Uno dei ghiacciai più spessi del mondo ha iniziato a sciogliersi dopo anni di crescita, facendo diminuire la speranza di contrastare la crisi climatica
Il ghiacciaio Taku, in Alaska, è i più grande dei 20 principali ghiacciai della regione di Juneau Icefield e, con i suoi quasi 1500 metri di altezza, è uno dei ghiacciai più spessi del mondo.
Per quasi mezzo secolo, il ghiacciaio Taku ha continuato a crescere, tanto che per i negazionisti dei cambiamenti climatici rappresentava la dimostrazione dell’inestistenza della crisi ambientale.
Ora però sembra che anche questo ghiacciaio stia risentendo del riscaldamento globale. A fornire la prova del fatto che anche Taku si sta sciogliendo, sono le immagini scattate dalla Nasa nell’agosto 2014 e nell’agosto 2018: dalle fotografie messe a confronto è evidente che anche per questo ghiacciaio è iniziato il declino e per la prima volta dopo decenni di espansione sta cominciando a ritirarsi.
Per il momento la perdita di ghiaccio è contenuta, ma è comunque allarmante. Secondo l’esperto Mauri Pelto, che studia questi ghiacciai da quasi quarant’anni, si prevedeva che Taku continuasse crescere fino alla fine del secolo.
Dei 250 ghiacciai di montagna che Pelto ha studiato in tutto il mondo negli ultimi decenni, Taku era l’unico a non aver iniziato a sciogliersi.
Il fatto che stia iniziando a ritirarsi 80 anni prima del previsto, diminuisce la speranza di riuscire a far fronte ai cambiamenti climatici.
Esaminando i dati satellitari, Peltro ha notato che tra il 1946 e il 1988, il ghiacciaio Taku stava guadagnando massa e crescendo in modo stabile. Successivamente, l’avanzamento ha iniziato a rallentare fino a che la crescita si è definitivamente arrestata tra il 2013 e il 2018.
Dal 2018 in poi, il ghiacciaio ha iniziato a ritirarsi, in concomitanza con un’estate particolarmente calda.
Sebbene fosse inevitabile che persino un ghiacciaio spesso come Taku iniziasse a ritirarsi, il declino generalmente comincia dopo decenni di stabilità: la transizione di Taku dalla crescita alla perdita di ghiaccio è invece durata pochissimi anni e questo è l’aspetto più preoccupante.
Secondo Pelto, infatti, il fatto che la transizione sia avvenuta così rapidamente indica che il cambiamento climatico sta provocando modifiche sostanziali nei cicli naturali, ad esempio velocizzando un declino che normalmente richiederebbe decenni.
Inoltre, lo scioglimento di qualsiasi ghiacciaio comporta a sua volta ulteriori cambiamenti nel clima, accelerando ulteriormente la perdita di ghiaccio, in un circolo vizioso.
Come spesso ripetono scienziati e studiosi, occorre agire subito e in modo davvero drastico se vogliamo fermare o quantomeno rallentare la catastrofe ambientale cui stiamo andando incontro.
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Tatiana Maselli