Crisi climatica: GreenMe sfida il silenzio dei media sulle aziende inquinanti

Nuovo aggiornamento del monitoraggio sull’informazione dei cambiamenti climatici in Italia cominciato nel 2022 con Greenpeace e Osservatorio di Pavia. Pare che nel 2023 giornali e tv abbiano dato più spazio alla crisi climatica, ma continuano a non parlare delle cause e dei responsabili e sono sempre più dipendenti dalle pubblicità delle aziende inquinanti

Bene, ma non benissimo: la comunicazione ambientale in Italia continua ad avere dei nodi. Nel 2023 – l’anno più caldo di sempre – è sì aumentata l’attenzione dei principali media italiani nei confronti della crisi climatica, ma al tempo stesso proprio loro sono sempre più economicamente dipendenti dalle pubblicità delle aziende inquinanti. Ciò vuol dire che rimane censurata la vera causa della crisi climatica: le fonti fossili e le responsabilità delle aziende del gas e del petrolio.

È quanto emerge dal secondo rapporto annuale sull’informazione dei cambiamenti climatici nel nostro Paese, realizzato per Greenpeace Italia dall’Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca specializzato nell’analisi della comunicazione.

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Lo studio ha esaminato come, tra gennaio e dicembre 2023, la crisi climatica sia stata raccontata dai cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), dai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7 e dalle 20 testate di informazione più seguite su Instagram.

I risultati mostrano un aumento degli articoli pubblicati dai principali quotidiani italiani in cui si fa almeno un accenno alla crisi climatica, pari in media a 2,7 articoli al giorno (contro una media di 2 articoli al giorno nel 2022), sebbene quelli effettivamente dedicati al clima siano appena un terzo.

Ma resta molto più marcato l’aumento delle pubblicità dell’industria dei combustibili fossili e delle aziende dell’automotive, aeree e crocieristiche: nel 2023 i cinque quotidiani esaminati hanno infatti ospitato 1.229 inserzioni pubblicitarie (erano 795 nel 2022), ecco perché si parla sempre meno delle cause del riscaldamento globale e di combustibili fossili

Sia sulla stampa che sui telegiornali di prima serata, i principali momenti di attenzione del 2023 si sono registrati in concomitanza con le alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna, le Marche e la Toscana, durante il caldo record di luglio e in occasione del vertice sul clima di Dubai (COP28).

In media, i sette telegiornali monitorati hanno parlato esplicitamente di crisi climatica nel 2,3% delle notizie trasmesse, un dato in aumento rispetto all’1,9% del 2022. Tuttavia, è accaduto una sola volta che le compagnie petrolifere fossero indicate come responsabili della crisi climatica. Il TG5 è il telegiornale che in percentuale ha dedicato più spazio al clima (con il 2,7% delle notizie trasmesse), mentre fanalino di coda si conferma il TG La7 di Enrico Mentana (con appena l’1,6%). Il TG1 e il TG2 scivolano rispettivamente al terzultimo e al penultimo posto, sintomo del condizionamento del governo Meloni sulla Rai.

crisi clima giornali

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E quanto alle notizie sulla transizione energetica?

Nel 2023 sono state veicolate dal 16% degli articoli dei quotidiani e dal 14% delle notizie dei telegiornali che parlano di clima, e si assiste inoltre a un ritorno del negazionismo climatico di vecchio stampo. Scetticismo, negazionismo e resistenza alla transizione si riscontrano anche nelle dichiarazioni sulla crisi climatica nei TG, nei quotidiani e su Facebook da parte dei principali leader politici della maggioranza, che più dei leader degli altri schieramenti esprimono dubbi o contrarietà verso la messa in atto di soluzioni per il clima.

La classifica dei giornali

I giornali sono stati valutati mediante cinque parametri:

1) quanto parlano della crisi climatica
2) se citano i combustibili fossili tra le cause
3) quanta voce hanno le aziende inquinanti
4) quanto spazio è concesso alle loro pubblicità
5) se le redazioni sono trasparenti rispetto ai finanziamenti ricevuti dalle aziende inquinanti

Ecco la classifica:

  • Avvenire (con 6 punti su 10)
  • La Stampa (4,2 punti)
  • la Repubblica (3,8 punti)
  • Corriere (3,2 punti)
  • Il Sole 24 Ore (3 punti)

Per quanto riguarda infine le testate d’informazione più diffuse su Instagram, canale di riferimento per i più giovani, le notizie sulla crisi climatica si attestano al 3,2% sul totale dei post pubblicati. A differenza dei media tradizionali, hanno trovato più spazio gli aspetti ambientali (32%) e sociali (25%) rispetto a quelli politici (21%) ed economici (9%). Hanno dedicato più attenzione alla crisi climatica will_ita (9,6% sul totale dei post pubblicati), torcha (8,1%) e domanieditoriale (7,8%), mentre chiudono la classifica corriere (1,3%), ilfoglio (0,9) e avvenire.it (0,7%).

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Nato più di 15 anni fa con l’obiettivo di sensibilizzare il grande pubblico verso le tematiche ambientali, oggi GreenMe è affermato punto di riferimento per raccontare il mondo green, in modo pratico e innovativo.

Lo facciamo attraverso notizie, video, corsi, interviste, guide e approfondimenti, con l’obiettivo di informare, approfondire, divertire, prendendo sempre le distanze da qualsiasi tipo di condizionamento. Lo possiamo fare grazie anche ai tanti coraggiosi NO detti negli anni a sponsor e inserzionisti non in linea con i nostri valori.

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