Aumentano i comuni rifiuti free rispetto allo scorso anno: merito di una raccolta porta a porta più efficace, ma si può fare ancora molto
Salgono a 547 i Comuni Rifiuti Free in Italia, trenta in più rispetto allo scorso anno grazie all’ampliamento della raccolta differenziata porta a porta. Un buon risultato, ma si può fare ancora molto per ridurre i rifiuti.
Ecco la lista dei Comuni ricicloni, i più virtuosi nella gestione dei rifiuti.
Comuni rifiuti free, si può fare ancora molto
Quest’anno la lista dei Comuni Rifiuti Free sale a 547, ben trenta in più rispetto al 2018. I dati sono stati divulgati da un rapporto di Legambiente, che attribuisce l’aumento dei Comuni ricicloni a una migliore gestione dei rifiuti grazie al sistema di raccolta porta a porta.
Le regioni più virtuose quelle dell’area del Nord-Est, con a capo il Veneto.
Ma cosa significa essere un comune rifiuti free? I comuni ricicloni sono quelli in cui ogni cittadino produce al massimo 75 chili di residuo secco all’anno, cioè di rifiuti non riciclabili, rientrando così nei parametri dei Comuni Rifiuti free.
Si tratta di un buon risultato, ma la produzione dei rifiuti in Italia resta comunque elevata: ogni anno gettiamo via 487 kg di rifiuti a testa e solo il 55,5% di ciò che buttiamo via viene riciclato.
Secondo il Direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti, si potrebbe fare ancora molto:
“La raccolta differenziata non è che il primo passo propedeutico, ma non sufficiente, per superare i vecchi sistemi di smaltimento. Gestione efficace e ben organizzata, raccolta porta a porta, politiche di prevenzione, tariffazione adeguata per disincentivare la produzione dei rifiuti e aumentare la qualità dei diversi materiali raccolti, sono gli ingredienti fondamentali. Ma perché gli sforzi, l’impegno e gli importanti risultati dei Comuni Rifiuti Free siano ripagati, occorre lavorare altrettanto alacremente sulla chiusura del ciclo, sul riciclo e sull’utilizzo della materia prima seconda che ne deriva”, ha dichiarato Zampetti.
“Serve una normativa a supporto della rivoluzione circolare. Occorre definire subito i criteri end of waste per rimettere in circolo la materia prima seconda e attuare le norme già esistenti, come ad esempio quanto previsto dalla normativa sul GPP (Green Public Procurement), i cui obblighi sono spesso disattesi.
La vera sfida consiste nel creare una rete virtuosa che dalla produzione arrivi fino al recupero di materia e alla restituzione della materia prima seconda. In questo ciclo le Amministrazioni comunali, regionali e centrali hanno un ruolo importantissimo, come testimonia questo rapporto, indicando le tante esperienze positive che possono fare sempre più da traino in un percorso ancora lungo ma ormai ben delineato”, ha concluso.
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Tatiana Maselli