Come funzionava la truffa delle biomasse che ha frodato lo Stato di 143 milioni di euro

Ieri la Guardia di Finanza e i Carabinieri di Pavia hanno sventato una maxi truffa di ben 143 milioni ai danni dello Stato e dei contribuenti. Al centro dell'indagine, avviata nell'ottobre del 2019, la centrale a biomasse legnose Biolevano. Come funzionava la frode?

Ieri la Guardia di Finanza e i Carabinieri di Pavia hanno sventato una maxi truffa di ben 143 milioni ai danni dello Stato e dei contribuenti. L’operazione, che ha visto impegnati circa 200 militari, ha portato a oltre cinquanta perquisizioni effettuate in diverse regioni del Centro-Nord, dal Trentino al Lazio, e si è conclusa con 11 misure cautelari. Al centro dell’indagine, avviata nell’ottobre del 2019, la centrale a biomasse legnose Biolevano di Olevano Lomellina, in provincia di Pavia. Ai domiciliari è finito anche Pietro Franco Tali, ex amministratore delegato di Saipem (che deteneva quote della società Biolevano), considerato dagli inquirenti il “principale promotore” del raggiro sugli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Ma per capire meglio la portata della maxi truffa nel settore delle energie rinnovabili è necessario fare qualche passo indietro.

“Tutto nasce quando, nel 2011, per aderire al protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici e per rispettare gli impegni assunti dall’Italia a livello internazionale per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, sono stati introdotti specifici incentivi economici per l’uso di energia da fonti rinnovabili, tra cui, le biomasse legnose. – si legge nel comunicato della Procura di Pavia – La legge, però, subordina tale incentivo economico all’utilizzo di legname proveniente da un razionale e corretto sfruttamento dei boschi che assicuri di preservare il loro naturale ciclo vitale e, per tale motivo, impone rigide regole sulla provenienza e sulla tracciabilità delle biomasse bruciate. Ma la nobile finalità di contribuire alla riduzione dell’emissione dei gas serra, pur preservando il patrimonio boschivo nazionale, non sembrava interessare i vertici della BIOLEVANO che, invece, erano proiettati ad accaparrarsi fraudolentemente gli ingenti incentivi statali.”

L’importazione di legname a basso costo e falsamente tracciato

Si trattava di contributi piuttosto notevoli, se si considera che per ogni milione di energia venduta, la società Biolevano percepiva dal dal Gestore dei Servizi Elettrici (GSE) oltre 3 milioni di euro di contributi. Ciò era reso possibile grazie ad un accordo, siglato nel 2012 tra l’azienda di Pavia e il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Da accordo, la Biolevano si impegnava ad utilizzare esclusivamente legname, tracciato e proveniente da un un raggio di massimo 70 km rispetto all’impianto. Ma nei fatti ciò non avveniva. Attraverso una fitta rete di complici, la società, reperiva la legna praticamente ovunque, acquistandola a prezzi molto bassi e importandola addirittura dall’estero.

“Assicuratasi la materia prima ad un prezzo nettamente inferiore ai propri competitors (dal 30% al 50% in meno) per far risultare il legname di provenienza locale e tracciato ai vertici della BIOLEVANO bastava falsificare le carte, cioè, falsificare i documenti di trasporto e le fatture. Con tali artifizi e raggiri gli odierni arrestati sono riusciti a frodare negli ultimi cinque anni contributi per oltre 143 Milioni di Euro. Soldi erogati dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ma in ultima analisi prelevati dalle tariffe delle bollette elettriche pagate da tutti noi cittadini, attraverso una specifica voce in bolletta a sostegno delle energie rinnovabili” spiega la Procura.

Secondo quanto si apprende dai documenti relativi all’indagine, tra le centinaia di carichi attenzionati i militari della Guardia di Finanza hanno accertato come parte del legname “falsamente tracciato ed a km zero” provenisse dalla Svizzera e come, molti degli autisti di biomassa, viaggiassero persino con due documenti di trasporto: “uno vero con provenienza non incentivabile che veniva distrutto non appena il carico arrivava nei pressi dell’impianto e uno falso redatto ad hoc che veniva che veniva conservato agli atti per dimostrare agli ispettori del ministero che tutto era regolare.” Insomma, tutto era organizzato nei minimi dettagli.

A seguito degli ulteriori accertamenti effettuati nei prossimi giorni dalle forze dell’ordine, potrebbero emergere nuovi sviluppi investigativi riguardanti alcuni aspetti ancora da chiarire, in particolare l’effettiva provenienza la qualità del materiale importato dalla società Biolevano.

Fonte: Procura di Pavia/Guardia di Finanza (Twitter)

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