COP29, l’Azerbaijan si rende conto della figuraccia e aggiunge 12 donne al comitato del vertice sul clima

Il comitato era originariamente composto da 28 uomini, una mossa condannata come “regressiva” e “scioccante”. Ora il presidente dell’Azerbaijan aggiunge 12 donne (e un altro uomo ancora) al comitato organizzatore del vertice globale sul clima che il Paese ospiterà a dicembre

C’erano solo uomini, ora non più. Udite udite: l’Azerbaijan si sforza e aggiunge numero 12 donne al comitato organizzatore della COP29. Una scelta che scaturisce dalle (giuste) polemiche che avevano fatto seguito alla pubblicazione della composizione iniziale del comitato di soli 28 uomini, composizione definita “regressiva” dal gruppo della campagna She Changes Climate.

Il cambiamento climatico colpisce il mondo intero, non la metà, aveva affermato il gruppo, non tralasciando il fatto che già di per sé un vertice sul clima si farà, esattamente come a Dubai, in un Paese esportatore di quegli stessi combustibili fossili, causa stessa di inquinamento.

Ne abbiamo parlato qui: Non è possibile! La COP29 in Azerbaijan presieduta da un ex amministratore di una compagnia petrolifera
Il presidente Ilham Aliyev ha anche aggiunto un altro uomo al comitato, che ora comprende 29 uomini oltre alle 12 donne. Tra le donne aggiunte ci sono Umayra Taghiyeva, vice ministro dell’ecologia e delle risorse naturali, la commissaria per i diritti umani Sabina Aliyeva e Bahar Muradova, presidentessa del comitato statale per i problemi della famiglia, delle donne e dei bambini.

Si tratta di un progresso positivo, ma siamo ancora lontani da un equilibrio di genere 50:50 – ha affermato Elise Buckle, co-fondatrice di She Changes Climate. Questa è una soluzione rapida ma non sufficiente.

Intanto, tanto per cambiare, nemmeno l’Azerbaijan spicca per garanzie ai diritti umani, civili e politici: qui, la libertà di espressione, riunione e associazione è gravemente limitata, le autorità effettuano regolarmente arresti arbitrari e procedimenti giudiziari a sfondo politico nei confronti di attivisti della società civile, reprime proteste pacifiche e ostacolano il lavoro di organizzazioni indipendenti e mezzi di informazione. E donne e ragazze, nemmeno a dirlo, continuano a subire discriminazioni.

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