Pfas, allarme nei rifiuti urbani usati come fertilizzanti: contengono livelli più alti anche del letame

Gli escrementi usati come fertilizzanti contengono alti livelli di 'sostanze chimiche eterne', che finiscono per accumularsi nel terreno

Gli escrementi usati come fertilizzanti nelle campagne francesi contengono alti livelli di ‘sostanze chimiche eterne’, che finiscono per accumularsi nel terreno e contaminare ciò che mettiamo nel piatto

A causa delle loro incredibili proprietà antiaderenti e ignifughe, le sostanze per- e polifluoroalchiliche (note come PFAS) sono state e sono tuttora largamente utilizzate in molti campi – dalle pentole antiaderenti ai prodotti per l’igiene della casa e della persona ai materiali plastici utilizzati in svariati ambiti – malgrado i danni che queste provocano all’ambiente e alla salute umana siano ormai noti a tutti. Solo alcuni tipi di PFAS, quelli che destano maggiore allarme per la salute, sono stati vietati in vari Paesi del mondo e sostituiti con altri di minore pericolosità – ma il problema resta, poiché questi composti non si deteriorano nell’ambiente e anzi si accumulano (ecco perché sono detti anche sostanze chimiche eterne).

Ora, uno studio condotto in Francia dimostra che queste sostanze chimiche sono molto diffuse nei rifiuti organici utilizzati come fertilizzanti in agricoltura, soprattutto in quelli provenienti dalle città. Sappiamo già che esseri umani e bestiame ingeriscono PFAS attraverso il cibo che mangiano e li espellono nei loro escrementi, che possono contaminare anche le acque degli scarichi. Quando gli escrementi, contenenti PFAS, vengono utilizzati in agricoltura come fertilizzanti, le sostanze chimiche finiscono per accumularsi nel terreno.

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I ricercatori hanno esaminato 47 campioni di rifiuti organici destinati a diventare fertilizzanti agricoli raccolti in Francia fra il 1976 e il 2018 e li hanno analizzati con uno spettrometro ad alta risoluzione alla ricerca di composti PFAS – sia quelli già noti all’epoca della raccolta dei campioni che quelli studiati in tempi più recenti. L’analisi ha dimostrato che più del 90% dei campioni contiene almeno una sostanza PFAS (con punte di ben 113 sostanze PFAS diverse trovate in un singolo campione). Ciò che ha destato interesse nei ricercatori è stato che i livelli di PFAS osservati sono minori nelle feci del bestiame e maggiori nei rifiuti organici provenienti dalle città: nei rifiuti urbani, in particolare, sono stati osservati alti livelli di composti PFAS finora non opportunamente studiati – a dimostrazione che le ricerche precedenti avevano sottostimato i livelli di queste sostanze. Inoltre, se da una parte i campioni più vecchi presentano alti livelli di PFAS ora vietati per legge, dall’altra quelli più recenti sono ricchissimi di composti chimici chiamati fluorotelomeri (molto resistenti e poco inclini a degradarsi nell’ambiente).

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Fonte: Enviromental Science and Technology

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