Costa Concordia, sono passati 9 anni dal naufragio che si consumò poco al largo delle coste dell'Isola del Giglo
Costa Concordia, sono passati 9 anni dal naufragio che si consumò poco al largo delle coste dell’Isola del Giglio. La nave da crociera, partita da Civitavecchia e diretta a Savona, si avvicinò troppo impattando contro lo scoglio delle Scole. Nella tragedia morirono 32 persone. Ma oggi, a distanza di 9 anni, le grandi navi continuano ancora ad attraversare pericolosamente le città italiane, soprattutto Venezia.
Il 12 gennaio 2012, alle 21.45, la Concordia si avvicina all’isola della Toscana e urta il più piccolo degli scogli delle Scole, ad appena 500 metri dal porto. L’urto aprì uno squarcio lungo 70 metri e la nave poco dopo parzialmente affondò sul lato di dritta. Circa 4200 persone furono portate in salvo ma altre 32 persero la vita.
A comandare la Concordia era Francesco Schettino, poi processato per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio e abbandono di nave[17] e condannato in appello e Cassazione a 16 anni, oltre all’interdizione per 5 anni da tutte le professioni marittime.
Il relitto della nave è stato poi trasferito a Genova due anni dopo, nel 2014, dov’è stato demolito.
Le grandi navi
La tragedia della Concordia, si pensava potesse finalmente porre fine al passaggio delle cosiddette grandi navi in zone delicate, a partire da Venezia. Da oltre un decennio ormai cittadini e associazioni chiedono che Venezia sia liberata dal cosiddetto “monoturismo” e dalle navi da crociera che più volte si sono rese protagoniste di pericolosi incidenti.
Secondo i dati rilasciati dal Venezia Terminal Passeggeri mediamente ogni anno circa 500 navi da crociera entrano a Venezia. Un turismo mordi e fuggi che non è il più conveniente per la città visto che i visitatori trascorrono poche ore in città. Ma non solo.
Il problema reale riguarda l’impatto ambientale. Secondo un rapporto pubblicato da “Transport & Environment”, le 203 navi da crociera in Europa hanno emesso circa 62 kt di ossidi di zolfo, 155 kt di ossidi di azoto, 10 kt di particolato (PM) e 10,286 kt di CO2. Gran parte di queste emissioni è concentrata nel Mediterraneo e nei porti principali, ossia Spagna, Italia, seguite da Grecia e Francia. L’analisi ha preso in esame anche i porti più inquinati dalle navi da crociera. Il peggiore d’Europa secondo il report è quello di Barcellona, seguito da Palma di Maiorca, Venezia, Civitavecchia e Southampton.
Per attraccare a Venezia, le navi entrano ed escono dalla bocca di porto del Lido e passano per ben due volte nel Bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca, il cuore storico di Venezia a 150 metri dal Palazzo Ducale. Con i loro 300 e più metri di lunghezza, sono evidentemente fuori scala rispetto alla città. E questo non è il problema principale. Pensiamo ad esempio agli effetti idrodinamici provocati dal transito delle navi (che al loro passaggio dislocano migliaia di tonnellate d’acqua) su un tessuto urbano antico, fragile e delicato. O ancora ai rischi per la salute pubblica legati all’inquinamento atmosferico, all’inquinamento elettromagnetico causato dai radar sempre accesi, all’inquinamento marino legato alle pitture antivegetative delle carene. E infine al rischio di potenziali incidenti, incendi o fuoriuscite di carburante.
Anche se nel 2020, a causa della pandemia, il turismo anche crocieristico ha subito una brusca frenata e le navi da crociera sono rimaste fuori da Venezia, certamente ripartirà non appena la situazione sarà tornata alla normalità. Comitati e associazioni da tempo chiedono di interdire Venezia alle cosiddette “grandi navi”.
L’unica novità è che nel 2021 questi giganti del mare lasceranno il bacino di San Marco e la Giudecca per fare rotta su Marghera. Una soluzione provvisoria in attesa di quella definitiva che a lungo termine potrebbe essere il cosiddetto offshore, ossia un terminal crocieristico nella zona di Cavallino-Treporti.
Le richieste del Comitato No Grandi Navi
“Siamo consapevoli della complessità dei problemi ma altrettanto convinti che non tutti i valori debbano andare subordinati a calcoli economici che oltretutto spesso si dimostrano miopi, se non erronei. La salute e l’ambiente non hanno prezzo. Chiediamo quindi per ragioni di sicurezza, di salute pubblica e di difesa dell’ecosistema lagunare”
- di vietare immediatamente l’accesso in Laguna alle navi di stazza lorda superiore alle 40.000 tonnellate;
- di intraprendere studi seri, autorevoli, non di parte per definire la soglia di compatibilità -fondata su stazze, dislocamento, pescaggio, carburanti puliti- delle grandi navi con la Laguna;
- di avviare le procedure per l’estromissione definitiva di quelle navi che detti studi autorevoli e indipendenti, dichiareranno incompatibili col benessere della città e col recupero morfologico della laguna compromesso dalle eccessive sezioni alle bocche di porto e da canali troppo larghi e profondi;
- di installare una rete di centraline Arpav per rilevare la qualità dell’aria a Venezia Centro storico e nelle isole;
- di avviare un’indagine sulla salute dei cittadini in connessione con il crocierismo;
di emanare con urgenza provvedimenti cautelativi in difesa della salute pubblica tra cui l’obbligo per tutte le navi in movimento all’interno della laguna di usare carburanti con contenuti di zolfo inferiore allo 0,1% e di utilizzare le migliori tecnologie per ridurre al minimo la produzione e l’emissione di inquinanti; - di stabilire una soglia massima di sostenibilità turistica giornaliera invalicabile, assegnandone una quota, anch’essa invalicabile al crocierismo.
Tragedie come quella della Concordia dovrebbero essere state un monito ma a oggi nulla è cambiato.
Fonti di riferimento: Transport & Environment, NoGrandiNavi,
LEGGI anche: