Il clima è teso in questi ultimi giorni a Copenhagen. Quando ormai mancano due giorni alla fine dei negoziati, la speranza di raggiungere un accordo sembra allontanarsi sempre di più. Dopo la sospensione dei negoziati dovuta alle proteste dei paesi in via di sviluppo a difesa del Protocollo di Kyoto dello scorso lunedì, anche la giornata di oggi sembra registrare un altro evento significativo. Il ministro danese Connie Hedegaard ha lasciato la presidenza della conferenza climatica. Al suo posto ci sarà il premiere danese Lars Lokke Rasmussen.
Il clima è teso in questi ultimi giorni a Copenhagen. Quando ormai mancano due giorni alla fine dei negoziati, la speranza di raggiungere un accordo sembra allontanarsi sempre di più. Dopo la sospensione dei negoziati dovuta alle proteste dei paesi in via di sviluppo a difesa del Protocollo di Kyoto dello scorso lunedì, anche la giornata di oggi sembra registrare un altro evento significativo. Il ministro danese Connie Hedegaard ha lasciato la presidenza della conferenza climatica. Al suo posto ci sarà il premiere danese Lars Lokke Rasmussen.
Ad annunciarlo è stata proprio l’Onu. “Con l’arrivo di così tanti capi di Stato e di governo, è appropriato che sia il premier danese a presiedere“, ha riferito la stessa Connie Hedegaard, ex Ministro dell’ambiente danese, oggi alla carica del dicastero Clima ed Energia. La Hedegaard ha spiegato che si tratta di una decisione procedurale. Va ricordato che qualche giorno fa il ministro è stato aspramente criticato da rappresentanti dei Paesi africani, accusandola di favorire le nazioni ricche durante questi negoziati.
La difficoltà della situazione non è certo una sorpresa. Qualche giorno fa, lo stesso Ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo aveva annunciato veri e propri problemi di dialogo tra i rappresentanti dei paesi ospiti a Copenhagen. Lo stesso ministro è rimasto bloccato oggi dai manifestanti, che a lungo le hanno impedito di entrare.
Ma tornando al vertice, ci troviamo alla stretta finale. Fino a tarda notte sono andate avanti le consultazioni, giungendo ad un nulla di fatto. In queste ore inizieranno gli interventi dei Capi di Stato di 193 paesi, che si susseguiranno in un tour de force che si concluderà domani. Oggi sarà la volta anche di Gordon Brown e Barroso. Tra i grandi assenti dell’ultim’ora potrebbero esserci domani Obama e il premier cinese Wen Jiabao. La Cina dal canto suo ha messo sul piatto della bilancia una riduzione delle emissioni fra il 40 e il 45% entro il 2020, quantità ritenuta insufficiente dagli esperti (fa riferimento ai valori del 2005), anche in vista delle nuove emissioni legate allo sviluppo dei prossimi anni. A essi va aggiunto il nostro premier, Silvio Berlusconi, che proprio in queste ore verrà dimesso dall’ospedale San Raffaele, dove si trova da domenica. Il capo del governo infatti è stato ricoverato dopo essere stato aggredito a conclusione di una manifestazione del Pdl a Milano. I medici gli hanno prescritto riposo assoluto per almeno 15 giorni.
Già da ieri, lo stesso premier Brown e il cancelliere tedesco Angela Merkel avevano apertamente dichiarato la loro preoccupazione sulle sorti di quello che si profilava come il vertice della speranza, ma che ad oggi rischia di essere un fallimento.