Altamira, la città brasiliana epicentro (e simbolo) della deforestazione dell’Amazzonia

La deforestazione in Amazzonia non è un problema recente ma nessuno se ne occupa tra corruzione dilagante, indifferenza verso l'ambiente e sete di crescita.

Nell’ultimo mese è cresciuta l’attenzione verso la foresta amazzonica, minacciata da incendi devastanti. La responsabilità di tali incendi è ricaduta quasi completamente sul presidente brasiliano Bolsonaro a causa delle sue politiche anti ambientaliste.
Bolsonaro infatti ha da sempre visto un potenziale economico nella foresta amazzonica e le sue politiche hanno incoraggiato la deforestazione, come mezzo per liberare terre da destinare ad attività produttive remunerative.

Lo sfruttamento della foresta amazzonica non è però iniziata con Bolsonaro e non dipende solo dai recenti provvedimenti.

Circa un decennio fa Altamira, comune brasiliano nello Stato del Parà, si è trovato al centro di un’importante disputa ambientale per via della costruzione della grande diga idroelettrica di Belo Monte su un affluente del Rio delle Amazzoni.

All’epoca indigeni, scienziati e ambientalisti avevano avvisato che a causa della diga, Altamira sarebbe diventata l’epicentro di una crisi che avrebbe travolto l’Amazzonia.

Nel 2012, l’organizzazione no profit Amazon Watch avvertì che il progetto della diga, che avrebbe deviato il flusso del fiume Xingu avrebbe devastato una vasta area della foresta pluviale amazzonica brasiliana, minacciando la sopravvivenza delle popolazioni indigene.

Nonostante la valutazione dell’impatto ambientale del progetto fosse incompleta, i lavori sono iniziati e, come previsto, la costruzione della diga ha costretto migliaia di indigeni a lasciare le loro terre (tra i 20mila e i 50mila, secondo stime diverse) non più raggiunte dalle acqua del fiume Xingu da cui le popolazioni dipendevano.

La costruzione di Belo Monte ha inoltre portato decine di migliaia di lavoratori a trasferirsi ad Alamira, che ha visto incrementare i suoi abitanti da 100mila a 160mila in soli due anni: l’aumento di residenti ha dato impulso a nuovi progetti infrastrutturali volti a servire la diga e le aree circostanti.

La rapida crescita ha provocato un aumento della deforestazione e Altamira è divenuta la sede del più alto tasso di deforestazione dell’Amazzonia per sette anni consecutivi.
Insieme alla deforestazione sono cresciute le lotte tra criminali e popolazioni locali e indigene impegnate a difendere la foresta.
La situazione è ulteriormente peggiorata sotto il governo di Bolsonaro, poiché il nuovo presidente incoraggia la deforestazione attraverso la diminuzione di controlli sull’abbattimento illegale di alberi e una minore applicazione delle pene per chi commette crimini ambientali.

Deforestazione e incendi continuano ad aumentare in modo preoccupante sotto il governo di Bolsonaro e da gennaio ad oggi la polizia federale brasiliana ha avviato ben 157 indagini ambientali nel comune di Altamira.
Da quando Bolsonaro è stato eletto, il numero di sanzioni emesse dal governo è però diminuito, chiaro segno che il governo non intende fermare in modo concreto la distruzione della foresta.

Altamira, epicentro della distruzione dell’Amazzonia, ha perso 297 chilometri quadrati di foresta solo da gennaio a luglio di quest’anno, registrando un record di abbattimento degli alberi e di incendi.
Durante il mese di agosto ad Altamira si sono verificati più di 2.200 incendi, con un incredibile aumento del 794% rispetto a un anno fa.

In merito a questa drammatica situazione, il pubblico ministero Thais Santi ha dichiarato che:

“Non serve a nulla venire con un aereo per spegnere l’incendio. I problemi sono molto più grandi di quanto chiunque voglia ammettere”

Problemi che vengono ignorati dal governo brasiliano ormai da anni tra corruzione dilagante, indifferenza verso l’ambiente e sete di crescita.

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Tatiana Maselli

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