Consumo di suolo: approvato dalla Camera il ddl contro la cementificazione

Consumo del suolo: contro la cementificazione è arrivato ieri dalla Camera (dopo 4 anni di discussione) il primo via libera al disegno di legge per il contenimento del consumo del suolo e per il suo riuso, che passa ora al Senato.

Consumo del suolo: contro la cementificazione è arrivato ieri dalla Camera (dopo 4 anni di discussione) il primo via libera al disegno di legge per il contenimento del consumo del suolo e per il suo riuso, che passa ora al Senato.

Finalmente un provvedimento che mira a un unico obiettivo: ridurre la già grande mole di cementificazione del territorio italiano e salvaguardare il paesaggio e le attività agricole, fino ad azzerare entro il 2050 il consumo del suolo.

Consumo suolo, la legge allo studio

In pratica, il ddl chiarisce per la prima volta nel nostro ordinamento il concetto di consumo del suolo, ovvero la sua copertura e impermeabilizzazione, e definisce il principio base secondo cui il consumo del suolo è consentito solo quando non ci sono alternative di riuso.

Dagli anni ’50, qui in Italia sono stati “impermeabilizzati” 1,5 milioni di ettari, una superficie pari all’intera Calabria. La popolazione in quel periodo è cresciuta del 28%, la cementificazione del 166%. Ogni giorno in Italia vengono impermeabilizzati 100 ettari di terreni naturali, pari a 80 campi di calcio.

Se dovesse passare la legge, verrebbe imposta una moratoria di tre anni per tutte le trasformazioni che comportino nuovo consumo di suolo, salvo quelle già inserite nei piani urbanistici. In questi tre anni, il Ministero delle Politiche agricole, insieme a quelli dell’Ambiente, dei Beni culturali e delle Infrastrutture, dovrà emanare un decreto che indichi come ridurre progressivamente il consumo del suolo, fino a eliminarlo del tutto nel 2050, come previsto in Unione europea.

Saranno poi le Regioni a fissare i criteri attuativi per i Comuni, che dovranno anche censire edifici ed aree dismesse, per verificare se le nuove costruzioni possono essere realizzate riqualificando aree degradate. Per il recupero di queste aree, i Comuni avranno la priorità nei finanziamenti statali e regionali e vedranno semplificate le procedure e i migliori verranno elencati in un registro dei Comuni virtuosi.

Quanto alle aree agricole, quelle che hanno ricevuto fondi comunitari non potranno essere destinate a usi diversi per 5 anni. Inoltre, il provvedimento non riguarda le infrastrutture e le attività produttive strategiche e di interesse nazionale e regionale.

Consumo suolo

Il punto delle associazioni sulla legge consumo del suolo

“Il contenimento del consumo del suolo è una priorità nazionale che necessita di norme chiare e strumenti efficaci e il testo approvato oggi alla Camera in prima lettura deve essere modificato al Senato in modo da consolidare quello che deve costituire un passo in avanti per chiudere definitivamente nel nostro Paese l’epoca dei piani urbanistici sovradimensionati, degli abusi edilizi e dei successivi condoni (sono stati 3 negli ultimi 40 anni, 1985, 1995 e 2003)e della sub-urbanizzazione che fa scempio del territorio”.

Così FAI, Legambiente, Slow Food e Touring Club italiano e WWF chiedono al Senato di aprire subito il confronto su un testo che contiene norme innovative, ma ancora e soprattutto molti punti contraddittori e pericolosi.

Le associazioni, insomma, chiedono a Governo e Parlamento di migliorare le parti più “contraddittorie, macchinose e incoerenti”. L’ISPRA (l’istituto, dipendente funzionalmente dal Ministeri dell’Ambiente a cui il legislatore nel ddl affida il monitoraggio della situazione) attesta nel suo Rapporto 2015 come in termini assoluti il consumo di suolo in Italia abbia già intaccato ormai circa 21mila chilometri quadrati del nostro territorio, con un valore di suolo consumato pro-capite che passa dai 167 metri quadrati del 1950 per ogni italiano, a quasi 350 metri quadrati nel 2013.

Gli aspetti positivi del ddl consumo suolo

Tra gli aspetti positivi del disegno di legge, le associazioni ricordano:

– il divieto di utilizzo degli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente e di mutamento di destinazione d’uso per le superfici agricole che hanno beneficiato di aiuti dall’unione europea;

– l’introduzione di un censimento degli edifici e delle aree dismesse, non utilizzate o abbandonate, come precondizione per approvare qualsiasi nuovo consumo di suolo;

– la definizione di obiettivi di contenimento del suolo e di rigenerazione urbana, fino ad oggi ancora non presenti nel nostro ordinamento

E gli aspetti critici…

Tra gli aspetti critici, secondo le associazioni, il disegno di legge garantisce troppi spazi a deroghe che rischiano di rendere meno incisiva la tutela della risorsa del suolo. A tale proposito, le associazioni fanno riferimento ai commi aggiuntivi introdotti all’articolo 1 in cui vengono descritte le finalità della legge (comma 3) o tutte le eccezioni ormai datate (vista la riforma del Codice Appalti) riservate alle opere strategiche.

In poi restano ancora poco chiari sono i principi e i criteri su cui improntare la delega sulla “rigenerazione delle aree urbanizzate degradate” (art. 5 del ddl) e la norma sui “compendi agricoli neorurali” (art. 6 del ddl); infine, molto preoccupante è la norma transitoria di applicazione della legge, in cui addirittura vengono fatti salvi i piani urbanistici attuativi per i quali i soggetti interessati abbiano anche solo presentato istanza prima dell’entrata in vigore della legge (art. 11 del ddl).

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