Così abbiamo perso oltre 11 milioni di ettari di foreste in appena 1 anno, la lista dei Paesi peggiori

L'allarme deforestazione non conosce tregua e a rivelarlo è il report annuale del World Resources Institute, i cui dati forniscono un'analisi accurata, ma molto preoccupante, sulle foreste del mondo e su queste aree verdi abbiamo perso durante tutto lo scorso anno

La nuova indagine annuale del World Resources Institute, in collaborazione con la University of Maryland, dimostra quanto ancora si debba fare per arrestare la deforestazione a livello globale che, solo nel 2021, ha visto scomparire 11,1 milioni di copertura arborea, di cui quasi 4 milioni di foreste pluviali tropicali con una perdita della biodiversità inestimabile.

Il report evidenzia come i Tropici siano le aree più colpite dal fenomeno che rappresentano quasi il 96% di tutta la deforestazione globale poiché messe in ginocchio dalla silvicoltura e dagli incendi incendi. A loro volta sono questi ultimi ad aver provocato un aumento dell’emissioni di anidride carbonica che, per il 2021, sono pari a quelle annuali dell’intera India.

In queste dinamiche, deforestazione ed emissioni vanno tristemente a braccetto.

I Paese più esposti alla perdita di foresta primaria tropicale nel 2021 sono stati:

  • Brasile
  • Repubblica Democratica del Congo
  • Bolivia
  • Indonesia
  • Perù
  • Colombia
  • Camerun
  • Laos
  • Malesia
  • Cambogia

Non c’è da stupirsi che in questo elenco vi sia il Brasile di Bolsonaro che ha registrato una perdita del 40% delle foreste pari a 1.5 milioni di ettari. È ben noto che le politiche del Premier brasiliano non hanno fatto altro che amplificare il problema della deforestazione dell’Amazzonia, così come spalleggiare lo sfruttamento delle popolazioni indigene. (Leggi anche:Bolsonaro, il peggior Presidente del mondo per l’Amazzonia e le popolazioni indigene)

Tra le cause vanno menzionate, oltre i cambiamenti climatici ed il loro impatto sulle foreste, le nuove piantagioni di palme da olio che, a seguito della guerra in Ucraina, stanno vivendo un secondo boom mondiale, ma anche di caffè, carne e altri prodotti che innestano la deforestazione.

C’è da dire tuttavia che tra i Paesi elencati, vi sono anche grandi sforzi per invertire la tendenza come quelli dell’Indonesia ha fatto grandi passi avanti su questo fronte, revocando numerose concessioni al disboscamento per la realizzazione di attività minerarie e piantagioni in aree boschive.

Le politiche per l’ambiente indonesiane stanno seguendo le linee guida del vertice sui cambiamenti climatici della Cop26, ma l’Indonesia non dovrebbe essere l’unica a farlo, avendo molti Stati firmato la Dichiarazione di Glasgow tra cui persino Bolsonaro con l’obiettivo zero deforestazione entro il 2030. (Leggi anche:Cop26: i leader mondiali firmano per porre fine alla deforestazione entro il 2030 (compresi Bolsonaro e Xi Jinping))

Fonte: World Resources Institute

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