Resta alto l'allarme attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina, teatro di scontri tra le truppe russe e di Kiev. Cosa sta succendendo? Che rischi corre l'Europa in caso di nuovi attacchi bellici? Proviamo a fare chiarezza
Si riaccende il timore di una guerra nucleare nel cuore dell’Europa. Mentre proseguono gli scontri tra esercito russo e ucraino, la tensione resta molto alta sulla centrale di Zaporizhzhia (già occupata dai russi lo scorso marzo), tra le 10 più grandi al mondo. Nelle ultime ore si sta assistendo ad un continuo scambio di accuse fra la Russia e l’Ucraina.
Da un lato le truppe di Mosca parlano di un’aggressione da parte dell’esercito ucraino con massicci bombardamenti nell’area della centrale, mentre l’ente nazionale per l’energia ucraino, Energoatom, accusa il Cremlino di cinque raid che si sono verificati vicino ad un deposito di sostanze radioattive.
Ma cosa sappiamo esatamente di quanto avvenuto? Stando a quanto dichiarato dall’AIEA nel comunicato del 9 agosto, vi sarebbero state due azioni belliche che hanno portato al danneggiamento della linea di alimentazione elettrica esterna e a parti di edifici nella zona in cui è stoccato a secco il combustibile nucleare esaurito.
Mentre i due fronti si scaricano a vicenda le responsabilità, l’attenzione resta molto alta. Sulla delicata vicenda è intervenuto anche il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.
“Sono molto preoccupato per l’evolversi della situazione all’interno e intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia” ha commentato Guterres, chiedendo ad entrambe le parti di “cessare immediatamente tutte le attività militari nelle immediate vicinanze dell’impianto e di non prendere di mira le sue strutture o i dintorni”.
Il punto dell’AIEA e i rischi per l’Europa
Al momento, però, non sembrerebbe esserci il rischio di una guerra nucleare, almeno non nell’immediato, secondo quanto riferito dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).
Sulla base delle informazioni più recenti fornite dall’Ucraina, gli esperti dell’AIEA hanno preliminarmente valutato che non vi è alcuna minaccia immediata alla sicurezza nucleare a seguito dei bombardamenti o di altre recenti azioni militari. – ha chiarito l’agenzia – Tuttavia, questo potrebbe cambiare in qualsiasi momento.
Il problema principale è che al momento le informazioni sullo stato dell’impianto e i danni subiti sono contraddittori e senza recarsi sul posto l’AIEA non è in grado di fare valutazioni in maniera indipendente.
Di fronte a questa situazione in molti si stanno domandando cosa potrebbe succedere nel caso di altri attacchi bellici nella centrale? A fare il punto della situazione è l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione.
Va premesso che le barriere ed i sistemi di sicurezza esistenti nelle centrali, progettati con ridondanze e capacità di resistenza ad eventi di origine antropica e naturale anche gravi, possono aiutare a prevenire eventuali significativi rilasci di radioattività nell’ambiente anche nelle circostanze in cui un atto bellico, pur se non assunto a riferimento nel progetto, colpisca e danneggi parti anche vitali della centrale. – spiegano gli esperti – Per contro, tali danni posso indurre lo sviluppo scenari incidentali più gravi caratterizzati dal danneggiamento del nocciolo del reattore e della struttura di contenimento, con rilasci significativi di radioattività nell’ambiente. Questi scenari sono assunti a riferimento nelle analisi di sicurezza.
Al riguardo il WENRA e l’HERCA, le associazioni degli enti europei in materia di radioprotezione e sicurezza nucleare, hanno valutato che le loro conseguenze richiederebbero un’evacuazione nel raggio di 20 km e di riparo al chiuso nel raggio di 100 km, pertanto con un impatto significativo per la popolazione Ucraina.
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Fonti: AIEA/Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione
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