La nuova teoria che spiega l'origine degli enigmatici crateri giganti nel permafrost siberiano: un fenomeno legato a specifiche condizioni geologiche e influenzato dai cambiamenti climatici globali
Da più di un decennio, gli scienziati si interrogano sull’origine degli otto crateri giganti nel permafrost siberiano, profondi fino a 50 metri. Questi crateri, unici nelle penisole russe di Yamal e Gydan e assenti in altre regioni artiche, rappresentano un vero enigma. Tuttavia, una recente teoria, esposta in un documento pubblicato su EarthArXiv, potrebbe offrire finalmente una spiegazione convincente.
Nel corso degli anni, diverse ipotesi sono state avanzate per spiegare questi fenomeni, tra cui l’impatto di meteoriti e le esplosioni di gas naturali. Una teoria particolarmente interessante suggerisce che i crateri siano sorti in luoghi dove un tempo esistevano laghi, pieni di gas naturale proveniente dal permafrost sottostante.
Si pensa che questi laghi si siano prosciugati, esponendo il terreno sottostante a temperature molto basse che hanno bloccato le vie di fuga del gas il quale, accumulandosi nel permafrost, avrebbe potuto causare esplosioni, formando i crateri. Tuttavia, il modello dei laghi storici non spiega perché questi si trovino in contesti geologici diversi attraverso le penisole, alcuni dei quali non erano coperti da laghi, come sottolineato dal nuovo studio in fase di pre-pubblicazione.
L’effetto “Champagne”
In queste regioni, il permafrost presenta uno spessore molto variabile, da poche centinaia di metri fino a 500 metri. Si ritiene che il suolo si sia solidificato più di 40.000 anni fa, intrappolando sedimenti marini antichi ricchi di metano, che nel tempo si sono trasformati in vaste riserve di gas naturale. Queste generano calore, sciogliendo il permafrost dal basso e formando sacche di gas alla sua base.
Il permafrost – non solo in Russia, ma in tutto il mondo – si sta scongelando anche in superficie a causa dei cambiamenti climatici. Nei luoghi dove il permafrost è già sottile, come nelle penisole di Yamal e Gydan, lo scioglimento da entrambe le estremità unito alla pressione del gas potrebbe provocare il collasso del permafrost rimanente, scatenando un’esplosione.
Questo fenomeno, noto come “effetto champagne“, potrebbe spiegare la presenza di crateri più piccoli intorno ai giganteschi crateri principali. Grandi frammenti di ghiaccio, espulsi dalle esplosioni, avrebbero danneggiato gravemente il terreno circostante. I ricercatori hanno osservato che il numero effettivo di crateri potrebbe essere maggiore di quanto si creda, poiché alcuni di essi potrebbero essere stati riempiti nel tempo da acqua e sedimenti. Il rilascio di gas naturale e metano durante queste esplosioni potrebbe intensificare un ciclo di feedback climatico, specialmente se le temperature globali continueranno ad aumentare, accelerando lo scioglimento del permafrost.
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Fonte: EarthArXiv
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