Dopo tre decenni di colloqui sul clima, il dato acclamato e confermato sembra certo: la necessità di “abbandonare i combustibili fossili”. Tuttavia, gli analisti e gli scienziati non escono del tutto vittoriorsi da questa COP28, perché nel testo finale non c'è un obbligo chiaro o un calendario rigido per raggiungere l'obiettivo di "transitioning away"
Indice
Finiti i giorni in cui le prime pagine si sono tutte concentrate sull’accordo definito “storico” sul Global Stocktake, ci comincia a fare qualche rapido calcolo. Dopo la promessa di finanziamenti al fondo loss and damage fatta il primissimo giorno di lavori della COP28, il Global Stocktake finale segna sì la fine per i combustibili fossili, ma avrebbe parecchi limiti.
La necessità di “allontanarsi” dai combustibili fossili può essere stata riconosciuta, ma per molti non è sufficiente, tanto che sul tavolo della Conferenza di Dubai c’erano altri temi utili alla strategia globale di contrasto alla crisi climatica e, in molti casi, le trattative sono andate peggio del previsto.
Leggi anche: Cop28: l’accordo cita per la prima volta le fossili, ma non ha un piano serio per abbandonarle
Nessuno ne parla, ma sono ben 12, infatti, i dossier su cui l’intesa è rimandata alla COP29 dell’anno prossimo a Baku, in Azerbaijan.
Cosa dice il documento finale
Il Global Stocktake viene visto dagli analisti come una sorta di bilancio per capire cosa è stato fatto e cosa c’è ancora da fare per cercare di rimanere vicini agli 1,5 gradi Celsius di aumento della temperatura media globale.
Detto addio al phase-down e, peggio, al phase-out, nel testo finale è stata adottata una nuova espressione che è nata da un compromesso di cui è stato artefice il presidente della COP28, Sultan Al Jaber (senz’altro, dalla sua, assolutamente geniale): transitioning away. Ovvero, transizione dai combustibili fossili per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050, in linea con quanto affermato dalla scienza:
Transitioning away from fossil fuels in energy systems, in a just, orderly and equitable manner, accelerating action in this critical decade, so as to achieve net zero by 2050 in keeping with the science.
Ma chi ha la meglio e chi la peggio in tutto questo?
COP28, i vincitori
I lobbisti
Inutile dirlo, visto che i rappresentanti dell’industria erano presenti in numero record a Dubai: 2.456 delegati del settore petrolifero e del gas, 475 dell’industria della cattura e dello stoccaggio del carbonio (CCS), più di 100 dell’agroalimentare e molti altri provenienti da altri Paesi.
Ne abbiamo parlato qui: Quasi 2.500 lobbisti dei combustibili fossili alla COP28 sul clima, il record dei record
Gli Stati Uniti e la Cina
I due maggiori emettitori del mondo se ne escono a testa alta: gli States hanno promesso solo 20 milioni di dollari in nuovi finanziamenti per i Paesi poveri, la Cina continuerà a costruire centrali a carbone.
L’industria petrolifera e del gas e Sultan Al Jaber (e la Adnoc)
Quel che è vero è che Al Jaber ha ottenuto un compromesso ampiamente elogiato da altre nazioni come “il migliore che si potesse ottenere“. E tutto ciò gli consentirà di rimpolpare la più grande compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti, che sta pure progettando di espandere la produzione.
Le aziende di energia pulita
Sembrerà strano, ma le aziende di energia solare, eolica e altre società di energia pulita hanno anche avuto il loro ruolo dopo che 118 Governi alla COP28 si sono impegnati a triplicare la capacità di energia rinnovabile del mondo entro il 2030.
COP28, gli sconfitti
Il clima e la giustizia climatica
Nonostante l’estate più calda degli ultimi 120mila anni, le compagnie petrolifere, del gas, del carbone e agricole rimarranno in essere. In più, nonostante la creazione di un “fondo per le perdite e i danni”, i Paesi in via di sviluppo, i più colpiti dalla crisi climatica ma meno colpevoli, ricevono ancora pochissimi aiuti.
L’Alleanza dei piccoli Stati insulari, per esempio, i più vulnerabili all’innalzamento del livello del mare, ha affermato che l’accordo contiene “una litania di scappatoie” e rappresenta solo un cambiamento non sufficiente a mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5°C.
Le generazioni future e le altre specie
Nonostante il caldo record del 2023, questo sarà probabilmente uno degli anni più freddi nella vita di molti giovani e per la biodiversità.
Gli scienziati
E infine loro, gli esperti del clima, che hanno accolto con favore la menzione dei combustibili fossili, ma hanno affermato che l’accordo non riflette l’urgenza e la chiarezza dettate dalla scienza.
Il tiepido accordo raggiunto alla Cop28 costerà a tutti i Paesi, non importa quanto ricchi, non importa quanto poveri. Tutti perdono, conclude Friederike Otto dell’Imperial College di Londra, co-fondatrice del gruppo World Weather Attribution.
Con ogni verbo vago, ogni promessa vuota nel testo finale, milioni di persone in più si troveranno in prima linea nella lotta al cambiamento climatico e molti moriranno.
Consulta il nostro SPECIALE COP28.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube