Le “sfere nere” che si sono riversate in massa nelle spiagge di Sydney non erano palle di catrame, ma una sostanza composta da una miscela di feci umane, oli da cucina, sostanze chimiche e droghe illecite
A partire dallo scorso 16 ottobre, le spiagge di Sydney sono state invase da misteriose “sfere nere” che hanno suscitato preoccupazione tra i bagnanti e le autorità locali. Gli oggetti, che inizialmente sembravano essere palle di catrame, sono stati finalmente identificati dopo una serie di analisi.
Si tratterebbe di una sostanza composta da una miscela di feci umane, oli da cucina, sostanze chimiche e droghe illecite. Queste strane formazioni hanno causato la chiusura di otto spiagge, tra cui le famose Bondi e Coogee, per diversi giorni, con interventi di pulizia massicci per rimuoverle dalle sabbie.
I test condotti dagli scienziati hanno confermato che le sfere nere non erano il risultato di una semplice fuoriuscita di petrolio, come inizialmente ipotizzato, ma erano piuttosto una combinazione complessa di materiali organici e inorganici.
L’origine precisa rimane sconosciuta, forse provengono da più fronti
Tra i componenti individuati nelle palle c’erano acidi grassi, derivati principalmente da oli e grassi di origine animale e vegetale, idrocarburi petroliferi e prodotti chimici presenti in cosmetici e detergenti. Inoltre sono stati trovati residui di farmaci, inclusi medicinali per la pressione sanguigna, pesticidi, e persino metanfetamina.
Secondo i ricercatori, la composizione di questi oggetti è simile a quella di “fatbergs”, enormi formazioni di grasso e detriti che si accumulano nei sistemi fognari. In questo caso, le palle sembrano essere state formate in mare, probabilmente a causa di scarichi di acque reflue miste a rifiuti industriali e domestici.
L’odore nauseante che emanano le ha rese particolarmente sgradevoli e pericolose, tanto che le autorità hanno sconsigliato di toccarle o nuotare nelle aree in cui sono state trovate. Nonostante i numerosi test, l’origine precisa di queste palle rimane sconosciuta.
Le ipotesi includono una fuoriuscita da navi mercantili o da scarichi di acque reflue, ma la quantità e la varietà dei materiali trovati suggeriscono che potrebbero provenire da più fonti. Le autorità stanno continuando le indagini e stanno cercando di capire se questi eventi possano essere collegati ad altre apparizioni di simili oggetti negli anni precedenti.
Nel frattempo, gli sforzi di pulizia sono ancora in corso, e le spiagge di Sydney rimangono chiuse finché non sarà conclusa l’eliminazione dei detriti. Ancora una volta ci troviamo dunque di fronte all’ennesimo episodio di inquinamento marino con le acque cristalline che si ritrovano inondate dai nostri rifiuti e da quelli delle industrie petrolifere e chimiche con conseguenze disastrose sugli ecosistemi.
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Fonte: EPA
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