Inquinare è un delitto. Gli ecoreati finalmente saranno puniti. Sono stati necessari oltre 20 anni ma adesso i crimini contro l'ambiente verranno puniti penalmente. Non più solo una multa ma anche il carcere. Eppure qualcosa non torna
Inquinare è un delitto. Gli ecoreati finalmente saranno puniti. Sono stati necessari oltre 20 anni ma adesso i crimini contro l’ambiente verranno puniti penalmente. Non più solo una multa ma anche il carcere. Eppure qualcosa non torna.
Ieri il Senato con 170 voti a favore, 20 contrari e 21 astensioni ha approvato definitivamente il ddl. Ma se da una parte c’è soddisfazione per aver raggiunto un traguardo importante dopo quasi 21 anni di battaglie, dall’altra si teme che la nuova legge possa lasciare spiragli ad alcuni grandi inquinatori.
Cosa prevede il ddl ecoreati? La legge introduce nel codice penale quattro nuovi reati: il delitto di inquinamento ambientale, il delitto di disastro ambientale, il delitto di traffico ed abbandono di materiale di alta radioattività e il delitto di impedimento del controllo.
Il provvedimento raddoppia anche i termini di prescrizione per i reati ambientali; prevede anche, in sede di condanna o patteggiamento, la confisca dei beni e il ripristino dello stato dei luoghi, e infine la riduzione dei due terzi delle pene in caso di ravvedimento operoso.
Nel corso della sua ultima lettura la Camera ha soppresso, all’articolo 1, la parte che che puniva con la reclusione da uno a tre anni chiunque utilizzasse la tecnica dell’air gun o altre tecniche esplosive per le attività di ricerca e di ispezione dei fondali marini volte alla coltivazione di idrocarburi.
Air gun. Si trattava di una vera e propria arma ad aria compressa, con la quale sarebbero state provocate delle esplosioni sonore fino al fondale marino. Successivamente, in base all’eco prodotta esse avrebbero rivelato la presenza di eventuali giacimenti.
Multe e carcere. Si inaspriscono le pene. Si va da 2 a 6 anni di carcere con un multa da 10mila a 100mila euro per chiunque abusivamente provochi
“una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili: delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo; di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna”.
Ma le pene salgono nel caso in cui vengano accertate lesioni o morte riguardanti una o più persone: da 2 anni e 6 mesi fino a 7 anni per lesioni che comportino più di 20 giorni di malattia; da 3 a 8 anni per lesioni gravi; da 4 a 9 per lesioni gravissime; da 5 a 10 anni in caso di morte.
Ma secondo Peacelink, nonostante le “buone intenzioni” il decreto sarebbe scritto male e in forma ambigua, mettendo addirittura a rischio i processi per disastro ambientale in atto: “Preclude la possibilità di avviare nuovi processi a industrie e impianti inquinanti dotati di autorizzazione AIA”. Il timore è che al contrario di quanto ci si aspetterebbe, il decreto possa “fornire un formidabile scudo di impunità”.
Perché? C’è un punto abbastanza discutibile ed è quello che si riferisce al disastro ambientale “cagionato abusivamente”. Ma se l’ecoreato fosse commesso inpresenza di impianti regolarmente autorizzati? Come ha spiegato anche il magistrato Gianfranco Amendola,
“siamo in Italia; e la verità è che questo non è un paese normale in quanto abbiamo delle leggi che troppo spesso sembrano fatte apposta per favorire gli inquinatori e la ‘crescita’ a danno della salute e dell’ambiente. Di modo che spesso si autorizzano o sono state autorizzate attività industriali che in nessun altro paese civile sarebbero autorizzate. Basta pensare all’Ilva”.
Proprio l’Ilva che con questa formulazione potrebbe restare impunita. Un “abusivamente” che suona stonato rispetto alle intenzioni iniziali, quasi a voler punire solo chi commette un ecoreato con queste modalità.
Soddisfatti comunque gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Francesco Ferrante:
“Troppi imprenditori disonesti hanno calpestato per anni il diritto alla salute dei cittadini, e troppo spesso gli ecomafiosi hanno avuto gioco facile nel condurre i loro sporchi affari in un contesto di sostanziale vuoto normativo. Da oggi questo popolo inquinato, avvelenato dall’amianto e dalla diossina, potrà continuare a contare su chi in questi anni coraggiosamente e seriamente si è schierato al suo fianco – magistratura, forze dell’ordine, associazioni ambientaliste – sapendo che ora la legge è esplicitamente dalla sua parte”.
Per Libera e Legambiente ieri è stata una giornata storica:
“Dopo 21 anni gli ecoreati entrano finalmente nel Codice penale: eco-giustizia è fatta. Da ora in poi gli ecomafiosi e gli ecocriminali non la faranno più franca: grazie ad una norma come questa sarà possibile colpire con grande efficacia chi fino ad oggi ha inquinato l’ambiente in cui viviamo contando sull’impunità”.
L’augurio è che la nuova legge possa essere solo il primo passo verso un cammino che liberi l’Italia da questa piaga. Gli ultimi numeri, forniti da Legambiente col rapporto Ecomafie 2014, parlavano di 80 reati contro l’ambiente al giorno per un giro d’affari di 15 miliardi di euro e 29.274 infrazioni accertate per i 321 clan censiti.
Francesca Mancuso
LEGGI anche:
Ecoreati, arriva sì del Senato. È reato penale anche l’air gun
Ecoreati, dopo il sì della Camera atteso oggi anche il parere del Senato. Firma la PETIZIONE