Questa start-up franco marocchina ha l’obiettivo di trasformare il deserto da minaccia a produttore di cibo. Il suo è un sistema che può essere implementato ovunque vicino a una fonte di acqua salmastra, che viene desalinizzata utilizzando la tecnologia ad energia solare
Possibile mai coltivare nel deserto? Certo che sì e questa start-up in Marocco ne dà conferma, “basta” lottare contro la desertificazione e trasformare i terreni degradati attraverso l’agroforestazione. Certo roba non semplice ma è questo l’obiettivo che si è data Sand to Green (letteralmente, non a caso, “Da sabbia a verde”), piccola impresa che mira proprio a convertire nei prossimi 5 anni un pezzo di deserto in una piantagione sostenibile e redditizia.
A causa della crisi climatica, la desertificazione è di fatto un problema crescente, con 250 milioni di persone direttamente colpite dal degrado di terreni un tempo fertili. Secondo le Nazioni Unite, il problema riguarda un terzo della superficie terrestre della Terra, inaridendo parti dell’Africa, del Sud America, dell’Europa meridionale, della Cina e un terzo del suolo degli Stati Uniti. Recuperare le terre aride e trasformarle nuovamente in campi agricoli potrebbe essere la chiave per garantire la possibilità di nutrire la popolazione del Pianeta.
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Da questa idea è nata della start-up franco marocchina.
L’80% della deforestazione è direttamente attribuibile all’agricoltura, settore che rappresenta il 22% delle emissioni globali di gas serra, dice Wissal Ben Moussa, co-fondatrice e responsabile dell’agricoltura.
Perché in Marocco?
Perché oltre il 90% del Paese versa in un clima da arido a semi-arido e due terzi è nel deserto. Il Marocco, inoltre, è altamente vulnerabile agli impatti dei cambiamenti climatici. La scarsità d’acqua, l’insicurezza alimentare, la desertificazione e l’erosione dei litorali sono già tutti problemi ben evidenti: il Paese perde circa 31mila ettari di foresta ogni anno a causa di incendi, disboscamento per legna da ardere e/o da costruzione, estensione di raccolti, cereali e pascoli.
Il processo “da sabbia a verde”
La nostra soluzione è utilizzare l’agroforestazione per creare un nuovo tipo di agricoltura sostenibile e resiliente ai cambiamenti climatici, si legge sul sito.
Il sistema può essere implementato ovunque vicino a una fonte di acqua salmastra, che Sand to Green desalinizza utilizzando tecnologia ad energia solare. Quindi pianta una varietà di alberi ed erbe da frutto nello stesso spazio – una pratica nota come consociazione – e irriga a goccia le loro radici direttamente con l’acqua desalinizzata, per ridurre al minimo l’evaporazione.
Utilizziamo tecniche di gocciolamento per portare l’acqua necessaria alla crescita delle piante direttamente al loro apparato radicale. L’evaporazione e tutte le perdite d’acqua sono ridotte al minimo, riducendo il consumo complessivo di acqua dal 30 al 50%.
Il terreno viene quindi rigenerato utilizzando quello che Sand to Green chiama “concime verde”, una miscela che include compost, biochar (una forma di carbone che può aiutare i terreni aridi a trattenere l’acqua) e microrganismi che aiutano il terreno a “risvegliarsi”.
Ciò consente ad alcune erbe di essere pronte per il raccolto dopo soli due anni.
In un esperimento sucinque ettari nel sud del Marocco, in corso dal 2017, Sand to Green ha provato una varietà di piante alla ricerca di quelle migliori.
I miei tre alberi preferiti sono il carrubo, il fico e il melograno, afferma Ben Moussa. Sono endemici nelle regioni in cui vogliamo intervenire, hanno un alto valore aggiunto in termini di prodotti, ma sono anche molto resilienti.
Tra le erbe consociate che sono state sperimentate con successo ci sono il rosmarino, il geranio, il vetiver e la citronella.
Far rivivere il deserto
Una revisione del 2018 della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione ha rilevato che l’economia globale è destinata a perdere 23 trilioni di dollari entro il 2050 a causa del degrado del territorio, mentre intraprendere azioni urgenti costerebbe solo una frazione di quella cifra: 4,6 trilioni di dollari. Il degrado del territorio e la siccità colpiscono 169 Paesi, di cui Asia e Africa i più colpiti.
Gli sforzi per coltivare raccolti in ambienti desertici si stanno diffondendo. Il Centro internazionale per l’agricoltura biosalina sta coltivando supercibi tolleranti al sale nel terreno sabbioso di Dubai, mentre in Tanzania le organizzazioni no-profit stanno utilizzando cumuli di terra noti come bacini per intrappolare l’acqua in modo che possa penetrare nel terreno arido, consentendo il ritorno dell’erba.
Sand to Green sta ora lavorando per espandersi fino a diventare un sito commerciale su 20 ettari, sempre al sud del Marocco. Si dice che la creazione di un sito di quelle dimensioni costerebbe circa 450mila euro e inizierebbe a produrre ritorni finanziari in circa cinque anni.
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Fonti: CNN / Sand to Green
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