% delle emissioni di anidride carbonica associate.

La deforestazione si conferma così, a livello globale, tra le cause principali di inquinamento e cambiamenti climatici. Eppure, non tutti i Paesi sono concordi nello schierarsi a difesa delle foreste: basti pensare alla recente decisione della Polonia di portare avanti il disboscamento su larga scala della secolare foresta di Bialowieza, un polmone verde di circa 1500 kmq, vicino al confine con la Bielorussia.

Lisa Vagnozzi

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