Consumo di suolo: in Italia nemmeno la pandemia ha frenato le colate di cemento

A livello nazionale le colate di cemento non rallentano neanche nel 2020 con il lockdown e hanno impermeabilizzato il 7,11% del territorio

L’edizione 2021 del Rapporto su consumo di suolo, l’ottava dedicata a questi temi, fornisce un quadro disastroso: a livello nazionale le colate di cemento non rallentano neanche nel 2020, nonostante il lockdown, e hanno impermeabilizzato ormai il 7,11% del territorio. Ogni italiano ha a disposizione circa 360 mq di cemento (erano 160 negli anni ’50)

Se c’è una cosa che con la pandemia in Italia non si è mai fermato, nel corso del 2020, quello è il consumo di suolo: nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 56,7 di chilometri quadrati, ossia, in media, più di 15 ettari al giorno. Un incremento che rimane in linea con quelli rilevati nel recente passato e che fa perdere al nostro Paese quasi 2 metri quadrati di suolo ogni secondo.

A dirlo è il rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), in un lavoro congiunto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) insieme alle Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome (ARPA/APPA).

Da qui un dato tanto concreto quanto terribile: tutti queste superfici perse sono sostituite da nuovi edifici, infrastrutture, insediamenti commerciali, logistici, produttivi e di servizio e da altre aree a copertura artificiale all’interno e all’esterno delle aree urbane esistenti. Una crescita delle superfici artificiali solo in parte compensata dal ripristino di aree naturali, pari quest’anno a 5 chilometri quadrati, dovuti al passaggio da suolo consumato a suolo non consumato (in genere grazie al recupero di aree di cantiere o di superfici che erano state già classificate come consumo di suolo reversibile).

Cosa succede nelle Regioni

I cambiamenti rilevati nell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese, rimanendo particolarmente elevati in Lombardia, in Veneto e in generale nelle pianure del nord. Il fenomeno rimane molto intenso lungo le coste siciliane e della Puglia meridionale e nelle aree metropolitane di Roma, Milano, Napoli, Bari, Bologna. Gradi elevati di trasformazione permangono lungo quasi tutta la costa adriatica.

consumo suolo italia

©ISPRA

La maggior densità dei cambiamenti è stata registrata quest’anno lungo la fascia costiera entro un chilometro dal mare, nelle aree di pianura, nelle città e nelle zone urbane e periurbane dei principali poli e dei comuni di cintura, in particolare dove i valori immobiliari sono più elevati e a scapito, principalmente, di suoli precedentemente agricoli e a vegetazione erbacea, anche in ambito urbano.

I valori percentuali più elevati del suolo consumato sono: in Lombardia (12,08%), Veneto (11,87%) e Campania (10,39%):

regioni suolo

©ISPRA

Gli incrementi maggiori, indicati dal consumo di suolo netto in ettari dell’ultimo anno, sono avvenuti nelle regioni Lombardia, che con 765 ettari in più, quest’anno supera il Veneto (+682 ettari), Puglia (+493), Piemonte (+439), Lazio (+431) ed Emilia Romagna (+425). Valle
d’Aosta (14 ettari in più), Liguria, Umbria, Molise, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Basilicata e Calabria sono le altre regioni che, quest’anno, hanno avuto incrementi inferiori ai 100 ettari.

Quanto all’incremento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente, i valori più elevati sono in Abruzzo (+0,46%), Molise (+0,37%), Sardegna (+0,32%) Veneto, Lazio e Puglia (+0,31%). La densità dei cambiamenti netti del 2020, ovvero il consumo di suolo rapportato alla superficie territoriale, rende evidente il peso del Nord-Ovest che consuma 2,16 metri quadrati ogni ettaro di territorio, e del NordEst (2 m quadri/ha) contro una media nazionale di 1,72 metri quadrati / ha.

Tra le regioni, la densità del consumo di suolo è più alta in Veneto (3,72 metri quadri/ha), Lombardia (3,21 metri quadri/ha), Puglia (2,55 metri quadri /ha), Lazio (2,51 metri quadri/ha) e Abruzzo (2,28 metri quadri/ha).

In termini di suolo consumato pro capite, i valori regionali più alti risentono della bassa densità abitativa tipica di alcune Regioni. Il Molise presenta il valore più alto (576 metri quadri/ab), oltre 200 metri quadri in più rispetto al valore nazionale (359 metri quadri /ab), seguita da Basilicata (571 metri quadri /ab) e Valle d’Aosta (559 metri quadri/ab). Sicilia, Lombardia, Liguria, Campania e Lazio presentano i valori più bassi e al di sotto del valore nazionale. Limitandosi alla crescita annuale, Molise (2,15 metri quadri/ab) e Abruzzo (1,91 metri quadri/ab), sono le due Regioni che presentano valori superiori al doppio del dato nazionale sul consumo di suolo pro capite (0,87 metri quadri/ab).

consumo suolo procapite

©ISPRA

Inoltre, nelle aree a pericolosità idraulica la percentuale supera al 9% per quelle a pericolosità media e il 6 % per quelle a pericolosità elevata. Il confronto tra i dati 2019 e 2020 mostra che 767 ettari del consumo di suolo annuale si sono concentrati all’interno delle aree a
pericolosità idraulica media e 285 in quelle a pericolosità da frana, di cui 20 ettari in aree a pericolosità molto elevata (P4) e 62 a pericolosità elevata. Le percentuali si confermano alte anche nei territori a pericolosità sismica alta dove il 7% del suolo risulta ormai cementificato.

Consumo di suolo e isole di calore. A livello nazionale superano i 2300 gli ettari consumati all’interno delle città e nelle aree produttive (il 46% del totale) negli ultimi 12 mesi. Per questo le nostre città sono sempre più calde, con temperature estive, già più alte di 2°C, che possono arrivare anche a 6°C in più rispetto alle aree limitrofe non urbanizzate.

Transizione ecologica e fotovoltaico: solo in Sardegna ricoperti più di un milione di mq di suolo, il 58% del totale nazionale dell’ultimo anno. E si prevede un aumento al 2030 compreso tra i 200 e i 400 kmq di nuove installazioni a terra che invece potrebbero essere realizzate su edifici esistenti. Il suolo perso in un anno a causa dell’installazione di questa tipologia di impianti sfiora i 180 ettari. Dopo la
Sardegna è la Puglia la regione italiana che consuma di più con tale modalità, con 66 ettari (circa il 37%).

E con la logistica l’Italia perde ancora più terreno. Invece di rigenerare e riqualificare spazi già edificati, sono stati consumati in sette anni 700 ettari di suolo agricolo e il trend è in crescita. In Veneto le maggiori trasformazioni (181 ettari dal 2012 al 2019, di cui il 95%
negli ultimi 3 anni) dovute alla logistica, seguita da Lombardia (131 ettari) ed EmiliaRomagna (119).

QUI trovate il rapporto completo.

Fonte: ISPRA

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