COP28, sono ore decisive per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Un accordo sul clima è ancora possibile?

COP28, siamo al rush finale e c’è molta tensione sul nodo delle fonti fossili, mentre è ormai chiaro soltanto che nemmeno questa Conferenza delle Parti sarà un successo se non produrrà un risultato esplicito sull’addio ai combustibili fossili

Aggiornamento delle 16:10

È da poco stata diffusa una nuova bozza di accordo della Cop28 in corso a Dubai, ridotta da 27 a 21 pagine. Questa nuova bozza risponde un po’ alla domanda che avevamo posto stamattina e spegne un po’ l’entusiasmo per la possibilità di eliminare drasticamente le fonti fossili. Il termine “phase-out” infatti non è presente. Secondo la nuova bozza di accordo, la produzione e il consumo di combustibili fossili sarà ridotta entro il 2050 in linea con i pareri scientifici.

A poche ore dalla fine della COP28 di Dubai, siamo in ritardo coi negoziati. Il motivo? Il copione è sempre lo stesso: inserire o meno il termine “phase-out” legato al futuro dei combustibili fossili?

Se da un lato ci sono Unione europea, Stati Uniti e gli stati insulari, che spingono alla eliminazione, dall’altro Arabia Saudita (il discusso presidente COP28, Sultan Al Jaber, sta esortando i negoziatori a lavorare di più per trovare un consenso…) Iraq e altri stati legati al petrolio vorrebbero invece che si mettessero in evidenza esclusivamente le emissioni e non la “fine del petrolio”. Ma forse la differenza potrebbe farla la Cina. Leggi anche: COP28, l’OPEC fa muro e si scaglia (guarda caso) contro l’eliminazione graduale dei combustibili fossili

Phase out non vuol dire uscita allo stesso tempo di tutti dai combustibili fossili – dice intanto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. L’importante è che sia compatibile con emissioni zero al 2050 e in linea con 1,5 di aumento della temperatura media globale entro fine secolo rispetto al periodo pre industriale.

Su cosa stanno discutendo le delegazioni?

Sostanzialmente, su quale terminologia utilizzare nell’accordo finale quanto ai combustibili fossili. Le opzioni sembrerebbero essere 5:

  1. A phase out of fossil fuels in line with best available science
  2. A phase out of fossil fuels in line with best available science, the IPCC’s 1.5 pathways and the principles and provisions of the Paris Agreement

In entrambi i casi si usa la frase “phase out” (e non phase down), non c’è la parola “unabated” e manca anche il riferimento a tutti i combustibili fossili (carbone, gas e petrolio).

Altre due opzioni sono:

  1. A phase out of unabated fossil fuels recognizing the need for a peak in their consumption in this decade and underlining the importance for the energy sector to be predominantly free of fossil fuels well ahead 2050
    4. Phasing out of unabated fossil fuels and to rapidly reducing their use so as to achieve net-zero CO2 in energy systems by or around mid-century

Qui, la terza opzione menziona esplicitamente una transizione verso un modello energetico “prevalentemente senza fossile”, la quarta, invece, parla di “raggiungere il net-zero di CO2 intorno al 2050” attraverso una generica riduzione del fossile non trattato e c’è la parola “unabated”, che fa riferimento all’eliminazione di quelle emissioni provenienti dal fossile che non sono state sottoposte a sistemi di cattura e stoccaggio (CCS) della CO2 (per gli scienziati, le tecnologie CCS non sono in grado di fermare l’aumento delle temperature globali).

Nella quinta opzione permane invece la possibilità di non menzionare affatto un phase out.

L’eliminazione graduale dei combustibili fossili “non eviterà il collasso climatico senza tutele per la natura”

Frattanto, uno dei migliori scienziati del clima al mondo afferma che pozzi di carbonio come le foreste e zone umide sono vitali per mantenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5°C.

A dichiararlo al The Guardian è Johan Rockström, direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, secondo cui, anche se eliminiamo gradualmente tutti i combustibili fossili, se non ci impegniamo nella natura, [la distruzione dei paesaggi e degli habitat naturali] può farci perdere ciò che tutti abbiamo concordato sul futuro sicuro per l’umanità sulla Terra.

La distruzione della natura da parte dell’uomo sta spingendo il pianeta a un punto di non ritorno, e anche un’eliminazione graduale dei combustibili fossili non eviterà il collasso climatico a meno che non proteggiamo anche il mondo naturale.

Tutti i modelli scientifici che mostrano un percorso per il mondo per rimanere entro la soglia di temperatura cruciale di 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali fanno grandi ipotesi sulla conservazione dei “pozzi di carbonio” naturali, come le foreste, le zone umide e le torbiere. Senza questi pozzi di assorbimento del carbonio, l’anidride carbonica in eccesso nell’atmosfera aumenterebbe ancora più velocemente.

Il punto, dunque, è sempre quello: dobbiamo eliminare gradualmente i combustibili fossili, ma i Governi riuniti alla COP28 sono bloccati in disaccordo sull’opportunità di eliminare o ridurre gradualmente i combustibili fossili.

Più di 100 Paesi vulnerabili e in via di sviluppo, tra cui i piccoli stati insulari del mondo, chiedono un’eliminazione graduale incondizionata dei combustibili fossili. Alcuni paesi ricchi, tra cui l’UE, il Regno Unito e gli Stati Uniti, hanno sostenuto un linguaggio più debole, chiedendo un’eliminazione graduale dei combustibili fossili non abbattuti. Tra coloro che si oppongono a un’eliminazione graduale ci sono i grandi produttori di petrolio come l’Arabia Saudita e la Russia, mentre alcuni Paesi dipendenti dai combustibili fossili, tra cui l’India, chiedono finanziamenti equi per attuare la transizione da carbone, petrolio e gas.

La posizione della Cina

La Cina, il più grande emettitore al mondo e la seconda economia più grande, ha indicato che potrebbe favorire una qualche forma di compromesso che ancora non è articolato.

Xie Zhenhua, l’inviato cinese per il clima, non è infatti stato esplicito sul fatto che la Cina sostenga o si opponga all’eliminazione graduale dei combustibili fossili, ma ha indicato che lui e la sua delegazione si stanno impegnando per cercare di trovare un compromesso sulla questione controversa e ha dato un’indicazione di ciò che la Cina vede come un possibile compromesso, facendo riferimento alla dichiarazione congiunta fatta con John Kerry, l’inviato degli Stati Uniti per il clima, in un incontro a Sunnylands, in California, a novembre.

Ne parlammo qui: Accordo storico: Cina e Stati Uniti si impegnano insieme per aumentare le rinnovabili

Avevamo questo linguaggio che diceva che sia la Cina che gli Stati Uniti promuoveranno massicciamente la diffusione delle energie rinnovabili e le useranno per sostituire gradualmente e ordinatamente la produzione di energia da petrolio, gas e carbone, in modo da poter ridurre le emissioni di gas serra, ha detto Xie.

Le parole di Xie potrebbero segnalare un ammorbidimento della posizione della Cina o la volontà di cercare un compromesso, anche se non in realtà non c’è alcuna garanzia che il Paese accetti qualsiasi forma di formulazione sui combustibili fossili nel testo finale.

Al vertice della COP26 di Glasgow nel 2021, per esempio, l’accordo finale includeva l’impegno a eliminare gradualmente il carbone fino a quandi, all’ultimo secondo, proprio la Cina, insieme con l’India, decise di sollevare un’obiezione che portato a un annacquamento del linguaggio e al famoso “phase-down“.

Rimane, quindi, davvero tutto da vedere.

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