L'inquinamento atmosferico è una costante che in Italia tende sempre più ad aumentare. La Pianura Padana rimane tra le aree peggiori, "complici" senza dubbio le sue caratteristiche meteoclimatiche e geofisiche. Ma c'è altro che contribuisce a peggiorare la qualità dell'aria
Milano, Monza, Roma, Napoli, Venezia: è allarme inquinamento nelle grandi città, dove la qualità dell’aria è la peggiore di sempre. Situazione critica in Pianura Padana e in generale in Lombardia che, triste a dirlo, ci abituano ogni anno a livelli di agenti inquinanti sempre maggiori.
In Pianura Padana in particolare, un’immensa area praticamente chiusa tra due file di monti, le condizioni meteoclimatiche, come la mancanza di venti soprattutto, e geofisiche fanno sì che si concentrino tutte le emissioni, anche quelle naturali, senza mai disperderle. E va da sé, quindi, che quelle emissioni inquinanti vadano fuori controllo e, in presenza di certe condizioni atmosferiche, rende faticoso persino respirare.
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È il caso di questi giorni: al 30 gennaio, la Lombardia, aveva registrato il sesto giorno consecutivo di superamento dei limiti di PM10, ovvero le particelle atmosferiche solide con un diametro di 10µm (micrometro).
Il caso della Lombardia e della Pianura Padana (e degli allevamenti intensivi)
Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente, la Pianura Padana rimane una delle aree con l’aria peggiore d’Europa, con oltre 89 morti ogni 100mila abitanti dovuti alla presenza oltre ai limiti del particolato sottile (Pm2.5).
Più di un terzo delle persone che vivono nella valle e nelle aree circostanti respirano aria quattro volte oltre il limite delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i particolati più pericolosi nell’aria.
Secondo quanto fa sapere Legambiente Lombardia, dati delle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria tracciano un quadro allarmante, in particolare nei più grandi centri urbani, soprattutto Monza e Milano che al 2024 già contano ben 17 giorni di superamento della soglia critica per l’esposizione acuta all’inquinamento da polveri sottili (50 microgrammi/mc). Niente di meglio nelle altre città della Pianura, a partire da Cremona, che risentono maggiormente delle polveri sottili secondarie, generate in atmosfera quando gli ossidi d’azoto prodotti dal traffico incontrano l’ammoniaca che esala dagli allevamenti intensivi che lì si concentrano: qui, con l’esclusione delle fasce prealpine, la concentrazione delle polveri sottili eccede il valore di legge, e supera di dieci volte il valore guida per la salute umana raccomandato dall’OMS.
La cosa grave per la Lombardia è che le misure si sono attivate solo in alcune province: ad esempio, nella provincia di Brescia tutt’ora non sono previste limitazioni, per la motivazione che in una singola giornata, nell’arco di dieci giorni, la media delle misure delle centraline di tutta la provincia era risultata appena al di sotto della soglia critica. La conseguenza è che nella provincia di Brescia, ma anche in quelle di Mantova, Lodi e Pavia, dopo i due mesi di fermo invernale, dal 30 gennaio sono ripresi, senza alcuna limitazione, gli spandimenti di liquami zootecnici nei campi coltivati, con la conseguenza che le concentrazioni di polveri sottili stanno ora nuovamente peggiorando.
Inquinamento alle stelle anche a Roma, a Venezia e in Campania
Lo scorso 3 gennaio il Campidoglio ha lanciato un allarme inquinamento da polveri sottili, molto più alti rispetto a quelli standard previsti dall’Organizzazione mondiale della Sanità. L’allerta smog allertò tutti e per questo il Comune lanciò un appello a rimanere in casa, soprattutto alle persone più fragili e già affette da patologie.
I soggetti a rischio cui compete una particolare cautela di ordine sanitario – si legge in una nota diffusa dal Comune di Roma – è opportuno che evitino di esporsi prolungatamente alle alte concentrazioni di inquinanti.
Da allora poco è cambiato.
Anche a Venezia restrizioni anti-smog anche a causa della concentrazione di pm10 in atmosfera sul territorio comunale. Le misure vengono attivate con 4 giorni consecutivi di superamento del valore limite consentito per il pm10.
Situazione critica anche in Campania: il valore limite giornaliero di PM10 (50 μg/m3) – da non superare per più di 35 giorni all’anno – nel 2023 è stato superato in 6 stazioni: Napoli – ospedale Nuovo Pellegrini, Acerra – Scuola Caporale, Casoria – Scuola Palizzi, San Vitaliano – Scuola Marconi, Volla – via Filichito, Aversa – Scuola Cirillo, tutte situate nel territorio della Città metropolitana di Napoli tranne l’ultima, in provincia di Caserta. Il valore limite della concentrazione media annua non è stato superato in nessuna stazione.
Si conferma un trend tendenzialmente stabile rispetto all’ultimo anno.
Il valore limite annuale di PM2.5 (25 μg/m3) è stato superato nella sola stazione di San Vitaliano, Napoli, mentre per il biossido di azoto (NO2) il valore limite della concentrazione media annua (40 μg/m3) è stato superato in tre stazioni dell’agglomerato: due a Napoli e una nella provincia di Caserta.
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