Cop23: al via la conferenza internazionale sul Clima. Quali obiettivi?

Bonn, parte oggi la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici. La Cop23 mira a ottenere obiettivi ancora più ambiziosi in vista del contenimento dell'aumento delle temperature a livello globale. Il dialogo tra i 196 paesi dovrà essere la chiave per raggiungere i target, già discussi due anni fa a Parigi durante la Cop21

Bonn, parte oggi la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici. La Cop23 mira a ottenere obiettivi ancora più ambiziosi in vista del contenimento dell’aumento delle temperature a livello globale. Il dialogo tra i 196 paesi dovrà essere la chiave per raggiungere i target, già discussi due anni fa a Parigi durante la Cop21.

A seguito dell’Accordo di Parigi, approvato due anni fa e in vigore dal 4 novembre dello scorso anno, i rappresentanti dei vari Stati dovranno costruire un ponte ideale tra ciò che prevedono gli obiettivi fissati, ossia contenere il riscaldamento globale entro i 2°C, e i contributi nazionali volontari.

La città di Bonn, in Germania, dal 6 al 17 novembre sarà teatro di queste decisioni. È ormai noto che i cambiamenti climatici stiano provocando catastrofi naturali, e più passa il tempo meno sarà possibile intervenire per ridurre il riscaldamento globale e i suoi nefasti effetti. Senza forti tagli alle emissioni globali di carbonio, dobbiamo aspettarci il peggio, con conseguenze irreversibili per miliardi di persone e per il mondo naturale. A Parigi durante la COP21 nel 2015 è stato stabilito il primo accordo globale per affrontare il cambiamento climatico, ma l’azione nazionale deve essere considerevolmente più dura per centrare l’obiettivo di mantenere l’aumento globale della temperatura al di sotto dei 2 ° C e, se possibile, di 1,5° C.

Le recenti catastrofi naturali, gli uragani e le inondazioni che si sono susseguite negli ultimi mesi, dai Caraibi all’Asia, passando per l’Europa, hanno però evidenziato che occorre agire subito. L’accordo di Parigi ha stabilito i principi, ma non i dettagli. Per questo, gli incontri di questi giorni a Bonn saranno fondamentali per rendere concreto quanto stabilito dalla Cop21.

Per la prima volta, a gestire la Cop23 non sarà un singolo paese ma piccole nazioni insulari, a rischio a causa dell’aumento del livello del mare e dalle tempeste estreme che i cambiamenti climatici stanno favorendo. Il primo ministro delle Fiji, Frank Bainimarama, è il presidente della COP23. Le isole hanno subito danni superiori a un miliardo di dollari dopo che il ciclone Winston le ha colpite nel 2016.

“La sofferenza umana provocata dall’intensificarsi di uragani, incendi, siccità, inondazioni e minacce alla sicurezza alimentare causate dai cambiamenti climatici indica che non c’è tempo da perdere” sono le parole di Bainimarama.

Secondo il presidente della Cop23 bisogna andare oltre l’accordo di Parigi e puntare a limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi rispetto all’età pre-industriale.

L’accordo francese è sostenuto dai piani d’azione nazionali sul clima conosciuti come Nationally Determined Contributions (NDC), la cui ambizione deve essere portata avanti collettivamente per centrare l’obiettivo. Con gli sforzi attuali, il contenimento delle temperature supererà i 3°.

Il dialogo sarà basato su tre domande fondamentali: Dove siamo? Dove vogliamo andare? Come ci arriviamo?

A Bonn, i governi lavoreranno anche su quello che può essere definito come il “sistema operativo” dell’accordo di Parigi ossia sui modi e i mezzi per aiutare tutti i governi a soddisfare gli obiettivi.

Cosa accade invece con l’uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi?

Al momento nulla. Fino al 2020, infatti, l’America guidata da Trump non potrà abbandonare gli accordi, anche se il Presidente Usa ha annunciato il ritiro.

Quanto stabilito in Germania, si concluderà in occasione della COP24 in Polonia il prossimo anno con l’obiettivo di definire una risposta più ambiziosa che meglio ai cambiamenti climatici nella finestra temporale 2019-2020.

Patricia Espinosa, Segretario esecutivo dell’Onu sui cambiamenti climatici questa mattina da Bonn ha ricordato che

“il 2017 sarà probabilmente uno dei tre anni più caldi mai registrati. E gli indicatori a lungo termine delle concentrazioni di biossido di carbonio, dell’innalzamento del livello del mare e dell’acidificazione degli oceani, tra altri fenomeni perturbatori, continueranno se non agiamo”.

Manuel Pulgar-Vidal, leader del programma globale del clima e dell’energia del WWF, ha dichiarato:

“I recenti eventi meteorologici estremi a cui abbiamo assistito a livello mondiale sono un forte richiamo a ciò che è in gioco. A Bonn dobbiamo trovare lo slancio necessario per accelerare l’azione sul clima adesso e aumentare gli sforzi, in linea con il mantenimento del riscaldamento a 1,5° C. La COP23 sarà il più grande test dell’impegno e della risoluzione delle parti per realizzare quanto stabilito dall’accordo di Parigi”.

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Il direttore esecutivo di Greenpeace International Jennifer Morgan ha dichiarato:

“Non abbiamo tempo da perdere. Il nostro clima sta cambiando, mettendo sempre più a rischio persone e comunità, da Suva a Washington, ovunque, ma abbiamo una finestra di opportunità per intraprendere un’azione veloce e audace per garantire sicurezza e giustizia per ognuno di noi. Alla COP di quest’anno, i leader possono iniziare ad adempiere alle promesse che hanno fatto a Parigi”.

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