Sai davvero come si forma una nuvola? L’esperimento sullo iodio che cambia tutto

Un nuovo esperimento dimostra come la percentuale di iodio nell’atmosfera terrestre influenzi la formazione delle nuvole e la riduzione di molecole di ozono

Un team di ricercatori dell’Università del Colorado Boulder ha studiato i processi che portano alla formazione delle particelle atmosferiche di iodio, rivelando che questo elemento contribuisce alla formazione delle nuvole nonché a ridurre le molecole dello strato protettivo di ozono. Infatti nel 2020 i ricercatori hanno scoperto che lo iodio è in grado di raggiungere la stratosfera e di consumare le molecole di ozono, strato che protegge il pianeta terra dalle radiazioni UV. (Leggi anche: Cambiamenti climatici: stiamo andando verso un futuro senza nuvole?)

La ricerca è stata condotta nel più grande laboratorio di fisica al mondo, il CERN e i risultati, pubblicati proprio in questi giorni sulla rivista Nature Chemistry.
Lo studio dimostra una correlazione, fino ad ora sconosciuta, tra la percentuale di iodio presente nell’aria e la formazione di particelle.
In particolare il processo, che avviene in più fasi, coinvolge lo iodio allo stato gassoso, che prende il nome di acido ionico.

Ma quindi cosa accade nell’atmosfera?

@Nature Chemistry

 

Prima i radicali di ossido di iodio si legano a se stessi; poi questi reagiscono con acqua e ozono per produrre acido ionico (iodio allo stato gassoso) e altri prodotti.

L’attuale percentuale di iodio presente nell’atmosfera è addirittura triplicata negli ultimi settant’anni, a causa dell’inquinamento atmosferico.
Lo iodio infatti è un elemento estremamente reattivo e forma radicali che subiscono reazioni chimiche nell’atmosfera molto rapide. La maggior parte dello iodio proviene dagli oceani dove si trova come idruro (presente anche nel comune sale da cucina).

I ricercatori hanno avuto la possibilità di accedere alla camera CLOUD del CERN, un ambiente di laboratorio con condizioni quali temperatura, pressione, concentrazione di ozono e iodio perfettamente sotto controllo. In questo ambiente artificiale, si sono osservate le reazioni chimiche e i processi di formazione delle particelle.

A differenza di altri elementi, lo iodio non ha bisogno di altre sostanze (in chimica dette basi) per formare le particelle: ciò comporta che la formazione di particelle atmosferiche a partire dall’acido ionico non sia relegata ad ambienti caldi, ove sono disponibili eventuali basi chimiche, ma è possibile in ogni parte dell’atmosfera.

Inoltre un singolo atomo di iodio può avviare il processo di formazione di particelle anche più volte.

Come abbiamo detto l’inquinamento di origine antropica aumenta di fatto la concentrazione di iodio presente nell’atmosfera. Questo porta ad un incremento della copertura nuvolosa che comporta fenomeni di surriscaldamento degli ambienti con conseguenze drammatiche: scioglimento dei ghiacciai e tempeste ai tropici.

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Fonte: Nature Chemistry

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