La proroga delle concessioni balneari fino al 30 settembre 2027 è diventata legge con l'approvazione del decreto "Salva infrazioni". Una misura nata per chiudere procedure d'infrazione europee, ma che ha innescato un'ondata di critiche e accuse di immobilismo
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Con 100 voti a favore, 63 contrari e 2 astenuti, il 6 novembre il Senato ha dato il via libera definitivo al decreto “Salva infrazioni”, che proroga le concessioni balneari fino al 30 settembre 2027. Una mossa pensata per rispondere alle 15 procedure d’infrazione aperte dall’Unione europea contro l’Italia, ma che ha generato una valanga di polemiche. Il provvedimento, accolto con sollievo da molti concessionari, è stato invece duramente contestato da opposizioni, associazioni per la tutela dei consumatori e parte della stessa categoria balneare.
Da tempo, l’Europa critica la gestione delle concessioni marittime italiane, giudicandola poco trasparente e distante dai principi di concorrenza della Direttiva Bolkestein. Già nel 2023, la Corte di Giustizia europea aveva sancito che le concessioni non possono essere rinnovate automaticamente, invitando l’Italia a garantire procedure di selezione aperte e competitive. Il decreto approvato, dunque, punta a risolvere queste controversie, ma la sua efficacia è messa in discussione da più parti.
“Un rinvio inutile e dannoso”, tuona Federico Cavallo, responsabile delle Relazioni Esterne di Altroconsumo. “Con questa decisione, si mantiene l’incertezza e si rinuncia a un’opportunità di sviluppo, perpetuando un sistema che favorisce i soliti noti a scapito della trasparenza e della competitività”.
Sulle spiagge italiane e sulle concessioni balneari il Governo mette la testa sotto la sabbia. Dopo aver provato ad evitare in tutti i modi le procedure selettive e le gare con la storiella della “mappatura” delle spiagge italiane, ora la maggioranza è costretta ad adeguarsi alla… pic.twitter.com/oWJ3dLJlOw
— Marco Lombardo (@mlombardo81) November 6, 2024
“Non perdiamo altri due anni prendendo in giro i bagnini e i concessionari, ma aiutiamo loro e le amministrazioni locali a prepararsi bene per le gare ed evitare di svendere ai fondi internazionali di investimento (o peggio alla criminalità organizzata) le spiagge italiane che rappresentano un patrimonio inestimabile di bellezza ed un valore economico da cui ogni anno deriva un introito di 30 miliardi di euro dal turismo balneare“, ha detto il Senatore di Azione, Marco Lombardo.
Oltre alla proroga delle concessioni fino al 2027, il decreto prevede che i nuovi bandi di gara vengano conclusi entro il 30 giugno dello stesso anno. Le concessioni successive avranno una durata tra 5 e 20 anni e obbligheranno i nuovi concessionari a farsi carico dell’assunzione dei dipendenti esistenti, oltre a pagare un indennizzo agli attuali titolari per gli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni.
La novità più controversa riguarda l’esclusione dei circoli sportivi dalla Direttiva Bolkestein, concessione che permette loro di operare senza dover affrontare gare pubbliche. Questa scelta ha sollevato interrogativi sulla parità di trattamento e sulle possibili distorsioni nel settore.
Proteste e insoddisfazione
L’approvazione del decreto ha scatenato una reazione a catena. Su Twitter, alcuni politici di opposizione hanno rincarato la dose: Tatjana Rojc (Pd) ha parlato di uno “tsunami” che rischia di trasformare la costa italiana in terreno fertile per speculazioni, mentre Andrea Croatti (M5s) ha definito il decreto una “vigliacca manovra” che lascia il cerino in mano ai comuni e non tutela le piccole imprese.
Le critiche si concentrano anche sulla possibilità che i bandi futuri favoriscano grandi investitori capaci di fare offerte al rialzo sugli indennizzi previsti, emarginando di fatto le piccole imprese locali. “Una strada che potrebbe portare alla privatizzazione delle spiagge e all’aumento dei prezzi per i consumatori”, sottolinea Cavallo di Altroconsumo. Le tariffe già elevate per l’affitto di lettini e ombrelloni, che in alcune località superano i 400 euro a settimana, rischiano di salire ancora di più in assenza di una reale concorrenza.
Le reazioni del settore balneare
D’altro canto, i sindacati dei balneari non sono soddisfatti. In una nota, hanno lamentato che la legge “non affronta la questione della scarsità della risorsa, presupposto per una corretta applicazione della Direttiva Bolkestein”, e hanno espresso preoccupazione per il “valore irrisorio degli indennizzi” calcolati sugli ultimi cinque anni, periodo segnato dalla pandemia e dall’incertezza economica.
Un’occasione mancata?
La proroga al 2027 sembra essere l’ennesimo tentativo di rimandare una soluzione strutturale. E se il governo Meloni si mostra fiducioso che le modifiche possano convincere l’Europa a chiudere la procedura d’infrazione, rimane l’incognita su come verranno applicate nei fatti e quali conseguenze porteranno a lungo termine.
Le spiagge italiane, simbolo di turismo e tradizione, si trovano dunque al centro di un complesso dibattito. Tra promesse mancate e accuse incrociate, il destino delle concessioni resta un mare agitato.
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Fonte: Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 93
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