Riduzione delle emissioni di gas serra del 17% rispetto al 2005 entro il 2020: questa la proposta con la quale Barack Obama si presenterà a Copenaghen, la conferenza Onu sul Clima, il prossimo 9 dicembre, il giorno prima della premiazione ufficiale per il Nobel della pace che si terrà ad Oslo, in Norvegia.
Riduzione delle emissioni di gas serra del 17% rispetto al 2005 entro il 2020: questa la proposta con la quale Barack Obama si presenterà a Copenaghen, la conferenza Onu sul Clima, il prossimo 9 dicembre, il giorno prima della premiazione ufficiale per il Nobel della pace che si terrà ad Oslo, in Norvegia.
Il Presidente americano, dunque, conferma la sua partecipazione e si unisce agli altri 65 capi di Governo che hanno già garantito la loro presenza al summit danese.
A quanto pare, gli USA punterebbero ad una riduzione del 30% entro il 2025, del 42% entro il 2030 e dell’83% entro il 2050. Sul tavolo dei negoziati di Copenhagen arriva finalmente dagli Stati Uniti un impegno concreto di taglio delle emissioni che ricalca, in sostanza, la proposta di legge presentata l’estate scorsa dalla Camera dei Rappresentanti e ancora al vaglio del Senato il quale punterebbe invece ad una riduzione del 20% entro il 2020, al pari di quella fissata dall’Unione Europea.
Non era esattamente ciò che ci si aspettava dal Premio Nobel, ma vista la piega che stava prendendo la situazione a pochi giorni dalla Conferenza, rappresenta comunque un grande passo avanti per sbloccare la situazione e arrivare ad un accordo vincolante. Anche perché è la prima volta che un Presidente in carica fa una dichiarazione del genere, assumendosi un impegno così diretto.
È per questo che parole di sostegno e apprezzamento arrivano (diffuse da un comunicato della Casa Bianca contenente le dichiarazioni e l’incoraggiamento ad Obama di congressisti, ambientalisti e imprenditori.) anche dal “collega” Al Gore, premio Nobel 2007 per il suo sforzo contro i cambiamenti climatici: “Coloro che temevano che gli Stati Uniti avessero abdicato alla loro responsabilità mondiale dovrebbero riporre speranza in queste azioni e lavorare perché da Copenaghen arrivino un forte accordo operativo e le linee guida affinché si possa completare il prossimo anno un trattato esaustivo“.
Icoraggiato, come specificherà poi Robert Gibbs, portavoce del presidente USA, dai “progressi realizzati nelle recenti discussioni con i leader di Cina ed India” – quest’ultimo in visita martedì alla Casa Bianca – Barack Obama ha preso la decisione di prendere parte al COP 15 è stata presa perché “il presidente è convinto che sia possibile raggiungere un accordo significativo a Copenaghen“.
E da Berlino, pur riconoscendo che gli Stati Uniti dovrebbero fare di più, arriva anche l’apprezzamento di Yvo De Boer, il negoziatore delle Nazioni Unite per il quale la presenza di Obama – accolta con favore anche dal Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso – è determinante per la riuscita del summit.
Simona Falasca