La Conferenza delle Nazioni Unite per il clima si è conclusa dopo due settimane senza la firma di un accordo per la riduzione delle emissioni
Si è conclusa ieri la COP25, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, purtroppo senza la firma di un accordo per rispondere alla crisi ambientale in atto.
La conferenza è iniziata lo scorso 2 dicembre a Madrid e ha rappresentato la più lunga Conferenze delle Parti relativa alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La COP25 si sarebbe dovuta concludere il 13 dicembre ed è proseguita per altri due giorni, nella speranza di riuscire a giungere a una firma.
Obiettivo della conferenza era quello di trovare soluzioni efficaci per ridurre le emissioni, in linea con l’Accordo di Parigi, ma nessun accordo vincolante è stato raggiunto durante due settimane di discussioni, dibattiti e confronti.
I negoziati sono stati ostacolati da diversi Paesi, tra cui Giappone, Brasile e Australia, portando a un nulla di fatto: non si è riusciti a sciogliere i nodi sull’articolo 6 dell’Accordo di Parigi sulla regolazione globale del mercato del carbonio e la discussione viene rimandata alla prossima sessione, che si terrà a Bonn nel mese di giugno.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto deluso dai risultati di COP25:
“La comunità internazionale ha perso un’importante opportunità per mostrare una maggiore ambizione in materia di mitigazione, adattamento e finanza per affrontare la crisi climatica”, ha commentato su Twitter.
I am disappointed with the results of #COP25.
The international community lost an important opportunity to show increased ambition on mitigation, adaptation & finance to tackle the climate crisis.
But we must not give up, and I will not give up.
— António Guterres (@antonioguterres) December 15, 2019
Guterres conclude il suo messaggio scrivendo che non dobbiamo arrenderci e che lui per primo non si arrenderà, ma per tutti noi è difficile sperare in un futuro migliore se manca la volontà di cambiare rotta.
I politici sembrano voler ignorare i continui allarmi lanciati dagli scienziati che avvisano sulle conseguenze disastrose cui andremo sicuramente incontro senza azioni concrete volte a contrastare la crisi climatica.
Nessun paese del G20 sta infatti rispettando gli accordi sottoscritti nel 2015 a Parigi e la COP25, anziché offrire finalmente una soluzione, è stata un fallimento.
Chi vive nelle zone più povere del mondo sta già pagando le enormi conseguenze dei cambiamenti climatici e i leader dei paesi più potenti non vogliono impegnarsi a tagliare le emissioni.
Secondo il Global Climate Risk Index della OGN tedesca Germanwatch negli ultimi vent’anni 500mila persone sono morte a causa degli eventi meteorologici estremi provocati dai cambiamenti climatici: degli oltre 12mila eventi registrati, la maggior parte si è verificata nei Paesi in via di sviluppo e ha provocato danni economici per circa 3,54 trilioni di dollari.
Migliaia di scienziati hanno recentemente pubblicato un avvertimento inequivocabile: se non agiamo subito contro l’emergenza climatica modificando sostanzialmente il nostro stile di vita, ci aspettano catastrofi e sofferenze indicibili.
Non solo gli scienziati, ma anche l’opinione pubblica chiede risposte alla politica, come dimostra il movimento Fridays For Future lanciato dall’attivista Greta Thunberg e che porta nelle piazze di tutto il mondo giovani e meno giovani a manifestare per il clima.
I leader dei maggiori paesi del mondo sembrano però essere sordi al parere autorevole degli scienziati e alle richieste dei cittadini e continuano a perdere occasioni per cambiare rotta e adottare azioni concrete per garantire un futuro a tutti noi.
Nel discorso conclusivo, il Ministro dell’Ambiente e presidente del vertice, Carolina Schmidt, hanno ammesso che “oggi i paesi sono indebitati con il pianeta“.
“Il mondo ci sta osservando e si aspetta da noi soluzioni concrete. Per questo, oggi non siamo soddisfatti.
Gli accordi raggiunti dalle parti non sono sufficienti per affrontare con urgenza la crisi dei cambiamenti climatici.
Non c’è ancora consenso per aumentare l’ambizione ai livelli di cui abbiamo bisogno” ha affermato la Schmidt.
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